Associazione Culturale
Il Frentano d’Oro

Valentino Pace


Il Prof. Valentino Pace nella Biblioteca Capitolare di Perugia, marzo 2008

IL FRENTANO D’ORO
Edizione XV al Prof. Valentino Pace, 22 settembre 2012.
Professore Universitario. Eminente studioso di Soria dell’Arte Medievale e Bizantina di fama internazionale.

LA STAMPA.
23 agosto 2012:
https://www.ilcentro.it/chieti/il-frentano-d-oro-assegnato-allo-storico-valentino-pace-1.1123112?utm_medium=migrazione
17 settembre 2012:
https://www.romalive.org/cultura-e-libri/valentino-pace-vince-il-frentano-doro-2012
https://abruzzo.cityrumors.it/cultura-e-spettacolo/51507-valentino-pace-frentano-doro.html
https://www.academia.edu/23686787/Il_Frentano_doro_2012_a_Valentino_Pace_2012_
18 settembre 2012:
https://www.giulianovanews.it/page/3450/
21 settembre 2012:
https://www.dietrolanotizia.eu/2012/09/il-frentano-d%E2%80%99-oro-2012-allo-storico-e-critico-d%E2%80%99arte-valentino-pace/
22 settembre 2012:
https://www.informazione.it/c/A7E38200-4609-42B5-8BBB-70F3AA155528/amp/Il-Frentano-d-Oro-2012-allo-storico-e-critico-d-arte-Valentino-Pace-Sabato-22-settembre-la-cerimonia-di-premiazione

Logo dell’Ass.ne “Il Frentano d’Oro” su disegno del M° Mario Ceroli, I Garante del 1998

ALBO D’ORO dei GARANTI.
I Edizione 1998: Maestro MARIO CEROLI, Scultore, conosciuto in tutto il mondo e definito dalla critica internazionale il moderno Leonardo, che trasforma in arte i più umili elementi della natura. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori i critici d’arte Prof. Domenico Policella e lo studioso di Etnia Frentana Padre Gian Maria Polidoro Frate della Porziuncola Madonna degli Angeli di Assisi.

II Edizione 1999: Prof. MARCELLO DE CECCO, insigne Economista, Professore ordinario di Economia Monetaria, Storico ed Editorialista di prestigiose testate di giornalismo economico. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori il Prof. Luigi Spaventa, già Ministro del Tesoro ed il giornalista Paolo Gambescia.

III Edizione 2000: Prof. ALESSANDRO PACE, eminente Costituzionalista, Professore ordinario di Diritto Costituzionale. Alla cerimonia sono intervenuti come relatori il Prof. Leopoldo Elia emerito Presidente della Corte Costituzionale ed il Prof. Carlo Mezzanotte, Giudice Costituzionale.

IV Edizione 2001: Ing. GUERRINO DE LUCA, Amministratore Delegato e Direttore Generale della “Logitech International”, leader mondiale dell’alta Tecnologia. Alla cerimonia è intervenuto come relatore dagli Stati Uniti l’Ing. Enzo Torresi “Venture-Capitalist”, fondatore delle più prestigiose aziende americane di informatica.

V Edizione 2002: Maestro DONATO RENZETTI, Direttore d’Orchestra, nome tra i più insigni nel panorama concertistico nazionale ed internazionale. Alla cerimonia sono intervenuti quali relatori: il Prof. Walter Tortoreto Direttore dell’Istituto di Musica della Università degli Studi dell’Aquila ed il Prof. Piero Rattalino, Direttore artistico del Teatro Massimo di Catania.

VI Edizione 2003: Prof. DOMINIK SALVATORE, Economista, Professore Universitario alla Fordham University di New York, Consulente Economico delle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale. Alla cerimonia di consegna del premio sono intervenuti quali relatori il Prof. Carlo Pace, Presidente di Sviluppo Italia ed il Prof. Carlo Secchi, Magnifico Rettore della Università Bocconi di Milano.

VII Edizione 2004: Prof. TAZIO PINELLI, Professore Ordinario di Fisica Nucleare presso l’Università di Pavia, divenuto famoso nel mondo per avere condotto con la collaborazione dei Fisici Nucleari della stessa Università una lunga ricerca dedicata allo sviluppo di una originale terapia per la cancerosi diffusa negli organi umani mediante un innovativo trattamento con neutroni. Alla cerimonia sono intervenuti come relatori il Prof. Alberto Gigli Berzolari, già Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, emerito Rettore della Università di Pavia ed il Dott. Stefano Graziani, chirurgo presso l’Ospedale “Renzetti” di Lanciano.

VIII Edizione 2005: Prof. DOMENICO de ALOYSIO, Professore Ordinario e Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica presso la Università di Bologna. Relatori il Prof. Francesco Antonio Manzoli, Professore Ordinario di Anatomia Umana Normale della Università di Bologna e la Prof.ssa Maria Luisa Altieri Biagi, Professore Ordinario di Storia della Lingua Italiana, Accademica effettiva della Crusca e dell’Istituto delle Scienze dell’Università di Bologna.

IX Edizione 2006: NICOLA CERRONE, Maestro dell’Arte orafa, creatore di gioielli, la cui eleganza e raffinatezza di stile, fanno delle sue “Creazioni” delle vere e proprie opere d’arte. Alla cerimonia sono intervenuti come Relatori l’Avv. Prof. Gerardo Brasile, noto storico e critico d’arte ed il Dott. Domenico Maria del Bello, Ispettore Archivistico Onorario per l’Abruzzo.

X Edizione 2007: Professor ENIO MARTINO, Professore Ordinario di Endocrinologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Università di Pisa e Direttore del Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo della Clinica Universitaria. Relatori i Proff.: Giulio Giordano e Gaetano Lombardi, Docenti universitari.

XI Edizione 2008: Dottor LUCIO TROJANO, umorista-grafico di fama internazionale, autore di numerosi pubblicazioni e vincitore di prestigiosi premi nazionali ed esteri. Relatori: la Principessa Delfina Metz, scrittrice ed il Dott. Ennio Bellucci, Giornalista RAI.

XII Edizione 2009: CICCI SANTUCCI, Musicista. Autore di una notevole produzione discografica. Noto nel mondo soprattutto agli appassionati di jazz sia come compositore sia come interprete. Relazione musicale con esecuzioni brani jazz.

XIII Edizione 2010: GIUSEPPE ROSATO, Poeta, Narratore e Saggista. Ha ottenuto premi letterari soprattutto per la Poesia, dal “Carducci” del 1960 al “Pascoli” del 2010. Relatore la Prof.ssa Giulia Alberico.

XIV Edizione 2011: VINCENZO RUSSI, studioso e Manager nel campo delle Scienze e delle Tecnologie applicate. Direttore Generale di “Cefriel” Centro di Eccellenza Tecnologica presso il Politecnico di Milano. Relatori: Elisabetta Burba, Giornalista di Panorama e il Prof. Gianni Orecchioni, Dirigente scolastico.

2012, da sin. il Garante Valentino Pace, il Sindaco Mario Pupillo e Alessandro Pace, già Garante del 2000

PRESENTAZIONE di Mario Giancristofaro, Giornalista.
Corre sul filo del telefono la mia conoscenza con il Professor Valentino Pace. È storia di solo qualche giorno fa. Questa pubblicazione doveva andare in stampa, ma mancava ancora la mia consueta presentazione del personaggio premiato, come in tutte le Edizioni precedenti del “Frentano d’oro”. Tardavo perché avrei gradito incontrare di persona il Professore, per meglio cogliere qualche spunto sulla sua figura.
Udine, però, dove il Professore vive e dispensa all’Università il suo sapere sull’Arte, è città molto lontana da noi, così ho dovuto accontentarmi del telefono. Una telefonata, pensate, benedetta pure dal suono delle campane, che da una chiesa vicina entrava nitidamente nello studio e nel telefono del Professore, tanto che potevo sentirlo da Lanciano.
Lascio ad altri, che ne hanno competenza e autorevolezza, il compito, su questa stessa pubblicazione, di parlare del ruolo che riveste il nostro Garante eletto come studioso, critico e docente d’Arte a livello nazionale e internazionale.
Io, come giornalista di provincia, mi limito a riferire su qualche aspetto del suo rapporto con Lanciano, che ho potuto cogliere in quella breve telefonata.
Alla classica domanda su qualche ricordo della sua città natale, il Professore risponde veloce.
«Ricordo – dice – quando giocavo al ‘Giro d’Italia’ con i miei compagni».
Come al Giro d’Italia?
«Sì, al Giro d’Italia con i tappetti delle bottiglie lungo un percorso disegnato per terra. I tappetti li giravano dalla parte del sughero su cui ognuno attaccava la figura del suo ciclista preferito e, quindi, cominciava la corsa spingendo i tappetti con il pollice o l’indice. Una cosa seria, che durava anche due ore».
Ecco, solo un “grande” della cultura, qual è Valentino Pace, può mettere al primo posto dei ricordi della sua città di origine il Giro d’Italia con i tappetti. E peccato che io non sia in grado di descrivere la naturalezza, la soddisfazione e l’intima gioia che trasparivano dalla sua voce mentre mi parlava di quel gioco che i bambini di oggi non hanno la fortuna di conoscere.
Una soddisfazione che ho colto nella sua voce pure quando mi raccontava che lui, in realtà, doveva fare l’avvocato, come il fratello Alessandro (Garante del 2000 n.d S.G.), tanto che si era iscritto a Giurisprudenza e aveva sostenuto pure sei sette esami. Poi, un giorno, dopo un viaggio a Venezia, alla Fondazione Cini, il gio- vane Valentino mise penna su carta per far sapere in famiglia che lasciava Giurisprudenza e passava a Lettere, perché voleva dedicarsi alla critica d’arte. E ricorda che più male di tutti ci rimase zio Ninnì (il celebre avvocato Nicola Tommaso Pace) perché, diceva, «i Pace sono tutti giuristi». Ma oggi il mondo accademico dell’Arte, e non solo, può testimoniare quale percorso abbia aperto al giovane Valentino quella lettera “coraggiosa” scritta da Venezia.
A Lanciano, Valentino Pace ha frequentato le elementari e le medie, poi Liceo e Università a Roma. Le elementari dalle sorelle Cauli, in Corso Roma.
Il Professore, ancora oggi, ricorda e descrive con chiarezza, Armida, Elodia e Ada, le tre sorelle, Maestre per eccellenza. E ricorda una bella bambina che gli faceva battere il cuore; Roberto Pappacena, suo insegnante alle Medie; i tanti compagni di scuola e di giuochi. E ancora: il sapore dei “cavicionetti”, la macelleria di Ginesio, il barbiere vicino al Comune, le feste di settembre. Ricordi indelebili, portati il giro per il mondo, a scoprire assieme il mondo dell’Arte.
Si commuove, il Professore, lui che ha ricevuto tanti premi e riconoscimenti accademici, per l’attribuzione del “Frentano d’oro”. «È un evento diverso – dice – perché arriva dalla mia Terra, dalla città dove sono nato, dalle miei origini. E il “cuore” è al di sopra di tutto. Ringrazio l’Associazione “Il Frentano d’Oro” e il suo presidente Ennio De Benedictis per questo riconoscimento, di cui davvero andrò sempre fiero».
Ripete sempre il presidente De Benedictis: «L’intento del Premio “Il Frentano d’Oro” è quello di conservare con atti tangibili la memoria delle persone che hanno onorato la nostra terra nei suoi valori più nobili ed elevati dal punto di vista intellettuale, morale, professionale, artistico e filantropico».
Bene, premiando il professor Valentino Pace non si poteva fare scelta migliore.

La sfera del Premio, opera del M° Mario Ceroli, I Garante d’Oro del 1998.

