
COLLEGIO dei RAGIONIERI di LANCIANO “IL FRENTANO d’ORO.
IV Edizione de “Il Frentano d’Oro”, 29 settembre 2001
Amministratore Delegato e Direttore Generale della “Logitech International”, Leader mondiale dell’alta Tecnologia.

Alla cerimonia è intervenuto come Relatore dagli Stati Uniti l’Ing. Enzo Torresi “Venture-Capitalist”, Fondatore delle più prestigiose Aziende americane di Informatica.
IL FRENTANO D’ORO.
È un premio che annualmente viene assegnato a persona della Frentania che si è resa benemerita in ambito nazionale ed internazionale nel campo delle scienze, della cultura, dell’arte, della economia e della professione dando lustro alla sua Terra di origine, coniugando valori morali e professionali con l’affermazione ed il prestigio della propria opera.
L’iniziativa è stata promossa nel Gennaio 1998 dal Collegio dei Ragionieri di Lanciano, nell’ambito delle sue attività culturali, atte a promuovere i valori etici della professione e l’immagine della categoria.
PRESENTAZIONE del Giornalista Mario GIANCRISTOFARO.
Parla Inglese, Francese e Tedesco, ma in famiglia continua a parlare Italiano, in Italia torna regolarmente, in estate nell’Abruzzo e a Lanciano.
Ecco tra le tante referenze dell’Ingegner Guerrino De Luca, Manager mondiale dell’Informatica, proprio questa ci sembra più significativa perché il Collegio dei Ragionieri di Lanciano abbia voluto conferire proprio a lui il “Frentano d’Oro 2001”.
Ingegnere elettronico a 22 anni, nativo di Lanciano, oggi punto di riferimento di tutto il complesso e variegato sistema della informatizzazione, Amministratore delegato e Direttore della “Logitech International”, Società svizzera con sede centrale operativa in California, Guerrino De Luca non solo è rimasto fedele alle sue radici ma ne é orgoglioso tanto da sentirsi estremamente lusingato nel vedersi assegnare il Premio del “Frentano d’Oro”.
Ed è certamente singolare, diremmo soprattutto confortante, che un uomo che opera ai massimi livelli dell’alta Tecnologia, impegnato ogni giorno a superare barriere e concezioni localistiche, senta cosi forte il richia modella sua appartenenza originaria, il ricordo della sua infanzia, la nostalgia della sua Terra.
Il Premio istituito del Collegio dei Ragionieri di Lanciano giunge così al suo quarto anno di vita, tenendo fede al suo “spirito” iniziale, che è quello di rendere omaggio ad una personalità della Frentania che ha portato alto nel mondo il nome della sua Terra d’origine.
Nella prima Edizione il “Frentano d’Oro”, opera dello scultore Mario Ceroli, realizzata in oro dai Maestri orafi Ferrante di Castelfrentano, venne assegnato allo stesso Ceroli, definito il “moderno Leonardo del legno”.
Nel 1999 il premio fu attribuito al Professor Marcello De Cecco, Economista, Storico e Giornalista, tra i più illustri nel panorama culturale italiano.
Lo scorso anno al Professor Alessandro Pace, Ordinario di Diritto Costituzionale alla “Sapienza” di Roma, Autore di opere che hanno fatto Scuola nel campo del Diritto.
Quest’anno la scelta è caduta sull’Ingegner Guerrino De Luca, esponente di un settore emergente, e certamente destinato a cambiare sempre più la nostra vita e le nostre abitudini, qual è quello dell’Informatica.
In questa pubblicazione troverete una breve sintesi pubblicistica su Guerrino De Luca. Riportare tutto ciò che i giornali, italiani e stranieri hanno scritto su di lui è pressocché impossibile in quanto ormai non si può parlare di Informatica ad un certo livello senza fare riferimento al lancianese Guerrino De Luca.
Ma di questo ci parlerà lui stesso nella Cerimonia di conferimento del Premio.

Motivazione, riportata su pergamena, del Premio “Il Frentano d’Oro” assegnato all’Ingegner Guerrino De Luca dal Collegio dei Ragionieri di Lanciano.