Ennio De Benedictis Presidente dell’Associazione Culturale.
Il FRENTANO D’ORO Edizione 2012 a Valentino Pace.
Da un Artista a uno storico dell’Arte, attraverso scienza, tecnologia, economia e diritto. Valentino Pace è uno storico dell’arte medievale. È dunque studioso di una stagione particolarmente importante nella storia di Lanciano e della Frentania, segnata nella propria identità più profonda dalle vestigia di quell’epoca. Valentino Pace è Storico della scultura, della pittura, dell’architettura, dell’oreficeria, della grafica, dalle miniatura medievali; arti che tutte specificamente concorrono a definire la storia, e dunque l’identità, della cultura frentana.
Di questa cultura Valentino Pace è vera espressione perché egli è un grande studioso, che ha insegnato in molte Università europee ed americane e può vantare una bibliografia di duecentocinquanta titoli. Valentino Pace è anche un grande promotore, organizzatore e conduttore di mostre e altri eventi culturali, destinati alla valorizzazione del nostro patrimonio storico e artistico.
L’assegnazione del premio a Valentino Pace risponde dunque alla più autentica ispirazione della nostra Associazione che intende offrire un grato riconoscimento all’eccellenza dei risultati scientifici ed artistici da lui conseguiti:
Lanciano, lì 22 Settembre 2012.

Valentino Pace con la madre, Clara Caracciolo Pace Cortina d’Ampezzo, estate 1950

Il pensiero di Elisabetta Gaeta, Giornalista.
L’ARTE COME MESSAGGIO DEI POSTERI CHE SI PERPETUA NEL TEMPO
Spesso si dimentica che un’opera d’arte è fruibile ai più, non solo perchè testimonianza tangibile e diretta di un’epoca che attraversa i secoli, ma soprattutto grazie a personalità che dedicano la loro esistenza allo studio di tesori inestimabili che, troppe volte privi di riferimenti spazio-temporali e di analisi approfondite, rischierebbero di finire nel dimenticatoio o semplicemente resterebbero fredde e inermi lastre di marmo, pitture di cui si ammira solo una magnificenza esteriore, senza comprenderne il valore storico e il senso estetico, monumenti intrappolati nelle pagine di un catalogo agli occhi smarriti di chi li osserva, senza sapere cosa rappresentino. Ma se il passato, con i suoi scultori, pittori, architetti, è pervenuto fino a noi in tutto il suo splendore, lo dobbiamo al calibro di personalità come Valentino Pace, che ci permette di apprezzarlo e conoscerlo anche solo attraverso le pagine di un volume.
Amare l’arte è amare l’Umanità nelle sue forme e sfaccettature poliedriche. Amarla consente di preservare il passato e la nostra storia senza commettere scempi, senza sacrificare un monumento antico, come purtroppo accade, e di vederlo in rovine al cospetto della moderna tecnocrazia. C’è un filo sottile che unisce la prima edizione del Frentano d’Oro a quella di quest’anno: l’Arte, patrimonio storico di intere popolazioni.
In un momento delicato, in cui il valore più grande che accomuna e nobilita l’uomo, rendendolo immortale ai posteri, paga il prezzo dei tagli e delle calamità naturali (nella nostra amata Terra d’Abruzzo e in alta Italia il terremoto ha fatto scempio e devastato monumenti e opere di grande pregio), il Comitato dei Garanti, che ogni anno esamina i curricula dei Candidati al premio, ha deciso di assegnarlo al Professor Valentino Pace, eminente studioso oriundo lancianese, cultore d’Arte di chiara fama, nonché professore di Storia dell’Arte medievale e bizantina all’Università di Udine.
Come nel lontano 1998, in cui il grande scultore e Maestro Mario Ceroli inaugurò la prima edizione del Frentano d’Oro con una sua opera che, da quel momento, sarebbe diventata essa stessa omaggio da donare ai futuri insigniti, il premio ritorna all’Arte, al nido natio, a quel mondo che oggi più che mai ha bisogno di essere tutelato, raccontato, preservato, proprio come ha fatto tante volte Pace nelle sue innumerevoli pubblicazioni e disquisizioni, nelle mostre e nei suoi studi, nei corsi all’Università, che ci accompagnano in un excursus senza tempo, dove si celebrano il bello e la grandezza del genio umano che ha saputo imprimere, attraverso l’Arte, il messaggio dell’immortalità.
E nel cogliere l’essenza del bello nel sinolo di materia e forma, nel darsi fenomenico dell’opera d’arte attraverso la storia e la civiltà, Pace è tra i più esperti conoscitori.
Storico del mondo antico, dell’Italia Longobardorum, attraverso le sue ricerche spazia dalla storia dell’Arte bizantina e medioevale con chiari riferimenti, nelle sue lezioni, alla pittura, scultura, architettura, delle arti applicate, della grafica e della miniatura in età medievale, fino ad arrivare all’attualità con lo studio dei monumenti cristiani in Kosovo, monumenti che la disgregazione della Repubblica Jugoslava con l’ultima guerra ha rischiato di spazzare via per sempre.
E non manca, nella mole delle sue pubblicazioni, anche un volume dedicato al recupero dei beni artistici e archeologici della città de L’Aquila, dilaniata dal sisma del 6 aprile 2009.
Il suo, dunque, non è il ruolo del Cattedratico lontano dalla realtà, proiettato in un mondo passato, rarefatto dal tempo, ma è soprattutto un impegno sociale di scoperta e riscoperta dell’antichità, di un’epoca irrequieta dove apollineo e dionisiaco erano capaci di infondere alla materia il soffio vitale, quel soffio pervenuto fino alle nostre generazioni.

TESTIMONIANZE: Giuseppe Rosato, Hjalmar Torp, Alessia Trivellone, Orietta Rossi Pinelli, Xenia Muratova,

Prof. Giuseppe Rosato Poeta, narratore e saggista.
UN IMPEGNO VERSATILE.
Se gli interessi preminenti della ricerca di Va- lentino Pace, in oltre quarant’anni di serrato e appassionato lavoro, vertono sull’arte, la cultu- ra, la società del mondo bizantino, in particolare nell’ambito dell’Italia meridionale, si deve però subito aggiungere che da questo fulcro si irradia una sfaccettatura ricchissima di altri più o meno collaterali studi testimonianti un’attenzione (e si deve dire anche una illuminata cu- riosità) di ben più ampio respiro. La pittura, la scultura, l’architettura medioevali, l’oreficeria, il restauro rientrano con altre specifiche discipline nella sfera della sua attività, non solo di studio ma promozione, organizzazione, conduzione di eventi volti alla valorizzazione di un patrimonio storico-artistico meritevole di essere portato o riportato in primo piano. Assidua la sua colla- borazione, spesso di vertice, a mostre e convegni sfociati nella pubblicazione di importanti volumi (degli “atti”, ma spesso autonomi) che compongono ormai un corpus fondamentale nel settore, per la ricerca storica e scientifica. La sua bibliografia è ricca di almeno duecento testi, tra libri, cataloghi, saggi, articoli, “voci” di enciclopedie, recensioni e contributi vari, oltre alle cure editoriali e di coordinamento scientifico. Tutto questo esplicitato su base internazionale, frequentissi- ma essendo la presenza di suoi scritti in libri e riviste pubblicati in Stati europei e d’oltreoceano. Ma all’estero Valentino Pace si può dire che sia di casa, avendo insegnato in molte università straniere ed essendo membro di Accademie, Centri internazionali di studio, comitati scienti- fici di riviste: da Baltimora a Bonn, Princeton, Monaco di Baviera, Basilea; e da New York a Tel Aviv, Belgrado, Londra, Parigi, Santiago di Compostela, ecc. Né manca nel suo curriculum un buon numero di titoli di specifico e sempre alto interesse abruzzese.

Hjalmar Torp, Prof. emerito, Università di Oslo.
LAUDATIO.
Profondamente impegnato nel suo campo di ricerca, Valentino Pace è uno studioso che ha arricchito la storia dell’arte di innumerevoli contributi, importanti e influenti, sulla pittura, la miniatura e la scultura, dalla tarda antichità fino alle soglie del Rinascimento. Dal punto di vista geografico, i suoi studi iniziali si sono indirizzati a monumenti e opere del suo natio Abruzzo, ma si sono poi allargati ad abbracciare tutta la Penisola, dal sud al nord.
Non si tratta però in nessun modo di ricerca limitata a livello nazionale. Per l’esame dell’influenza dell’arte bizantina in Italia e del rapporto artistico tra l’Italia e l’estero in genere, l’orizzonte si è esteso a comprendere non solo gran parte del Mediterraneo, ma anche regioni dell’Europa balcanica e transalpina.
Problemi legati a forma e stile erano il punto di partenza naturale della sua ricerca storica (all’Università di Roma, il suo Maestro era stato Gèza De Francovich). Ma il sottotitolo del suo volume d’articoli (di oltre 500 pagine), Arte a Roma nel Medioevo (Napoli 2000), ci dice chiaramente che l’aspetto formale altro non è che il punto di partenza, poiché esso recita “Committenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri”. Lo stesso libro comprende d’altronde anche un esame critico di esempi di Pregiudizi e omissioni nella letteratura della storia dell’arte – condotto non nella maniera ‘spietata’ del suo Maestro, ma gentilmente, con delicatezza e rispetto Scritta o parlata, Valentino è un uomo che padroneggia le lingue.

La premiazione di Valentino Pace. Alla sua dx, Vincenzo Russi, Garante 2011 ed Ennio De benedictis. Alla dx Mario Giancristofaro

Oltre all’insegnamento presso le Università di Roma, Napoli e Udine, di Heidelberg, Bonn, Monaco, Basilea, Baltimore e Princeton, con le sue conferenze e interventi egli si è fatto apprezzare da innumerevoli ascoltatori, colleghi, studenti e appassionati, che fosse in Italia o assai più lontano.
La comprensione fondamentale delle generali radici culturali dell’arte e il riconoscere la prospettiva internazionale della disciplina venivano splendidamente esemplati dal Convegno internazionale, tenutosi a Cividale del Friuli nel 2008.
Da lui organizzato sul piano scientifico fu lo stesso sindaco di Cividale, Attilio Vuga, a riconoscerne le qualità di “instancabile studioso”, cui era riuscito il non facile compito di far convenire nella cittadina friulana una quarantina di studiosi dall’America del Nord e dall’Europa, perché mettessero a fuoco i monumenti di Cividale e l’arte dell’VIII secolo in un quadro sincronico, esteso a una prospettiva che dalle regioni bizantine e islamiche, all’oriente e al sud, giungeva fino alle Isole britanniche e alla Scandinavia all’ovest e al nord.
In conclusione, mi permetto di dire che l’assegnazione del “Frentano d’oro” a Valentino Pace è una scelta che onora la città stessa di Lanciano.
Mi fa anche piacere di aggiungere che un primo riconoscimento gli fu anticipato dall’Accademia Norvegese delle Scienze e Lettere (Oslo), nella quale il medievalista abruzzese venne eletto membro nel 2002.
Il mio rapido schizzo di questo studioso, impegnato e internazionalmente rinomato, può probabilmente aver dato l’idea di un signore abbottonato, distaccato dal mondo. Niente di più sbagliato.
L’uomo è vivace, estroverso e nutrito di un senso umoristico contagioso – con una punta di (auto-?) ironia. Ma, per me, l’erudito studioso e il collega Valentino del bellissimo Abruzzo è soprattutto un amico, leale et premuroso.

Valentino Pace con il Prof. Hjalmar Torp, Roma, gennaio 2011.

Alessia Trivellone, Professore associato di Storia medievale, Université Montpellier Paul Valéry.
RICORDO DEL MIO PROFESSORE.
Eravamo numerosi, nel 1997, a seguire il seminario di Valentino Pace sulla committenza nobiliare del XIII secolo a Roma, all’Università « La Sapienza », in cui io lo conobbi. Il Professore aveva assegnato ad ognuno di noi un quartiere o una chiesa di Roma e con instancabile entusiasmo ci sguinzagliava (noi, un gruppo di studenti universitari impigriti sui libri) a cercare sculture, iscrizioni, affreschi in ogni angolo della Città eterna, che lui conosceva e conosce perfettamente, sanpietrino per sanpietrino. E intanto in aula ci spingeva a cercare riviste poco diffuse nelle più minuscule biblioteche della Città, a caccia di articoli e bibliografia rarissima che lui conosceva e citava a memoria. E non esistevano barriere di lingua a fermare la ricerca. Sua la frase, pronunciata con la massima disinvoltura : « Il Lexikon der christlichen Ikonographie è scritto in tedesco, certo, ma è un tedesco molto semplice, quindi potete consultarlo senza problemi ».
Lo ammetto, mi capita ancora di ripetere la frase ai miei studenti, per il gusto di rivedere l’espressione sconcertata che anche allora doveva essersi dipinta sulle nostre facce. Il nostro era lo smarrimento di studenti universitari abituati a scontrarsi con barriere di ogni tipo, a cui venivano offerti di colpo orizzonti di ricerca, responsabilità e indipendenza così ampi da togliere il fiato.
In questo nuovo spazio non eravamo soli, perché il Professore ci accompagnava, non senza continuare a stupirci: chi aveva mai visto un altro docente universitario dare agli studenti, sin dal primo giorno, il proprio numero di telefono di casa e offrire a tutti la possibilità di prendere a prestito i propri libri ? E, se volevamo incontrarlo per chiedere consigli, potevamo sempre andare a casa sua: in qualche modo riusciva sempre a infilare un appuntamento tra un viaggio di studi a Istanbul, una conferenza a New York e la festa di compleanno di una delle sue figlie…
L’esperienza era talmente dirompente che non tutti ebbero il coraggio di mettersi in gioco e seguire questo professore tanto lontano dal modello accademico italiano da sembrare un extraterrestre: non tutti consegnarono la tesina alla fine del semestre, ma quelli che andarono fino in fondo avevano ormai un’altra visione dell’Università e della ricerca.
Da allora, Valentino Pace mi ha accompagnato nel mio cammino accademico. Qualche anno dopo essere stato il relatore della mia tesi di laurea, non ha esitato un istante a prendere l’aereo, con un piede rotto e ingessato, per far parte della commissione davanti alla quale ho discusso la mia tesi di dottorato in Francia, non senza presentarmi prima le sue scuse: “Perdonami, ma siccome con le stampelle non posso portare la valigia, sono obbligato a portare lo zaino. Ma poiché lì dentro la camicia rischia di sgualcirsi, purtroppo temo che il giorno della discussione non potrò mettere la cravatta!”.
Imparo ancora tutti i giorni dal suo rigore, dal suo coraggio e dalla sua umanità. E, soprattutto, continua sempre a stupirmi, come un sorprendente, geniale e saggio… extraterrestre!

Con la moglie Ursula, alle Eolie, estate 2006.

Orietta Rossi Pinelli, Ordinaria di Storia della critica d’arte Università di Roma “La Sapienza”.
GLI ANNI della SCUOLA a ROMA e dell’UNIVERSITA’
Pensare a Valentino e ripercorrere l’intero film della nostra adolescenza e giovinezza è tutt’uno. Siamo stati sempre amici, ma in quegli anni di crescita e di scelte, il sodalizio che ci legò, assieme ad un gruppetto di altri compagni di scuola, fu davvero straordinario. Ci siamo incontrati nel ’57, il nostro primo anno di ginnasio, nella succursale del Giulio Cesare, con una magnifica e severissima docente di lettere, l’indimenticabile professoressa Aurelia Pontecorvo. Erano aule affollatissime le nostre (fino a trentacinque alunni per classe), per la prima volta ragazzi e ragazze insieme; timidissimi sia noi che loro. Noi infagottate in melanconici grembiuloni neri, che solo nel secondo liceo, complici le fratture degli anni sessanta, cominciammo a sbottonare. Loro – i maschi- per la prima volta con i pantaloni lunghi e arie fasulle alla Humphrey Bogarth.
Valentino invece arrivò in classe con pantaloni alla zuava e un maglione a losanghe scozzese. Era diverso dagli altri, era piuttosto alto e non si atteggiava a uomo vissuto. Le prime festicciole da ballo nelle case private – tra le tre e le sette di pomeriggio- favorirono il disgelo tra i due sessi. Valentino poi è sempre stato un estroverso e vivevamo in case molto vicine, quindi cominciammo ad andare e tornare a casa insieme e diventare amici; verso la fine del V ginnasio, a fare anche qualche compito insieme; l’iscrizione di entrambi ad una allora meritevolissima associazione musicale, l’Agimus, appositamente destinata a favorire l’interesse dei ragazzi alla musica classica, era divenuta occasione per vederci anche di pomeriggio ai concerti. Più tardi avremmo anche fatto parte della claque all’Opera di Roma. Il ruolo trainante di Valentino esplose in liceo, sempre al Giulio Cesare, ma nella sede centrale. Non abbiamo avuto grandi docenti, a parte le lezioni appassionate sulla letteratura greca e latina del prof. Mariano Poletto, autore di una bella Storia della letteratura greca, quelle della professoressa di chimica Iole Macchia (che poi sapemmo essere la sorella del grande Giovanni Macchia, allora Ordinario di lett. Francese a Roma) e soprattutto quelle della professoressa Assunto (che, anche in quel caso, sapemmo poi essere la moglie di Rosario Assunto, ordinario di estetica a Urbino) che ci insegnava storia dell’arte che ci parlava anche di Argan e di Venturi.
In quei tre anni, ed anche in seguito all’università, la casa di Valentino divenne un punto di riferimento per un gruppetto di amici che si era rinsaldato dopo le fatiche comuni del ginnasio. Ci univa, oltre alla simpatia e a piccoli o meno piccoli castissimi flirt, una notevole passione per la musica, per la poesia, per la storia dell’arte. Valentino aveva una capacità davvero rara di costruire occasioni. Ci piaceva la poesia? Scrivevamo poesie anche noi, naturalmente.
Bene, per almeno due anni, forse tra terzo liceo e primo anno di università, Vale organizzò a casa sua gare di nostre poesie, con tanto di giuria e di premi simbolici.
Ci piaceva la musica? A casa sua, Valentino, mi pare sin dal primo liceo, organizzava dei sabati di «ascolto» musicale a tema; ricordo molto Bach, ma certamente anche altro. A volte l’affascinante mamma e il fratello Alessandro partecipavano ai nostri «ascolti». Venivano anche altri amici che Valentino aveva la capacità di collegare al nostro gruppo scolastico, grazie alla sua sempre inarrestabile socievolezza.
Ricordo uno dei primi stranieri con cui sono venuta in contatto, il norvegese Knut, che non riesco ad immaginare dove diavolo Valentino avesse avuto occasione di incontrare, e che da adulto è diventato rettore dell’Università di Tromsø; ricordo Benedetto Vertecchi e Cesare de Michelis, con cui andavamo ai concerti dell’Agimus e che poi hanno fatto brillanti carriere accademiche; ricordo un notevole gruppo di ragazzi di una scuola privata molto selettiva, il Nazareno, che partecipava alle gare di poesia, alle festicciole da ballo, ma anche agli ascolti musicali e soprattutto ad un’altra iniziativa dell’inarrestabile Valentino.
Eravamo in primo liceo e il nostro amico cominciò a progettare qualche gita in pulmann con obbiettivi storico-artistici; le iniziative si intensificarono nel 1962, quando il mio amico ebbe un dono destinato a segnargli la vita: La pittura italiana delle origini di Ferdinando Bologna, appena edito dagli Editori Riuniti.
Sulla base di quella lettura, Vale cominciò ad organizzare pulmann di compagni di scuola e amici di «ascolto», per portarci a vedere dal vivo le opere di cui si parlava nel volume.
Ci sembrava molto normale come iniziativa, ma oggi mi chiedo, chi altri di noi avrebbe avuto le stesse capacità trainanti, tanto più per andare a vedere opere d’arte medievale! Erano tempi in cui i ragazzi non avevano macchine e non guidavano, quindi l’iniziativa di Valentino era forse l’unica possibile soluzione per appagare la passione scatenata in lui da quel libro.
È probabile che non tutti i ‘gitanti’ fossero così interessati all’arte medievale quanto allettati piutosto dalla possibilità di stare insieme tra amici per una giornata intera, fuori Roma. Ma tutti comunque visitavano religiosamente i siti citati da Bologna, tra Umbria, Toscana, Abruzzo e Campania.
Un’altra iniziativa ci legava in quegli anni; soprattutto in III liceo. La didattica scolastica era molto nozionistica e noiosa; noi stavamo crescendo; così ogni tanto invece di entrare nelle chiuse aule del Giulio Cesare, ci portavamo alla Facoltà di Lettere de La Sapienza. Era una magnifica Facoltà. Noi ci trasformavamo in tante Alici nel Paese delle Meraviglie. Passavamo da Calogero a Roncaglia, da Spirito a Giannantoni, da Argan a Macchia, a Sapegno; purtroppo ci lasciammo sfuggire Bianchi Bandinelli che sarebbe andato in pensione l’anno dopo.
Eravamo entusiasti e molti di noi decisero di iscriversi a quella Facoltà, conclusa la ‘maturità’. Non Valentino, che per tradizione familiare era destinato a Giurisprudenza. Tuttavia, appena poteva, dalle aule della sua facoltà veniva a Lettere, soprattutto alle lezioni di Argan, che registrò una dopo l’altra, e trasformò in dispense per tutti noi.
Le gite da lui organizzate proseguivano, ma ormai si andava anche più lontano, in treno; ho una foto di noi a Lecco, in riva al lago, dove andammo per vedere a Cantù la chiesa di Galliano con i suoi preziosi affreschi del 1007. Poi a Venezia, ai corsi di Alta cultura che Vittore Branca organizzava alla Fondazione Cini. Era il ’64, e Valentino, dopo il corso della Cini, in cui parlarono Argan, mi pare anche Francastel, certamente Ezio Raimondi, insomma molti straordinari intellettuali italiani ed europei, decise di fare il salto e trasferirsi definitivamente a Lettere, e il seguito della sua storia culturale e professionale ha dimostrato che fu la scelta giusta.

Valentino Pace sulle impalcature di Santa Maria Antiqua, Roma, nel gennaio 2011.

Xenia Muratova, Professore emerito delle Università francesi.
L’AMICO E IL COLLEGA DEGLI STUDI.
Prima di tutto, vorrei ringraziare di cuore gli organizzatori e la città di Lanciano per la meravigliosa decisione di assegnare il “Frentano d’oro” del 2012 a uno studioso che ha il vantaggio non soltanto di aver già acquistato da tempo fama internazionale, ma anche quello di essere nato in Abruzzo, lo storico dell’arte professor Valentino Pace. Ringrazio dunque il Sindaco e il dr. De Benedictis, presidente del “Frentano d’oro” per l’invito a partecipare a questa bellissima festa. È particolarmente difficile parlare di un scienziato importante se una persona, come me, ha, nello stesso tempo, il privilegio di considerarlo non soltanto un caro collega ma anche un amico vicino di lunghissima data.
Infatti, questi aspetti che ci fanno vicini s’intrecciano tra di loro e sono difficilmente separabili uno dall’altro. Tanti ricordi comuni mi vengono in mente, e, nella maggioranza dei casi, sono i ricordi nei quali la nostra vita di due studiosi e colleghi si sviluppa nell’ambito della nostra amicizia, e la nostra vita di amici si svolge nell’ambito professionale. È vero dunque che per noi due la storia dell’arte medievale costituisce una vera patria, l’ambito e la meta della nostra vita, e che questo amore co- mune per la nostra bellissima professione, per il nostro mestiere che ci ha riunito per sempre ri- mane per noi due infinitamente più forte di tutte le ambizioni di carattere ufficiale e corporativo. Questo tipo di atteggiamento professionale, abbastanza raro nei nostri giorni, ci ha permesso di dedicarci interamente ai nostri studi, alle nostre ricerche, ai nostri viaggi professionali, alle nostre campagne fotografiche, e, naturalmente, ai nostri allievi.
I viaggi comuni in Italia e nei vari paesi del mondo mi vengono subito in mente quando penso a Valentino. Ci siamo conosciuti a Roma, dove lui abita accanto alla Fontana di Trevi, ma la nostra amicizia è stata sigillata nell’acqua – nella bellissima, profonda acqua blu del Mediterraneo nelle vicinanze di Otranto, dove frequentammo il nostro primo convegno. Abbiamo passato la prova anche di altri elementi – dell’aria (quando abbiamo preso insieme l’aereo per tornare in Europa da un fastoso convegno americano) e del fuoco (quando divorammo la carne e le salsiccie alla griglia nelle piccole osterie durante le nostre escursioni attraverso il Lazio e la Campania). Abbiamo passato anche la prova del vino, dal Corvo siciliano al Gutturnio padano, e persino della birra inglese e della vodka russa. Non è mancata nemmeno la prova del sangue quando Valentino si ruppe la gamba durante uno dei convegni di Parma ed io l’ho accompagnato all’ospedale. Siamo stati insieme a Taranto, a Lecce, ad Anglona, a Galatina, nelle chiese rupestre ovunque in Italia, a Brescia, a Parma, a Modena, a Udine, e, naturalmente, a Cividale del Friuli, famoso non soltanto per il suo Tempietto longobardo, ma anche per un’ennesima bravura di Valentino che ne organizzò un convegno e poi un’eccellente pubblicazione. Siamo stati insieme a Parigi, ad Amsterdam, a Londra, a Washington, a Gerusalemme, a Mosca, a Belgrado e in molte altre città e luoghi del mondo.
Ogni volta l’incontro con Valentino era (e sempre lo è) segnato dal sentimento della felicità, del ritrovamento con il caro amico, della gioia di vedere di nuovo un collega amato e apprezzato con cui si poteva discutere innumerevoli cose di comune interesse. È anche il sentimento della sicurezza di essere in compagnia di una persona di cui la fedeltà e l’atteggiamento leale hanno superato qualsiasi prova. E queste sono le qualità umane e le relazioni umane che, purtroppo, si vedono sempre più raramente nel mondo di oggi.
Con grandissima generosità la personalità di Valentino Pace diffonde i raggi di un meraviglioso calore, di cui si giovano la sua famiglia, con Ursula Carolina e Sibylla, i suoi amici ed i suoi allievi.