Lanciano, lì 29 settembre 2001
Guerrino De Luca, dopo avere lavorato come progettista alla Olivetti di Ivrea e come Manager alla Apple a Parigi, è attualmente Presidente e Amministratore Delegato della LOGITECH INTERNATIONAL, leader mondiale delle interfacce uomo-computer: una vera Azienda globale, con tre sedi principali di progetto, in California, in Svizzera, a Taiwan e stabilimento di produzione nella Cina popolare. Questo curriculum ci rivela di per sè un uomo di grande successo, ma non giustificherebbe da solo un premio come “Il Frentano d’Oro”.
A Guerrino De Luca piacevano la matematica e il latino, quando frequentava il Liceo Tasso di Roma. E in queste due passioni è una delle chiavi di lettura della sua vita professionale.
La passione per la Tecnologia, intesa come una logica dell’emancipazione, gli fece preferire la progettazione alla ricerca scientifica, la costruzione di modelli operativi piuttosto che teorici.
Fu probabilmente lo spirito pragmatico dei Latini a piegare verso la realtà le astrazioni della Matematica. E così egli lasciò l’Università di Roma per la Fabbrica di Ivrea.
Fu un cambiamento d’ambiente importante. Ma non era il primo; né fu l’ultimo. Molto prima, quando aveva solo cinque anni, aveva lasciato Lanciano per Roma, dove suo padre si era trasferito per lavoro. Poi lasciò l’Italia per la Francia, trasferendovisi con sua moglie e le sue due figlie. E con loro lasciò anche la Francia per la California.
Questa disponibilità al cambiamento è la seconda chiave di lettura della vita di Guerrino De Luca.
Lui la chiama “superficialità“; Italo Calvino la definirebbe leggerezza.
È la disposizione a progettare il futuro, per sè e per gli altri, a sognare con i piedi sulla terra, a costruire la libertà.
Chi vuol progettare il futuro deve avere la leggerezza di cercarlo, deve saper cogliere la dimensione letteraria che è sempre presente nella vita di chi non vuole lasciarsi vivere.
È quel che ha fatto Guerrino De Luca.
E per questo merita il Premio che oggi Lanciano gli offre.
Alfredo Sabella.
BEN TORNATO TRA NOI!
È comune convinzione che attraverso la modernizzazione (alcuni preferiscono parlare di americanizzazione) della vita stia per finire la civiltà dello “spazio”.
Per bene intendersi, è necessario precisare che, parlando di “spazio”, non ci si vuole riferire ad una dimensione fisicamente o geometricamente configurabile, quanto piuttosto ad una disposizione collettiva della nostra anima a godere, entro una dimensione delimitata, della presenza di nostri simili non genericamente dati, ma bene individuabili per una conoscenza diretta ed immediata.
La civiltà dello spazio presuppone (e questo è intuitivo!) un insieme di esseri umani disposti e disponibili a ritrovarsi in luoghi abituali noti e conosciuti; ed è una piacevolezza che è materiata dal fatto che tutti i convenuti sono titolari di ricordi comuni, di tradizioni accettate e concordate; assistiti come sono da una dimestichezza che è capace di fugare la solitudine ed escludere l’anonimato.
La civiltà dello “spazio” è possibile anche identificarla con quella forma di convivenza umana in cui i soggetti sono “persone” e non individui, che, per essere tali, sono astrattamente valutabili sotto il dato della quantificazione, come pure della fungibilità.
Soffermando ancora l’attenzione su questo convenzionale concetto di “spazio”, è possibile, anzi è inevitabile, che si finisca per identificarlo con quello di “paese”, una realtà umana ancora presente in Italia, e di cui possiamo e dobbiamo essere orgogliosi. Infatti, dopo centoquaranta anni di vita politica unitaria, il nostro “Paese”, inteso nel senso di Stato, è diventato un soggetto internazionalmente rilevante; ma parimenti è stato capace di conservare, nel proprio seno, tanti “Paesi” ognuno gelosamente custode di una propria specificità.
I sociologhi americani non valutano esattamente questa nostra condizione politica e culturale quando, affrettatamente, parlano di “campanilismo” e, ancora, di “familismo”, aggiungendo l’aggettivazione di “amorale” del tutto ingiustificata ed imputabile solo a superficiale valutazione.
E questa è una buona occasione per smentire alcuni stereotipi correnti per il mondo, e dimostrare che il tessuto connettivo della società civile italiana proprio riposando sul “paese”, è più resistente di quanto non si possa ritenere.