Valentino Pace: i miei ricordi di Lanciano.
I tredici anni di vita trascorsi a Lanciano mi hanno lasciato ricordi che questa occasione mi dà l’opportunità di riordinare e che, in qualche caso, potranno anche sollecitare ricordi comuni a chi leggerà queste righe.
I luoghi principali della mia infanzia sono la casa dove nacqui e ho abitato per i mie primi tredici anni, la casa dov’erano lo studio di mio padre e l’appartamento di mia nonna, la scuola che frequentai. La prima si trovava (e ancora si trova) al n. 36 di viale dei Cappuccini, della quale mi ricordo immediatamente e dovunque al mondo quando sento il profumo dei tigli in fiore; sorprendentemente ne ricordo un particolare quasi insignificante, che tuttavia apre uno spiraglio sulla storia di quell’anno in cui nacqui, il 1944; una scritta in inglese, lasciata dalle truppe alleate che l’avevano occupata, che raccomandava di spegnere la luce del corridoio (“switch off the light” – la prima espressione d’inglese da me imparata). A testimonianza di quell’occupazione e della guerra sarebbero rimasti pochi altri se- gni; uno scatolone di curry che mia madre ancora per anni usò per cucinare il pollo col riso, un elmo di soldato (che doveva però essere appartenuto a un soldato della precedente ondata di occupazione, tedesca) che sarebbe servito per la zuppa del nostro cane-pastore e proprio il nome di quest’ultimo – “Tac” – che altro non era se non il “sì” dei Polacchi, le cui truppe erano al comando degli Inglesi.

Valentino Pace, quasi 3 anni, con il padre Vittorio, spiaggia di Pescara (1947).

Nel cuore antico di Lanciano, “la Sacca”, in via Cavour, si trovava lo “Studio Pace”, prima di mio nonno, Angelo, poi di mio zio “Ninnì” (Nicola Tommaso) e di mio padre Vittorio, tutti avvocati. In quella casa al piano superiore abitava mia nonna “Ninuccia” (Caterina Pollidori) che mi piaceva di andare a trovare e dalla quale ricevevo, come tutti i nipotini del mondo, i dolci, fra i quali ricordo sopratttto quelli natalizi, dai taralli ai mostaccioli.
Alla “Sacca”, ovvero a San Nicola ero stato battezzato, e di quella chiesa solo pochi anni fa ebbi modo di fornire qualche informazione a una studiosa e cara Collega belga, Barbara Baert, che ne ha pubblicato gli affreschi trecenteschi ritrovati nel dopoguerra, di cui allora nulla sapevo e di cui mai mi ero incuriosito; diversamente per la vicina Santa Maria Maggiore, di cui sempre mi aveva invece impressionato il grande portale trecentesco. L’altro luogo di riferimento dei primi anni era naturalmente la scuola, in un appartamento al V piano di una casa ottocentesca nel corso Roma. Era una scuola privata gestita dalle tre “sorelle Cauli”, dai nomi pieni di riferimenti letterari: Elodia, Ada e Armida. Elodia insegnava ai bambini della I, Ada a quelli della II, Armida a quelli della III, IV e V. Come facesse me lo domando ancora oggi, ma ai nostri occhi tutto funzionava benissimo. Dalla parte opposta della ‘cattedra’ della maestra Armida c’erano tre gradini che conducevano al bagno delle tre sorelle, di cui anche noi potevamo servirci, mentre sulla sinistra si apriva una camera che aveva per me un grande fascino, perché vi si entrava per scegliere i quaderni e la cancelleria necessaria ai compiti. Di quegli anni non ricordo nomi o figure di compagni, se non di Matilde Marciani, che a casa dissi che era francese, perché non capivo la sua inflessione forse molto dialettale (?!) e, credo, Nerina Scopinaro, che qualche anno fa ho rivisto a Roma, in quanto madre di un ragazzo che aveva conosciuto la mia secondogenita Sibylla. A scuola non mi ricordo chi agl’inizi mi accompagnasse, di certo molte volte lo fece “Marcellina”, cioè Marcella Colalé, che abitava in una casa di viale Cappuccini poco distante dalla nostra, dalla elaborata architettura che tanto mi impressionava; altre volte Maria De Laurentiis, che, credo fosse amica di mia cugina Caterina. Alla fine della V elementare feci gli esami nella scuola pubblica che non mi ricordo dove fosse, mentre mi ricordo con straordinaria limpidezza che agli esami mi accompagnò mia nonna e quel giorno, o quei giorni, passammo per la via dove ancora allora i “funari” svolgevano il loro lavoro.
Negli anni delle elementari spesso devo aver ‘scocciato’ mia cugina Caterina, per unirmi ai suoi giochi con le amiche. Una volta, per farmi contento, o lei o le sue amiche furono…perfide: giocavano “all’albergo” e mi chiesero di fare il cliente. Io annuii, loro mi misero su un tavolaccio con un mattone da poggiatesta e mi dissero che il cliente doveva dormire. Credo che passai tutto il pomeriggio su quel tavolaccio, intento a svolgere il mio ruolo senza fiatare. Tuttavia, steso lì, cominciai a imparare a fischiare! Ma con Caterina acchiappavo anche nelle sere d’estate le lucciole in giardino, mettendole poi in un vasetto di vetro, o parlavo (la sua camera da letto era sopra la mia) con un telefono artigianale, fatto con uno spago e due ‘bicchieri’ cilindrici come casse di risonanza.
Le scuole medie, iniziate nel 1954, si trovavano invece oltre il teatro Fenaroli, davanti alla palazzina De Giorgio (ma un anno, forse l’ultimo, fummo trasferiti in un edificio moderno, dopo il nuovo edificio delle poste, dietro corso Trento e Trieste). Indimenticabile il mio maestro, Roberto Pappacena, che in seguito avrei ancora incontrato qualche volta per poi perderne contatto. Lo ricordo con la pipa e il montgomery.

Nei miei giochi ero di frequente da solo e mia nonna si meravigliava che potessi industriarmi a passare il tempo da solo, per ore, ora giocando “ai calciatori” (un gioco inventato da mio fratello Alessandro, che precedette di anni quello che si sarebbe chiamato “subuteo” o qualcosa del genere), o “ai ciclisti”, o con automobiline o con soldatini di legnuo. Nella bella stagione correvo in bicicletta, su viale Cappuccini fino alla vecchia chiesetta di San Pietro (allora del tutto fuori città) e poi indietro con un circuito oggi irriconoscibile per il nuovo quartiere, oltre che per il nuovo campo di calcio. Il mio amico più stretto, col quale spesso anche pedalavo, era Italo Romagnoli che abitava all’inizio del viale, con la mamma Rosanna (figlia del celebre editore Rocco Carabba), il papà Berardino e la sorella Orietta: una sorta di mia seconda famiglia, dove andavo a vivere quelle rare volte che i miei genitori si fossero dovuti allontanare da Lanciano. L’amicizia con Italo, più grande di me di un tre / quattro anni, mi fece frequentare anche i suoi amici, Gigi Brasile, Luciano De Ritis e altri. Me ne ricordo gl’incontri (erano gli anni delle medie) su una strada quasi fuori Lanciano, dove i primi giorni delle vacanze estive andavamo a giocare a “tappetti”, disegnando con il gesso circuiti sull’asfalto. Amici della mia età, ma non mi sembra di ricordare che fossero anche compagni di scuola, erano Sergio Marciani, figlio del dr. Alfredo, e Paoletto Tinari.
Mi ricordo che spesso ci si vedeva al “Circolo” (ufficialmente la “Casa di conversazione”) che aveva nel barista Italo il personaggio che incuteva rispetto a tutti noi, e da lì facevamo scorribande nei dintorni, giocando a “guardie e ladri”, “nascondino” e simili. Al “Circolo” si riuniva quella che potremmo chiamare la “buona società” lancianese, dove nel tardo pomeriggio arrivavano le signore, sul tardi raggiunte dai mariti che avevano terminato il proprio lavoro. Mamma e papà vi incontravano i loro più cari amici, di alcuni dei quali ricordo il nome: Elita e Guido Lotti, particolarmente vicini a mamma nell’anno che trascorremmo a Lanciano dopo la morte di papà nel maggio ’56; “Popò” De Giorgio (amico fraterno di papà), Bruna Lotti, Lorenzo Lotti, Ugo e Lisa Brasile, Lisa De Ritis che, credo, sia da identificare con “Lisona” (così chiamata per differenziarla dalla moglie di Ugo), Giovanni Jacovelli, Mimì La Barba e altri ancora.
Non so come mai al Circolo invece non venissero mai zio Ninnì e zia Chiarina, né, di conseguenza i miei cugini Angiolino e Caterina. C’erano poi i parenti, per ascendenze di seconda, terza se non quarta generazione, come zio Tanino (Gaetano Colalé) e zia Ada, nostri vicini a viale Cappuccini, genitori di Marcellina, oltre che di Rosamaria e di Maria Pia, oppure come zio Corradino Marciani, “otorinolaringoiatra” che solo molti anni dopo avrei saputo che era anche un insigne storico, benemerito per la pubblicazione di centinaia di documenti di Lanciano, del “decurionato di area frentana” e di altri ancora.
Della Lanciano della vita quotidiana ricordo angoli, luoghi, botteghe che ormai nella più parte è difficile ritrovare e che comunque sono fortemente cambiate: il negozio di Pozzolini sul corso Roma, subito prima della casa delle sorelle Cauli, poi trasferitosi “sotto i portici”, il banchetto di castagne quasi davanti a Santa Lucia, il giornalaio più in giù e la farmacia Colalé, che Maria Pia avrebbe rinnovato facendola diventare quella che mio padre magnificava, fra il serio e il faceto, come la più bella d’Abruzzo (se non di più); e poi il barbiere Riccardo vicino al monumento ai Caduti, il macellaio Genesio al fondo della scalinata di piazza della verdura, e la piazza stessa che le esigenze di un moderno mercato hanno purtroppo stravolto, ai danni della storia urbana.
La Sacca allora aveva mantenuto l’aspetto della sua tradizione e non esito a dire che ho timore di tornarci e di scoprire che l’equilibrio del suo sistema urbano e architettonico possa essere stato infranto. L’ultima volta, qualche anno fa, in occasione di un mio rinnovato interesse di studio per Nicola da Guardiagrele e della sua stupenda croce a Santa Maria Maggiore, inorridii nel vedere la numerazione delle strade sopra mattonelle di ceramica meglio adatte a villette residenziali di quartieri periferici senza storia.
Non alla quotidianità, ma al ritmo di cadenze annuali si legano invece i ricordi delle Feste di settembre, che negli anni ’50 avevano ancora un crisma di eccezionalità per le manifestazioni sportive che vi si svolgevano: dalle gare ippiche in quell’ippodromo che, con la “Villa delle rose” aveva segnato una significativa tappa dello sviluppo urbano della città “post-unitaria” (adesso cancellata) alle gare ciclistiche, con la presenza di campioni come Bartali o il belga Stan Ockers iridato di ciclismo. Altra occasione era quella “dei morti”, cioè la ricorrenza del 2 novembre, quando le famiglie lancianesi si recavano al cimitero e così anche le due famiglie Pace: a piedi, da viale Cappuccini, via Ferro di cavallo, si recavano al cimitero, svoltando a destra quando alla fine vedevano ergersi una croce lignea (anche questa sacrificata alla “modernità”) sulla strada. “Guidavano” i due fratelli, con zio Ninnì molto assorto nel ricordo di nonno Angelo, e con mio padre di cui tuttavia non ricordo uguale intensità di coinvolgimento. “Noi” quattro figli venivamo dietro, più o meno scherzando e mangiando castagne, senza nessuna partecipazione emotiva dal momento che nonno Angelo per noi non era una persona cara che ci aveva lasciato, ma solo un serio signore di cui potevamo vedere la fotografia nella cappella di famiglia al cimitero, le cui diverse cappelle dei maggiorenti lancianesi e la retorica delle epigrafi non ci sollecitavano lacrime. C’erano poi le altre occasioni di dicembre: la vigilia dell’Immacolata, con i tradiziona- li “cavicionetti” (che ho ritrovato a Scala, sulla costiera amalfitana, qualche anno fa) e la visita ai genitori di zia Chiarina, l’avv. Raffaele Bellini e donna Rosina; la novena, che si annunciava con lo zampognaro e il pifferaio che venivano a suonare le loro musiche davanti a un’immaginetta di casa e l’ultimo giorno se ne andavano con le loro sacche che venivano riempite di doni da parte di mamma e da denaro; infine “la squilla”, del 23 dicembre, per me il primo giorno delle feste e dei doni, che sarebbero proseguite a Roma e si sarebbero concluse con la “Befana”.

Il giovanissimo Valentino Pace all’ippodromo, con il padre Vittorio che lo abbraccia e ciclisti (in primo piano Stan Ockers, campione del mondo nel 1955), alle Feste di settembre del 1951.

Mio padre lasciò Lanciano l’11 maggio 1956. Me ne ricordo il suo ultimo saluto quando volse la testa all’indietro partendo con l’automobile. Dieci giorni dopo, proprio il giorno del suo 48° compleanno ci lasciò per sempre.
Nel 1957, concluso il trienno delle medie, mamma e io ci saremmo trasferiti a Roma, dove già Alessandro da qualche tempo risiedeva presso i nonni materni per i suoi studi universitari. Un’altra vita sarebbe cominciata, in nuovi luoghi e con nuove conoscenze e amici. Ma Lanciano mi è rimasta nel cuore.

CURRICULUM.
Valentino Pace, nato a Lanciano il 2-10-1944, è Professore Ordinario di Storia dell’Arte Medievale e Bizantina all’Università di Udine, dove insegna dal 1998.
Dal 1976 professore di “Early Christian and Medieval Art” del Trinity Coll. di Hartford, Conn. (Rome Campus). Ha anche insegnato in altre Università italiane (Roma / La Sapienza e Napoli / Ist. Universitario Orientale) e straniere (Heidelberg, Johns Hopkins (Baltimore), Bonn, Princeton, Monaco di Baviera, Girona, Basilea).
È membro straniero dell’Accademia delle Scienze e Lettere della Norvegia, oltre che socio ordinario della Società Romana di Storia Patria.
Ha ricevuto un “Diploma d’onore per meriti scientifici” da parte dell’Università di Belgrado nel 2010; è stato “Richard Krautheimer Professor” presso la Bibliotheca Hertziana / Max-Planck-Institut für Kunst- geschichte fra il 2010 e il 2012. È stato “foreign member” dell’ICMA (International Center of Medieval Art, New York) e Socio aggregato del Centro di Studi sulla Spiritualità medievale di Todi.
È membro del comitato scientifico e redazionale di riviste: Assaph (Università di Tel Aviv), Iconographica (Università di Siena), Imago Temporis (Università di Lleida), Quintana (Università di Santiago de Compostela), Zograph (Università di Belgrado).
È stato membro del Comitato scientifico di mostre nazionali ed internazionali, fra le quali “Federico II e l’Italia. Percorsi, luoghi, segni e strumenti” (Roma, Palazzo Venezia, 1995-1996), “Mother of God” (Atene, Museo Benaki, 2000-2001), “Tesori dell’arte cristiana in Bulgaria” (Roma, Mercati di Traiano, 2000), “Il futuro dei Longobardi” (Brescia, 2000), “Le Bibbie atlantiche” (Abbazia di Montecassino, Firenze, Biblioteca Mediceo-Laurenziana 2000-2001), “Byzantium” (Londra, Royal Academy of Arts, 2008-2009), “Giotto e il Trecento”, Roma, Vittoriano 2010), “Die Staufer und Italien (Mannheim, REM, 2010-2011).
Ha ideato, organizzato e coordinato la preparazione del convegno su “L’VIII secolo, un secolo inquieto” (Cividale del friuli, 2008)

Roma, Natale 2011. Valentino Pace con la moglie Ursula le due figlie Carolina e Sibylla e la mamma Clara