Infatti, il Collegio dei Ragionieri di Lanciano, mantiene viva la nobile tradizione di premiare con il “Frentano d’Oro” quel conterraneo che, ovunque e comunque, in Italia o all’Estero, si sia particolarmente distinto nell’esercizio della propria attività professionale; un premio che vuole rinsaldare quel sottile filo sotterraneo che lega il Premiato alla Terra natale, al paese!
Quest’anno la scelta è caduta meritatamente sull’Ing. Guerrino De Luca, nato a Lanciano il 30 Settembre 1952; ed attualmente residente in California, ove attende ad un’alta funzione dirigenziale che lo costringe a spostarsi periodicamente da un continente all’altro, tanto da potere dire che sia diventato cittadino del mondo. Proviamo, perciò, ad individuare quali possono essere i sottili ma saldi legami che legano questo concittadino itinerante nel mondo al nostro e suo Paese, aldilà della cruda annotazione della sua nascita nei Registri dello stato civile del nostro Comune.
Parlando di legami è necessario fare riferimento a radici, perché sappiamo che quando queste vengono recise, c’è l’inevitabile processo della essiccazione.
Nel nostro caso, si potrebbe parlare di estraneità. Il Paese natale diventa un punto geografico senza alcuna rilevanza, né positiva né negativa.
È necessario, perciò, tornare a quel concetto di modernizzazione, al quale facevamo riferimento, all’inizio.
Quando noi navighiamo su “internet” ci appare non solo possibile, ma anche auspicabile che tutti si possa diventare cittadini del mondo. Ma una realtà assolutamente omogeneizzata provoca paura e sgomento. Avremmo non solo lo “sradicamento” degli essere umani, ma la loro assoluta “fungibilità”, attraverso un egualitarismo geometrizzante.
Avremmo ancora un altro grave danno alla nostra dignità umana: quella della superfluità della memoria. Se tutti fossero uguali, omogenei, quale patrimonio individuale ognuno dovrebbe tutelare? Una minaccia in tal senso è incombente, e lo si rileva dalla constatazione che, nonostante i proclami a favore della “solidarietà”, tutto al più si arriva ad un “meccanico altruismo” correlato a specifiche forme di egoismo.
E non basta!
Più si sviluppano i mezzi di comunicazione, piu rapidamente i mezzi di trasporto mettono in contatto masse di soggetti umani di etnie diverse, più aumenta una forma perversa di solitudine, come solamente la società massificata può essere capace di assicurare.

La realizzazione in oro è del M° Orafo Pietro Ferrante di Castelfrentano.
Un Romanziere americano ha colto questa realtà, allorché fa dire ad un personaggio di un suo romanzo queste parole:
“che tu ti possa sentire solo, come si sente solo chi, all’ora di punta, si trova a passare per la Quinta Strada di New York!”.
È comprensibile, quindi, come alcuni Sociologhi (valga un solo nome: Levi Strauss) abbiano individuato la rinascita di una diffusa passionalità verso la piccola comunità, senza temere il giudizio negativo di quanti temono lo sviluppo di un gretto provincialismo. Non si può ridurre la propria esistenza al culto del solo presente, e ritenersi liberi da ogni responsabilità verso il passato, come pure verso il futuro. Insomma, vivere solo per se stessi!
Sono queste le ragioni di fondo per cui è possibile (meglio sarebbe dire: è invitabile!) che nell’animo umano nasca, lentamente ma tenacemente, il processo di idealizzazione del Paese natio, quale spazio interiore entro cui rifugiarsi per sfuggire alla minaccia di sradicamento, alla pena dell’anonimato. Se si è consapevoli di appartenere ad un Paese ben radicato nella storia, si è certi di possedere una identità che ci caratterizza e ci contraddistingue. Però, come sempre nella vita, c’è il rovescio della medaglia. Il Paese natio sottoposto ad un processo di idealizzazione è diverso da quello che la realtà può offrire.
Nel caso concreto, Lanciano, a datare dal 1945, è una realtà diversamente articolata, per cui è difficile identificare questo “paese”, con l’immagine sbiadita di una piazza, di un campanile, di una strada che la memoria può assicurare ad un uomo come l’Ing. De Luca, che vi ha trascorso solamente la propria infanzia.
Si tratta, allora, di dare vita ad un processo relazionale nuovo, in cui il radicamento antico venga riconfermato, ma sotto altre dimensioni.