BIBLIOGRAFIA
I) Libri e Cataloghi
1) Le compagnie di ventura, Catalogo della mostra di Arti figurative e di armi (Narni 1970), Roma 1970.
2) Argenti della diocesi di Trivento (Documenti di arte medioevale e moderna, a cura della Soprintendenza ai Monumenti, alle Antichità e alle Belle Arti del Molise.I), Roma 1973.
3) Campania (in coll.ne con M. D’Onofrio), Milano 1981 (Italia romanica.4) [II ed.(con aggiornamento bibliografico): Milano 1997]. (Ed. tradotta in francese: Campanie romane, S.te Marie-de-la-pierre-qui-vire 1981 [La nuit des temps.56]).
4) Civiltà del manoscritto a Gaeta. Exultet e corali dal X al XVII secolo (in coll.ne con A.Pratesi e R.Cosma), Gaeta 1982.
5) Volume di commento all’edizione in facsimile del cod.vat.lat.39 della Biblioteca Vaticana [in coll.ne con G.Morello], Milano 1984 (Codices e Vaticanis selecti. LXI).
6) Apulien-Basilicata-Kalabrien, Darmstadt 1994 (Kunstdenkmäler in Italien).
7) Arte a Roma nel Medioevo. Committenza, ideologia e cultura figurativa in monumenti e libri, Napoli 2000 (Nuovo Medioevo, 56).
8) Arte Medievale in Italia Meridionale. I. Campania, Napoli 2007 (Nuovo Medioevo, 70)
II) Saggi e Articoli
1) Su Santa Maria di Ronzano: Problemi e proposte, in “Commentari”, XX, 1969, pp.259-269.
2) Precisazioni sugli affreschi dell’oratorio di San Pellegrino a Bominaco, ibidem, XXI, 1970, pp.291-297. 3) Restauri ai monumenti dell’Abruzzo, in “Paragone”, 261, 1971, pp.71-82.
4) Note su alcune scene evangeliche nella pittura del Duecento in Abruzzo, in “Commentari”, XXIII, 1972, pp.152-162.
5) Per la storia dell’oreficeria abruzzese, in “Bollettino d’arte”, s.V, LXII, 1972, pp.78-89.
6) Osservazioni sull’attività giovanile di Jacopino del Conte, ibidem, 1972, pp. 220-222.
7) Carlo Portelli, in “Bollettino d’arte”, s.V, LXIII, 1973, pp.27-33.
8) Sogliani e Puligo: aggiunte al loro catalogo, in “Paragone”, 277, 1973, pp.66-68.
9) Contributi al catalogo di alcuni pittori dello studiolo di Francesco I, ibidem, 185, 1973, pp.69-84.
10) Un dipinto inedito del Siciolante, in “Commentari”, XXV, 1974, pp.69-70.
11) Le componenti inglesi dell’architettura normanna di Sicilia nella storia della critica, in “Studi medievali”, III s., XVI, 1975, pp.395-406.
12) Appunti in margine alla mostra dei “Tesori d’arte sacra a Roma e nel Lazio” e una nota su Nicola da Guardiagrele, in “Bollettino d’Arte”, s.V, LXV, 1975, pp. 223-228.
13) Profilo della pittura medievale abruzzese (L’iconografia dei programmi absidali del XII e del XIII secolo) in “Abruzzo”, XIV, 1976 (Atti del VII Convegno naz. della cultura abruzzese, Pescara 1975), pp.61-73.
14) Maso da San Friano, in “Bollettino d’Arte”, s.V, LVI, 1976, pp.74-99.
15) Le componenti inglesi nell’architettura e nella mi- niatura in Sicilia fra il XII e il XIII secolo, in “Ruggero il gran conte e l’inizio dello stato normanno” (Relazioni e comunicazioni delle 2e Giornate nor- manno-sveve, Bari 1975), Roma 1977, pp. 175-181.
16) Le pertinenze bizantine degli affreschi campani di S.Maria di Foro Claudio, in “Storia dell’arte”, 34, 1978, pp.207-209.
17) Un’ipotesi per la storia della produzione libraria ita- lo-meridionale: la Bibbia “bizantina” di San Daniele del Friuli, in “La miniatura italiana in età romanica e gotica” (Atti del I congresso di storia della miniatura italiana, Cortona 1978), Firenze 1979, pp.131-157.
18) Untersuchungen zur sizilianischen Buchmalerei, in „Die Zeit der Staufer“, Bd.V, Suppl.: Vorträge und Forschungen, Stuttgart 1979, pp.431-476.
19) Aspetti della scultura in Campania, in “Federico II e l’arte del Duecento italiano” (Atti della 3a sett. di studi di storia dell’arte medievale dell’Università di Roma, Roma 1978), Galatina 1980, vol.I, pp.301-324.
20) Le sculture del portale, i monumenti funerari, il Crocefisso ligneo e altri arredi ecclesiali, in “La cattedrale di San Panfilo a Sulmona”, Milano 1980, pp.91-108.
21) La pittura delle origini in Puglia, in “La Puglia tra Bisanzio e l’Occidente”, Milano 1980 (Civiltà e cul- tura in Puglia.2), pp. 317-408.
22) Profilo di storia dell’arte dal Medioevo ai nostri gior- ni, in “Molise”, Milano 1980, pp.55-184. [Il libro è stato anche tradotto e pubblicato in inglese].
23) Per la storia della produzione libraria e della cultu- ra figurativa nella Roma di Innocenzo III: il Sacra- mentario ms.730 della Bibl. Nazionale di Madrid, in “I Congresso nazionale di Storia dell’Arte” (Roma, CNR, 1978), Roma 1980, pp.463-474.
24) Campania XI secolo. Tradizione e innovazioni in una terra normanna, in “Romanico padano. Ro- manico europeo” (Convegno int. di studi. Modena- Parma 1977), Parma 1982, pp.225-256.25) Icone di Puglia, della Terra Santa e di Cipro: Appunti preliminari per un’indagine sulla ricezione bizantina nell’Italia meridionale, in “Il Medio oriente el’Occidente nell’arte del XIII secolo” (Atti del XXIV congr. int. di Storia dell’arte (Bologna 1979), vol.2), Bologna 1982, pp.181-191.
26) Pittura bizantina nell’Italia meridionale (secoli XI-XIV), in “I Bizantini in Italia”, Milano 1982, pp.429-494.
27) Italy and the Holy Land: Import-Export,2. The case of Apulia, in “Crusader Art in the Twelfth Century”, Oxford 1982 (BAR Intl.Series 152), pp.245-269.
28) Sintesi delle arti/Abruzzo, in “Conoscere l’Italia. Enciclopedia dell’Italia antica e moderna”, XXI, fasc.182, pp.46-57.
29) Sintesi delle arti/Molise, ibid., XXI, fasc.187, pp.229-234.
30) Il programma decorativo nel XIII secolo, in “La cattedrale di Sessa Aurunca”, Sessa Aurunca 1983, pp.27-39.
31) Presenze oltremontane ad Assisi: mito e realtà, in “Roma anno 1300” (Atti della IV sett. di studi di storia dell’arte medievale dell’Università di Roma “La Sapienza”, Roma 1980), Roma 1983, pp.239-246.
32) Arte italiana. Arte bizantina, in “Il Veltro”, XXVII, 1983, pp.285-297.
33) Armenian Cilicia, Cyprus, Italy and Sinai Icons: Problems of Models, in “Medieval Armenian Cul- ture” (Proceedings of the Third Dr. H.Markarian Conference on Armenian Culture, Philadelphia 1983), Chico,Ca. 1984, pp.291-305.
34) I capitelli di Nazareth e la scultura “franca” del XII secolo a Gerusalemme, in “Scritti di storia dell’arte in onore di Roberto Salvini”, Firenze 1984, pp.87-95.
35) Codici miniati a Roma al tempo del primo Giubi- leo, in “Roma 1300-1875. L’arte degli anni santi”, a cura di M.Fagiolo e M.L.Madonna, Milano 1984, pp.318-320.
36) Quarant’anni di studi sull’arte medievale nell’Italia meridionale. Un consuntivo e prospettive di ricerca, in “Il Mezzogiorno medievale nella storiografia del secondo dopoguerra: risultati e prospettive” (Atti del IV convegno naz. dell’Associazione dei Medievalisti Italiani, Cosenza 1982), Soveria Mannelli 1985, pp.123-175.
37) Presenze e influenze cipriote nella pittura duecentesca italiana, in “XXXII Corso di cultura sull’arte ravennate e bizantina: Cipro e il mediterraneo orientale”, Ravenna 1985, pp.259-298.
38) Per la storia della miniatura duecentesca a Roma, in “Studien zur mittelalterlichen Kunst. 800-1250. Festschrift fÜr Florentine Mütherich“, München 1985, pp.255-262.
39) Cultura dell’Europa medievale nella Roma di Innocenzo III: le illustrazioni marginali del Registro Vaticano 4, in “Römisches Jb. für Kunstgeschichte.”, 22, 1985, pp.45-61.
40) Pittura del Duecento e del Trecento a Roma e nel Lazio, in “La pittura in Italia. Le origini”, I ed.:Milano 1985, pp.357-376, II ed.: Milano 1986, pp. 423-442.
41) Pittura del Duecento e Trecento in Abruzzo e nel Molise, ibidem, I ed.: Milano 1985, pp.377-384, II ed.: Milano, 1986, pp.443-450.
42) Pittura del Duecento e del Trecento in Puglia, Basilicata e nell’Italia meridionale “greca”, ibidem, I ed.: Milano 1985, pp.385-394, II ed.: Milano 1986, pp.451-460.
43) Mosaici e pittura romana del Medioevo: pregiudizi e omissioni, in “RACAR”, XII, 1985 (Proceedings of the Symposium on “The Roman Tradition in Wall Decoration”, Roma 1984), pp.243-250.
44) Italy and the Holy Land,I. The case of Venice, in “The Meeting of two Worlds”, (Papers from a Symposium, Kalamazoo-Ann Arbor 1981), Kala- mazoo, Mich. 1986, pp.331-345.
45) Alle soglie del 1300: Aspetti della pittura a Roma fra Bisanzio e l’Occidente, in “Europäische Kunstum 1300” (Akten des XXV int. Kongresses fÜr Kunstg., Wien 1983, Bd.6) Wien-Köln-Graz 1986, pp.125-133.
46) La fibula del ripostiglio di Montecassino. Una nota sull’oreficeria italomeridionale di età normanna, in “Boll. italiano di numismatica”, 6-7, 1986, pp.199- 203.
47) La Bibbia “bizantina” di San Daniele del Friuli: le certezze di un enigma (Per la storia della produzione libraria nell’Occidente mediterraneo all’alba del ‘200), in “Miniatura in Friuli. Crocevia di civiltà” (Atti del Convegno, Udine-Passariano, 1985), Pordenone 1987, pp.71-81.
48) La chiesa abbaziale di Grottaferrata e la sua decorazione nel Medioevo, in “Boll. della Badia greca di Grottaferrata”, XLI, 1987 (Atti del I Colloquio int.: “Fatti, Patrimoni e uomini intorno all’abbazia di S.Nilo nel Medioevo”, Grottaferrata 1985), pp.47- 87.
49) Affreschi dell’Italia meridionale “greca” nella prima metà del XIV secolo, in “Dećani et l’art byzantin au milieu du XIVe siecle” (Atti del colloquio int., Belgrado-Dećani 1985), Beograd 1989, pp.109-120.
50) Studi sulla decorazione libraria in area grafica beneventana. I fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana: I codici cassinesi di età desideriana e i codici non cassinesi della II metà dell’XI secolo, in “L’età dell’Abate Desiderio. II. La decorazione libraria” (Atti della Tavola rotonda, Montecassino 1987), Montecassino 1989, pp.65-93.
51) L’analisi “stilistica” come metodologia storica: possibilità e limiti. Con particolare riferimento alle icone crociate, in «Artistes, Artisans et Production artistique au moyen-age» (Colloque int., Rennes 1983), III, Paris 1990, pp.513-523.
52) Il sepolcro Caldora nella Badia morronese presso Sulmona: una testimonianza delle presenze tedesche in Italia nel primo Quattrocento, in “Skulptur und Grabmal des Spätmittelalters in Rom und Italien” (Akten des Kongresses, Roma 1985), Wien 1990, pp.413-422.
53) Roberto il Guiscardo e la scultura “normanna” dell’XI secolo in Campania, a Venosa e a Canosa, in “Roberto il Guiscardo tra Europa, Oriente e Mezzogiorno”, (Atti del Convegno, Potenza e altrove, 1985), Galatina 1990, pp.323-330.
54) La decorazione dei manoscritti pre-desideriani nei fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana, in “Scrittura e produzione documentaria nel Mezzogiorno longobardo”, Atti del Convegno int. di studio (Badia di Cava 1990), Badia di Cava 1991 (Acta caven- sia, I), pp.405-456.
55) Committenza benedettina a Roma: il caso di San Paolo fuori le mura nel XIII secolo, in “Zeitschrift für Kunstgeschichte”, LVIII, 1991, pp.181-189.
56) Questioni arnolfiane:l’Antico e la Francia,in “Zei- tschrift für Kunstgeschichte”, LVIII, 1991, pp.335- 373.
57) Fra la maniera greca e la lingua franca. Su alcuni aspetti e problemi delle relazioni fra la pittura umbro-toscana, la miniatura della Cilicia e le icone di Cipro e della Terrasanta, in “Il Classicismo. Medioevo. Rinascimento. Barocco”, Atti del Colloquio “Cesare Gnudi” (Bologna 1986), Bologna 1993, pp.71-89.
58) Arnolfo a Orvieto: una nota sul sepolcro de Braye (e sulla ricezione dell’antico nella scultura del Duecento, in “Saggi in onore di Renato Bonelli” (Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura”, 15-20, 1990-1992), Roma 1993, pp.187-194.
59) Il ciborio di Arnolfo a Santa Cecilia: una nota sul suo stato originario e sulla sua committenza, in “Studi di storia dell’arte sul Medioevo e il Rinascimento nel centenario della nascita di Mario Salmi”, Atti del Conv. Int. (Arezzo-Firenze 1989) Firenze 1993, pp.389-400.
60) »Dalla morte assente alla morte presente«: Zur bildlichen Vergegenwärtigung des Todes im Mitte- lalter, in „Tod im Mittelalter“, herausgegeben von A.Borst, G.von Graevenitz, A.Patschovsky und K.Stierle, Konstanz 1993 (Konstanzer Bibliothek, Bd.20), pp. 335-376.
61) Il Martirologio di Santa Maria di Gualdo, cod.Vat. Lat.5949: una testimonianza di cultura e storia di area beneventana verso la fine del XII secolo, in “Ricerche di storia dell’Arte”, 50, 1993, pp.77-88 (in coll.ne con E. Condello); alle pp.77-84 e 87-88: I. La decorazione del libro).
62) La committenza artistica del cardinale Matteo d’Acquasparta nel quadro della cultura figurativa del suo tempo, in “Matteo d’Acquasparta francescano, filosofo, politico”, Atti del XXIX Congresso int. di studi sul Basso Medioevo (Todi 1992), Todi 1993, pp.311-330.
63) Gli avori, in “I Normanni. Popolo d’Europa”, cat. della mostra (Roma 1994), Venezia 1994, pp. 244- 249.
64) La pittura, ibidem, pp.250-253.
65) La miniatura. I testi sacri, ibidem, pp.269-271. 66) I Rotoli di Exultet nell’Italia meridionale medievale, in “Lecturas de Historia del Arte, IV, 1994”, pp.15-33.
67) Scultura “federiciana” in Italia meridionale e scultura dell’Italia meridionale in età federiciana, in “Intellectual Life at the Court of Frederick II Hohenstaufen”, Washington 1994 (Studies of the National Gallery of Art, 44. Center for Advanced Study in the Visual Arts, Symposium Papers XXIV), pp.151-177.
68) Riforma della chiesa e visualizzazione della santità nella pittura romana: i casi di Sant’Alessio e Santa Cecilia, in “Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte”, 1993-94 (“Festschrift für Gerhardt Schmidt”), pp.541-548,827-830.
69) La pittura medievale in Campania, in “La pittura in Italia. L’Altomedioevo”, a cura di C.Bertelli, Mi- lano 1994, pp.243-260.
70) La pittura medievale nel Molise, in Basilicata e Ca- labria, ibidem, pp.270-288.
71) La pittura medievale in Puglia, ibidem, pp.289-303. 72) La pittura medievale in Sicilia, ibidem, pp.304-320. 73) La pittura rupestre in Italia meridionale, ibidem, pp. 403-415.
74) Presenze europee nell’arte dell’Italia meridionale. Aspetti della scultura nel «Regnum» nella prima metà del XIII secolo, in “Il Gotico europeo in Italia”, Napoli 1994, pp.221-237.
75) «Nihil innovetur nisi quod traditum est». Sulla scultura romana del Medioevo, in „Diskurse zur Geschichte der Europäischen Bildhauerkunst. Skulptur des 12. und 13. Jahrhunderts“, Atti del Colloquio int. (Frankfurt a.M., 1991-1992), Frankfurt a.M. 1994, I,pp.587-603, II,pp.332-360.
76) La miniatura nei testi sacri, in “Federico II. Immagine e potere”, catalogo della mostra (Bari 1995) a cura di M.S.Calò Mariani e R.Cassano, Venezia 1995, pp.435-439.
77) Immagini di santità. la pala d’altare di S. Chiara a Santa Chiara d’Assisi, in “Chiara d’Assisi e la memoria di Francesco”, Atti del Convegno per l’VIII centenario della nascita di S. Chiara (Fara Sabina, maggio 1994), Città di Castello 1995, pp.119-128.
78) L’arte di Bisanzio al servizio della chiesa di Roma: la porta di bronzo di San Paolo fuori le mura, in “Studien zur byzantinischen Kunstgeschichte”. Festschrift für Horst Hallensleben zum 65. Geburtstag, Amsterdam 1995, pp.111-119.
79) Der Dom von Aversa. Mißerfolg eines Baukonzepts und seines „Concepteurs“, in: „Für irdischen Ruhm und himmlischen Lohn. Stifter und Auftraggeber in der mittelalterlichen Kunst“, Berlin 1995, pp.108-115 (ripubblicato in italiano: La sconfitta di un modello e del suo progettista: la cattedrale di Aversa, in: “Napoli nobilissima”, XXXIV, 1995, pp.123-129).
80) Il “ritratto” e i “ritratti” di Federico II, in: “Federico II e l’Italia. Percorsi, luoghi, segni e strumenti”, cat. della mostra (Roma 1995), Roma 1995, pp.5- 10.
81) Pittura e miniatura sveva da Federico II a Corradino: storia e mito, ibidem, pp. 103-110.
82) Gli affreschi della grotta di sant’Angelo di Monte Bove. Un programma devozionale del Duecento abruzzese, in: “Studi in onore di Fernanda de’ Maffei”, a cura di C.Barsanti e A.Guiglia Guidobaldi, Roma 1996, pp.493-504.
83) Santa Maria d’Anglona: itinerario della sua vicenda storiografica, in “Santa Maria di Anglona”, Atti del Convegno int. (Potenza-Anglona 1991), a cura di C.D.Fonseca e V.Pace, Galatina 1996, pp.17-25.
84) Il ciclo di affreschi di Santa Maria di Anglona: una testimonianza italomeridionale della pittura bizantina intorno al 1200, ibidem, pp.103-110.
85) Santa Maria di Anglona, 1991, ibidem, pp.143-145. 86) Circolazione e ricezione delle icone bizantine: i casi di Andria, Matera e Damasco, in “Studi di Storia dell’arte in onore di Michele D’Elia”, Matera-Azzano di Spoleto 1996, pp.157-165.
87) Scultura per Federico II, scultura per monumenti pugliesi: a Foggia, a Barletta, a Troia, in: “Kunst im Reich Kaiser Friedrichs II. von Hohenstaufen”, Akten des int. Kolloquiums (Bonn 1994), a cura di K.Kappel, A.Knaak, D.Kemper, München-Berlin 1996, pp.185-194. Ristampato con il titolo Scultu- ra di età federiciana in Puglia, in: “Federico II e l’antico: esempi dal territorio”, Atti del convegno (Foggia 1995), Foggia 1997, pp.43-60.

88) Arte federiciana-arte per l’imperatore, in: “Die Stau- fer im Süden. Sizilien und das Reich”, a cura di Th.Kölzer, Sigmaringen 1996, pp.221-228.
89) Per Iacopo Torriti, frate, architetto e „pictor“, in „Mitteilungen des kunsthist. Institutes in Florenz“, XL, 1996, pp.212-221.
90) Scultura della Terrasanta-Scultura europea, in: “Le Crociate. L’Oriente e l’Occidente da Urbano II a San Luigi. 1196-1270”, catalogo della mostra (Roma 1997) a cura di M.Rey-Delqué, Milano 1997, pp.291-297.
91) La cattedrale di Salerno. Committenza, programma e valenze ideologiche di un monumento di fine XI secolo nell’Italia meridionale, in “Desiderio di Montecassino e l’arte della riforma gregoriana”, Montecassino 1997, pp.189-230.
92) Cristo-luce a Santa Prassede, in: “per assiduum studium scientiae adipisci margaritam. Festgabe für Ursula Nilgen zum 65. Geburtstag”, St.Ottilien 1997, pp.185-200.
93) Un contributo alla maniera greca: gli affreschi di Sant’Antonio abate a Castelnuovo Parano, in “Scritti e immagini in onore di Corrado Maltese”, Roma 1997, pp.395-404.
94) Gli inizi di Nicola da Guardiagrele, in: “Studi di oreficeria” a cura di A.R.Calderoni Masetti (Suppl. al n.95 del Bollettino d’Arte), Roma 1997, pp.149- 158.
95) L’affresco nella chiesa di San Luca a Cattaro (Kotor) e il ricordo della chiesa di Roma, in: “L’Eglise de Saint-Luc à travers les siècles”, Colloque scientifique à l’occasion des 800 ans de l’église de Saint- Luc à Kotor (Kotor 1995). Recueil des travaux, Kotor 1997, pp.107-111 (113-117 in trad.ne serbo- croata).
96) Modi, motivi e significato della pittura bizantina nell’Italia meridionale continentale postbizantina. I casi di età tardonormanna e protosveva: da Lecce ad Anglona, in: “Zograf,” 26, 1997 [ma 1998], pp.41-52.
97) Il Mediterraneo e la Puglia: circolazione di modelli e di maestranze, in: “Andar per mare. Puglia e Mediterraneo tra mito e storia”, cat. della mostra (Bari 1997), Bari 1998, pp.287-300.
98) Committenza aristocratica e ostentazione araldica nella Roma del Duecento, in: “Roma medievale. Aggiornamenti”, a cura di P.Delogu, Firenze 1998, pp.175-191.
99) Immagini sacre nei programmi figurativi della Roma altomedievale (V-IX secolo): livelli di percezione e di fruizione, in: “Bull. de l’Institut historique belge de Rome”, LIX, 1999 (Actes du colloque “Les images dans les sociétés médiévales: Pour une histoire comparée”, Rome, Academia Belgica 1998), pp.41-59.
100) Da Bisanzio alla Sicilia: la Madonna col Bambino” del Sacramentario di Madrid (ms. 52 della Biblioteca Nazionale) in “Zograf”, 27, 1998-99 (ma 2000), pp. 47-52.
101) Brindisi e la Francia. Evidenza e problemi di due testimonianze della scultura pugliese, in: “Iconogra- phica. Mélanges offerts à Piotr Skubiszewski”, Poi- tiers 1999, pp.159-163.
102) Per un percorso della pittura murale nella Val Comino e nel Cassinate, in: “Affreschi in Val Comino e nel Cassinate”, a c. di G. Orofino, Cassino 2000, pp.13-16.
103) Un percorso storiografico: dalla filologia all’ideologia, in: “Le Bibbie Atlantiche”, cat. della mostra (Montecassino-Firenze, 2000), Roma, pp.61-64.
104) Morte a Napoli. Sepolture nobiliari del trecento, in: “Regionale Aspekte der Grabmalforschung”, a c. di W.Schmid, Trier 2000, pp.41-62.
105) Between East and West, in: “Mother of God. Representations of the Virgin in Byzantine Art”, cat. of the exh. (Athens 2000), ed. M.Vassilaki, Milano 2000, pp. 425-433.
106) Modelli da oriente nella pittura duecentesca su tavola in Italia centrale, in “Mitteilungen des kunsthist. Institutes in Florenz”, XLIV/1, 2000, pp.19-43.