Nel caso dell’Ing. Guerrino De Luca, il Paese natio è ben felice di dimostrare quanto sia forte in esso il culto della memoria, perché non vuole dimenticare i suoi figli ovunque essi vivano; orgoglioso di poterli premiare se sono riusciti ad ottenere successo nella vita.
Dall’altra parte, colui che è stato prescelto per ricevere la significativa testimonianza di stima da parte di un’intera collettività, potrà arricchire il proprio “spazio interiore” con nuovi dati capaci di ravvivare l’antico spirito di appartenenza.
Chi scrive queste brevi note non può (e non deve) restare nella qualificazione astratta dello sconosciuto che s’impiccia a parlare dei fatti altrui, tanto da costringere l’interessato a formulare l’inevitabile domanda:
“Ma chi è?”
L’antica amicizia che lo lega ai genitori dell’Ing. De Luca autorizza chi scrive a cogliere momenti del passato che meglio predisporranno il premiato a mantenere i legami sentimentali con il Paese natio. Potrà così sapere che sua madre Erminia Carapella, era una delle ragazze più belle e più corteggiate del nostro paese; e che Giovanni, suo padre, era quel che si dice “un bel fusto”, capace di suscitare una sottile invidia nei suoi coetanei, bene intenzionati a corteggiare quelle ragazze che maliziosamente preferivano lui a loro. C’erano, anche allora, motivi e occasioni perché ragazzi e ragazze si riunissero, ballassero, si divertissero. Ma venivano tutti da una infanzia di guerra così pesante, che impediva ad essi di atteggiarsi a contestatori di professione.
La nostra è stata una gioventù che ha conosciuto più il campo dei doveri che quello dei diritti. Non eravamo poi tanto ricchi da poterci permettere il lusso di giocare a fare la rivoluzione, come capita oggi ai figli della società del benessere. Queste brevi notazioni sulla vita antica del paese natio potranno arricchire lo “spazio interiore” dell’Ing. De Luca, ma esse non vanno oltre un certo limite per ragione di pudica riservatezza, giacchè è necessario che sia la fantasia dell’Ing. De Luca a coltivare quelle sensazioni indistinte che possono suscitare l’interesse verso una realtà che non è stata mai vissuta.
In definitiva, è auspicabile che il ricordo del Paese natio possa diventare proprio quel luogo ideale in cui dominano l’immaginario, la fantasia, la nostalgia per una vita diversa, accattivante come i sogni che si fanno ad occhi aperti.
A questo punto, prendendo congedo, si può dire:
“Ben tornato tra noi, Ing. De Luca, ben tornato!”
Con vivi auspici perché Ella non debba dimenticare il piccolo paese natio, che non è la mitica “Sangrilà” lontana oltre i monti ed oltre i mari, ma un antichissimo “paese” dove fortunatamente prosperano ancora sentimenti di radicata solidarietà umana tra concittadini!

il Prof. Marcello De Cecco Garante del 1999.
Giovanni Nativio.
IL Frentano d’Oro 2001.
L’istituzione del “Frentano d’Oro” è certamente una delle iniziative di maggiore risonanza del “Collegio dei Ragionieri Commercialisti di Lanciano”, egregiamente diretto dal Presidente Ennio De Benedictis.
Questo insigne premio annuale ha, tra l’altro, consentito di constatare l’esistenza di eminenti personalità, note in campo nazionale ed internazionale, che hanno le loro radici nella Terra frentana. Si tratta di un patrimonio straordinario di genialità, operosità e sensibilità sociale, di cui una comunità può essere fiera, anche perché vi può trovare le ragioni per arricchire il senso e la specificità del suo ruolo.
Fa anche piacere notare che questi nostri conterranei premiati si distinguono, per altezza d’ingegno e risultati conseguiti, nei diversi campi della spiritualità e dell’attività in cui si articola una società complessa come l’attuale.
Al mio orgoglio di umile cittadino frentano si aggiunge quest’anno un altro motivo di soddisfazione. “Il Frentano d’Oro” viene assegnato a Guerrino De Luca, il cui genitore Giovanni è stato mio eccellente compagno di scuola.
La lieta circostanza spinge il mio pensiero all’indietro nel tempo nelle aule del nostro Liceo nei lontani anni trenta e quaranta. Giovanni De Luca è stato anche, per volontà popolare, rigoroso Amministratore nel comune di Lanciano, vincitore di prestigiosi concorsi nazionali, tra cui quello di dirigente di uno dei più importanti Enti pubblici italiani.