107) Arte cristiana in Bulgaria: dalla distanza alla vicinanza, in “Tesori dell’arte cristiana in Bulgaria”, cat. della mostra (Roma, Mercati di Traiano 2000), Sofia 2000, pp.17-23.
108) La Campania, in “La scultura d’età normanna tra Inghilterra e Terrasanta. Questioni storiografiche”, Bari 2001, pp. 67-72.
109) Palinsesto troiano. Peccato, giudizio e condanna sulla facciata di una cattedrale pugliese, in “Opere e giorni. Studi su mille anni di arte europea dedicati a Max Seidel”, Milano 2001, pp. 67-72
110) Dal margine al centro. Scelte tematiche “al margine” e temi “marginali” al centro nella scultura monumentale italomeridionale normanno-sveva, in “The Metamorphosis of Marginal Images: From Antiquity to Present Time”, eds. N. Kenaan-Kedar, A. Ovadiah, Tel Aviv 2001, pp. 147-158.
111) Un frammento e la sua percezione: il Giudizio universale di Santa Cecilia in Trastevere, dipinto da Pietro Cavallini, in “Imágenes y promotores en el arte medieval”. Miscelánea en homenaje a Joaquín Yarza Luaces, eds. M. L. Melero Moneo, Barcelona 2001, pp. 575-584.
112) Arte di età angioina nel regno: vicinanza e distanza dalla corte, in Medien der Macht. Kunst zur Zeit der Anjous in Italien“, Berlin 2001, pp. 241-260.
113) Arte in età gotica, in Lezioni di storia dell’arte. Il Mediterraneo dall’antichità alla fine del Medioevo, Milano 2001, pp. 269-289.
114) Le maniere greche. Modelli e ricezione, in “Medio- evo: i modelli”, Atti del Conv. int. (Parma 1999), a c. di A. C. Quintavalle, Milano 2002, pp. 237-250.
115) Tradizione e rivalità. Aspetti dell’arte romana alle soglie del primo giubileo, in “Acta ad archaeol. et artium historiam pertinentia”, XVI, 2002, pp. 63- 90.
116) La <<felix culpa>> di Richard Krautheimer: Roma, Santa Prassede e la <<rinascenza carolingia>>, in “Ecclesiae urbis”, Atti del congr. int. di studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo) (Roma 2000), Città del Vaticano 2002 [ma 2003!], pp. 65-72.
117) La committenza artistica di Innocenzo III: dall’urbe all’orbe, in “Innocenzo II. Urbs et orbis”, Atti del Congr. Int. (Roma 1998), Roma 2003, pp. 1226- 1244.
118) Bronzo e arti della fusione [in coll. con G. Pollio], in “Arti e storia nel Medioevo”, a c. di E. Castel- nuovo e G. Sergi, Torino, vol. II, 2003, pp. 467-479.
119) La scultura della cattedrale di Aversa, in “RIASA”, 57, 2003, pp. 231-257.
120) Mosaici e pittura in Albania (VI-XIV secolo). Stato degli studi e prospettive di ricerca, in “Progetto Durrës. L’indagine sui beni culturali albanesi dell’antichità e del medioevo: tradizioni di studio a confronto”, Atti del I incontro scient. (Parma- Udine 2002), a c. di M. Buora e S. Santoro, Trieste 2003 (“Antichità altoadriatiche, LIII), pp. 93-128.
121) Mosaikkerne i kapellet i amfiteatret i Durrës, Albania, in “Kirke & Kultur”, 4/2003, pp. 315-328.
122) Una presenza marginale: l’immagine di Bonifacio VIII e i programmi figurativi moderni nella Roma trionfante del primo giubileo, in “Bonifacio VIII”, Atti del XXXIX Conv. storico int. (Todi 2002), Spo- leto 2003, pp. 501-520.
123) Riflessi di Bisanzio nella Calabria medievale, in “Calabria bizantina”, a c. di V. Pace, Roma 2003, pp. 97-119.
124) Immanenza dell’antico, congiunzioni romane e traiettorie europee: aspetti dell’arte longobarda in Umbria e Campania, in “I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento”, Atti del XVI Congr. int. di studi sull’alto medioevo (Spoleto e Benevento, 2002), Spoleto 2003, pp. 1125-1148.
125) Nuovi spazi e nuovi tema nella scultura dell’XI e XII secolo in Italia meridionale, in “Medioevo: immagine e racconto”, Atti del VI conv. di Studi medievali (Parma 2000), a c. di A. C. Quintavalle, Milano 2003, pp. 265-277.
126) Fra l’Islam e l’occidente: il mistero degli olifanti, in “Studi in onore di Umberto Scerrato”, a c. di M. V. Fontana e B. Genito, Napoli 2003 [ma 2004], pp. 609-628. 127) Le sculture di facciata di San Giovanni in Venere: una diramazione veronese in Abruzzo e il loro problematico contesto, in “Arte lombarda”, Atti del congr. int. di studi (Parma 2001), a c. di A. C. Quintavalle, Milano 2004, pp. 476-487.
128) I reliquiari del tesoro di Casamari, in ‘Testimonianze dell’opus cistercense a Casamari e nelle sue filiazioni”, cat. della mostra (abbazia di Casamari 2004) a c. Di R. Cataldi e A. Coratti, Casamari 2004, pp. 61-65.
129) La Croce Santa di Veroli. Un capolavoro di oreficeria duecentesca dall’abbazia cistercense di Casamari, in “Opus tessellatum. Modi und Grenzgänge der Kunstwissenschaft. Festschrift für Peter Cornelius Claussen”, a c. di K. Corsepius e altri, Hildesheim- Zürich-New York 2004, pp. 197-204.
130) Présence et reflets de l’art islamique en Italie méridionale au moyen âge, in “Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa”, XXXV, 2004, pp. 57-69.
131) Da Costantino a Foca: osservazioni marginali su temi centrali dell’arte a Roma fra Tarda Antichità e Primo Medioevo, in: Società e cultura in età tardoantica, Atti dell’incontro di studi (Udine 2003) a c. di A. Marcone, Firenze 2004, pp. 210-228. 132) Da Costantino a Foca: osservazioni marginali su temi centrali dell’arte a Roma fra Tarda Antichitàe Primo Medioevo, in: Società e cultura in età tardo- antica, Atti dell’incontro di studi (Udine 2003) a c. di A. Marcone, Firenze 2004, pp. 210-228.
133) Kosovo: Passato, presente e futuro dei suoi monumenti cristiani in pericolo, in “Kunstchronik”, 57, 2004, pp. 561-568.
134) Eremiti in scena nell’ Italia Meridionale (ed altrove) “, in “San Bruno di Colonia: un eremita tra Oriente e Occidente”, a cura di Pietro De Leo, Soveria Mannelli 2004, alle pp:253-290.
135) Forma e funzione: gli studi sulla scultura lignea da Géza de Francovich a oggi, in “La Deposizione lignea in Europa. L’immagine, il culto, la forma”, a c. di G. Sapori e B. Toscano, Perugia 2004, pp. 355-359.
136) Echi della Terrasanta: Barletta e l’oriente crociato, in “Tra Roma e Gerusalemme nel Medio Evo”, Atti del Congr. int. di Studi (Salerno – Ravello 2000), a c. di M. Oldoni, Salerno 2005, pp. 393-408.
137) Gli studi sull’arte medievale a Roma da Emile Mâle a oggi, in: “Emile Mâle (1862-1954). La construction del l’œuvre: Rome et l’Italie”, Roma 2005, pp. 179-192.
138) Immagini della sessualità nel Medioevo italiano, in “Medioevo: immagini e ideologie”, Atti del Conv. int. di studi (Parma 2002), a c. di A. Carlo Quintavalle, Milano 2005, pp. 630-643.
139) Bildprogramme in der Figuralplastik des Heiligen Landes zur Zeit der Kreuzzüge, in “Saladin und die Kreuzfahrer”, cat. delle mostre (Halle, Oldenburg, Mannheim, 2005-2006) a c. di A. Wieczorek, M. Fansa e H. Meller, Mainz a.R. 2005, pp. 217-225.
140) Aquileia, Parma, Venezia e Ferrara: il ruolo della Serbia (e della Macedonia) in quattro casi di <<maniera greca>> nel Veneto e in Emilia, in “Zograf”, 31, 2004-2005, pp. 63-78.
141) Immagini sacre a Roma fra VI e VII secolo. In margine al problema “Roma e Bisanzio, in “Acta ad Archaeologiam et Artium Historiam pertinentia”, vol. XVIII (n.s. 4), 2004 [ma 2005], pp. 139-156.
142) Arnolfo fra Roma e l’Umbria, in Arnolfo alle origini del rinascimento fiorentino, cat. della mostra (Firenze 2005-2006) a cura di E. Neri Lusanna, Fi- renze 2005, pp. 173-181.
143) Chiese e monasteri del Kosovo: una testimonianza della civiltà cristiana in pericolo, in: L’altra guerra del Kosovo. Il patrimonio della cristianità serbo-ortodossa da salvare, a c. di L. Zanella, Padova 2006, pp. 129-138.
144) La pittura della Serbia bizantina e l’Italia, in “L’altra guerra del Kosovo. Il patrimonio della cristianità serbo-ortodossa da salvare”, a c. di L. Zanella, Padova 2006, pp. 139-148.
145) Paradigmi diversi del riuso o dell’attenzione all’antico: dall’Arco di Costantino al sepolcro de Bray, dalla statua onoraria di Carlo d’Angiò alla scultura federiciana, in: “Medioevo: il tempo degli antichi”, Atti del Convegno int. di studi (Parma 2003), a c. di A. C. Quintavalle, Milano-Parma 2006 (I Convegni di Parma, 6), pp. 180-187.
146) Santità, aristocrazia e milizia nella pecezione d’immagine del medioevo romano, in “La nobiltà romana nel medioevo”, Atti del convegno (Roma 2003) a c. di S. Carocci, Roma 2006 (Coll. de l’école française de Rome -359), pp. 313-321.
147) Arnolfo a Roma e in Umbria. Certezze e problemi, in: “Arnolfo di Cambio e la sua epoca. Costruire, scolpire, dipingere, decorare”, Atti del Conv. Int. (Firenze-Colle di Val d’Elsa 2006), a c. di V. Fran- chetti Pardo, Roma 2006, pp. 117-126.
148) La Riforma e i suoi programmi figurativi: il caso romano, fra realtà storica e mito storiografico, in: “Roma e la Riforma gregoriana. Tradizioni e innovazioni artistiche (XI-XII secolo)”, a c. di S. Romano e J. Enckell Julliard, Roma, Viella, 2007, pp.49-59.
149) La bible ‹‹byzantine›› de San Daniele del Friuli: le chef d’oeuvre d’un scriptorium des croisés, in Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa, XXXVIII, 2007 (Actes des XXXVIIIe Journées Romanes de Cuxa, 2006: “Monde roman et chrétientés d’Orient”), pp. 143-150.
150) La questione bizantina in alcuni monumenti dell’Italia altomedievale: la “perizia greca” nei “tempietti” di Cividale e del Clitumno, Santa Maria foris portas a Castelseprio e San Salvatore a Brescia, Santa Maria Antiqua a Roma, in “Medioevo mediterraneo: l’Occidente, Bisanzio e l’Islam”, Atti del Conv. Int. di studi (Parma 2004), (I Convegni di Parma, 7), a c. di A.C. Quintavalle, Milano, Electa 2007, pp. 215-223.
151) Immagini della Chiesa e di regalità nel regno franco della Terrasanta, in “Medioevo. La Chiesa e il Palazzo”, Atti del Conv. Int. di studi (Parma 2005), (I Convegni di Parma, 8), a c. di A.C. Quintavalle, Milano, Electa 2007, pp. 520-527.
152) Politica delle immagini o immagini di politica? Programmi absidali a Roma e nel Patrimonium Petri nell’età della Riforma, in “Medioevo: l’Europa delle cattedrali”, Atti del Conv. Int. di studi (Parma 2006), (I Convegni di Parma, 9), a c. di A.C. Quin- tavalle, Milano, Electa 2007, pp. 237-244.
153) Da Duccio alla pittura italiana di metà XX secolo: Giuseppe Verzocchi, collezionista e mecenate del XX secolo, in: “Immagine e Ideologia. Studi in onore di Arturo Carlo Quintavalle”, a c. di A. Calzona, R. Campari, M. Mussini, Milano, Electa, 2007, pp. 594-598.
154) Una scultura di maniera greca nel mediterraneo dei Franchi: l’icona della Madre di Dio con il Figlio nel monastero della Visitazione di Treviso, in ZRVI, 44/2007, pp. 325-330 (330-331 riass. in serbo)
155) La chiesa di Santa Maria delle Cerrate e i suoi affreschi, in: “Obraz Vizantii. Sbornik statei v cest’ O.S. Popovoi”, a c. di A.V. Zakharova. Moskva, 2008. pp. 377-398 (alle pp.654-656 – riassunto in russo).
156) Nicola da Guardiagrele, in: Nicola da Guardiagrele. Orafo tra Medioevo e Rinascimento, cat. della mostra (Roma 2008), a cura di S. Guido, Todi 2008, pp. 145-160.
157) Il lapidario di Palazzo Venezia e la scultura medievale a Roma, in: Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, a c. di M. G. Barberini, Campisano ed., Roma 2008, pp. 169-174.
158) I codici miniati duecenteschi della Cattedrale di Oristano, in: Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI- XVII), a cura di G. Mele, Cagliari 2009, pp. 97-140.
159) La Crux Vaticana e la Roma ‘bizantina’, in: La Crux Vaticana o Croce di Giustino II, Città del Vaticano 2009 (Archivum Sancti Petri. Bollettino d’archivio, 4-5), pp. 4-11.
160) Arti visive. Introduzione, in: “Il Medioevo”, a cura di U. Eco, vol. 3: Alto Medioevo, Milano 2009, pp. 12-37 [riedito con la stessa paginazione, in “La grande storia. Il Medioevo, a cura di U. Eco, Milano 2012; riedito anche in “Il Medioevo. Barbari, Cristiani, Musulmani” a cura di U. Eco., Milano 2011, pp. 538-543].
161) Arti visive. Introduzione, in: “Il Medioevo”, a cura di U. Eco, vol. 6: Medioevo Centrale, Milano 2009, pp. 12-29 [riedito con la stessa paginazione, in “La grande storia. Medioevo centrale, a cura di U. Eco, Milano 2012, pp. 12-31; riedito anche in “Il Medioevo. Cattedrali Cavalieri Città”, a cura di U. Eco., Milano 2011, pp. 466-471].
162) Ingiustizia, lussuria e disordine sociale. La condanna della sessualità nel Giudizio Universale della Cappella dell’Arenna a Padova, in “Iconographica”, VIII / 2009 [ma 2010], pp. 42-46.
163) Thirteenth-Century Cilician Manuscript Illumination, Umbria and Bologna: Old and new evidence of the Armenian contribution to Italian painting, in: Culture of Cilician Armenia, int. conference, Antelias / Lebanon (january 2008), ed. Nareg Alemezian, Antelias 2009 [ma 2010], pp. 509-521.
164) Staurotheken und andere Reliquiare in Rom und in Süditalien (bis ca. 1300). Ein erster Versuch eines Gesamtüberblicks, in “…das Heilige sichtbar machen. Domschätze in Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft, a cura di Ulrike Wendland, Regensburg 2010, pp. 137-160.
165) Friderizianische Bildnisse, in: Verwandlungen des Stauferreichs, a c. di B. Schneidmueller, St. Weinfurter, A. Wieczorek, Darmstadt 2010, pp. 34-52.
166) L’Italia Langobardorum, Roma e altrove. La grandezza di un secolo, in: “L’VIII secolo: un secolo inquieto, Atti del Conv. Int. di studi (Cividale del Friuli 2008), a c. di V. Pace, Cividale del Friuli 2010, pp. 21-24), pp. 21-24.
167) La terra trema: storia e attualità dei sismi in Abruzzo, in “Kunstchronik”, 63, 2010, pp. 45-51 168) Contesti di devozione alla croce e al crocifisso, Introduzione al Colloquio “Mittelalterliche Tafelkreuze. La Croce dipinta nel Medioevo. Akten des Studientags der Bibliotheca Hertziana), Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, 38, 2007-2008 [2010], pp. 53-58.
169) Il mosaico d’ingresso a Santa Maria in Aracoeli. Radici bizantine di un’immagine romana e di immagini devozionali del Duecento italiano, in “Forme e storia. Scritti di arte medievale e moderna per Francesco Gandolfo”, a cura di W. Angelelli e F. Pomarici, Artemide, Rende (CS) 2010, pp. 377-382.
170) Iconografia di s. Nicola nell’arte medievale dell’Italia meridionale (in russo, con riass. in inglese), in “Il buon nocchiero. Il culto di san Nicola nel mondo cristiano” (in russo: Dobry kormchiy. Pochitanie sviatitelia Nikolaia v christianskom mire), a cura di A. V. Bugaevskij, Skinia, Mosca 2011, pp. 318-334 (p. 335 per il riassunto).
171) Der Osterleuchter der Cappella Palatina, in: “Die Cappella Palatina in Palermo. Geschichte, Kunst, Funktionen”, hrsg. Th. Dittelbach, Künzelsau 2011, pp. 169-176 [in italiano: Il candelabro pasquale della Cappella Palatina, pp.397-402; in inglese: The Paschal Candelabrum of the Cappella Palatina, pp. 544-550].
172) Sant’Eustachio a Santa Maria di Cerrate, in: Tempi e forme dell’arte. Miscellanea di Studi offerti a Pina Belli D’Elia, a cura di L. Derosa e C. Gelao, Foggia, 2011, pp. 176-183.
173) Storia dell’arte e della miniatura (secoli V-XIV), in: “La Biblioteca Apostolica Vaticana luogo di ricerca al servizio degli studi, Atti del convegno (Roma 2010) a cura di M. Buonocore e a. M. Piazzoni, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 468), pp. 213-272.
174) Una rara presenza: I vescovi greci. L’iconografia e la devozione come aspetti della “maniera greca”, in: “Le Plaisir de l’art du Moyen Âge. Commande, production et réception de l’oeuvre d’art. Mélanges en hommage à Xavier Barral i Altet”, Paris 2012, pp. 806-812.

Si ringrazia per il sostegno dato al “Frentano d’Oro” 2012:
• Il Comune di Lanciano
• Il Gruppo Edmondo Costruzioni
• Il Frantoio Staniscia Madonna del Carmine, 98 LANCIANO
• La Croce Gialla – Lanciano