Egli e la sua famiglia sono rimasti sempre legati a quel lembo di terra che si estende dalla Maiella di Guardiagrele al mare di San Vito. Se questa nostra città ha forse un po’ perduto del fascino del primo novecento, per coloro che vi hanno trascorso allora gli anni verdi è ancora un punto di riferimento, un luogo del cuore.
GUERRINO DE LUCA SI RACCONTA.
Abbiamo chiesto a Guerrino De Luca di raccontarci un po’ della sua vita e delle sue esperienze professionali. Ci ha fornito una “documentazione” molto ampia che abbiamo così sintetizzata, lasciando comunque il racconto in prima persona. A Lanciano sono nato e ho frequentato l’asilo, due anni a Santa Chiara, di cui purtroppo, per la tenera età, ho pochi ricordi.

Avevo cinque anni quando ci siamo trasferiti a Roma per motivi di lavoro di mio padre. Abitavamo in viale Rimembranze 6, c’era anche la mia nonna patema. Ricordo un appartamento relativamente modesto con un lungo conidoio e tante porte. Una in particolare, iicordo che spesso aspettavo che si aprisse per poter giocare con mio padre. Era il suo studio dove dava lezioni private e dove si preparava per concorsi di cui allora non capivo niente.
Ho ricordi vaghi della mia infanzia lancianese: mia cugina Annapiera con cui giocavo spesso; il mare di S. Vito; i viaggi sulla Sangritana; le gite a Guardiagrele, Gessopalena e Torricella Peligna; il mio bisnonno Alfonso che aveva novant’anni a cui piaceva giocare a carte con me.
A Roma ho frequentato le elementari, le medie e il liceo Classico, mi sono iscritto ad Ingegneria, dove mi sono laureato, con 110 e lode nel dicembre del ’74. Ho fatto il borsista universitario nella scuola di specializzazione in ”Teoria dei sistemi e controlli automatici”.
La scelta decisiva della mia vita è arrivata quando ho superato il colloquio per lavorare con la Olivetti. Negli anni ’70 Olivetti rappresentava la punta di diamante dell’Industria italiana. Ho vissuto qui anni entusiasmanti con molti giovani ingegneri che arrivavano a Ivrea con il sogno di costruire una “via italiana all’informatica”. Eravamo collettivamente uno dei più brillanti e motivati team di progettisti che mi sia mai capitato di incontrare. Qualunque Azienda americana oggi pagherebbe fior di quattrini per un talento tecnico, una preparazione e una passione come quella degli anni olivettiani.
Sono rimasto a Ivrea per undici anni, fino all’88, prima Ingegnere, poi Manager di Ingegneri. Dal progetto al marketing di prodotto e dai computer alle telecomunicazioni. Ho progettato minicomputer, reti di comunicazione dati, centralina telefoniche voce/dati, reti locali. Ho lavorato all’accordo fra Olivetti e AT&T. Ricordo qualche incontro con l’Ingegner De Benedetti di cui mi impressionarono il carisma e l’intelligenza finanziaria, ma di cui ricordo anche la frustrazione, che era anche la mia, nel vedere la “politica” interna e le piccole guerre di potere fra il management intralciare le opportunità di costruire per l‘Olivetti una posizione difendibile nel mondo delle nuove tecnologie.
Alla fine degli anni ’80 non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di approdare alla “Apple Computer” e così mi trasferii da Ivrea a Parigi. Sono stati anni di grande sviluppo. Incontrai più volte Bill Gates per convincere con successo, Microsoft a sviluppare più programmi per il Mackintosh in Europa. Nel ’94 “Apple” mi chiese di andare in California.
Quanto alla mia attuale società, la “Logitech“, si tratta di una società svizzera, quotata in borsa a Zurigo e New York, con sede operativa in California e centri di ricerca e sviluppo in Svizzera, Taiwan e California; impiega 3.500 persone, il suo centro di produzione si trova nella Repubblica popolare cinese, non lontano da Shanghai, con un fatturato di oltre 1600 miliardi.
Ricordo l’iniziale scetticismo dell’azionariato svizzero alla mia nomina ad amministratore delegato e direttore dell’Azienda. Devo dire che poi lo scetticismo si è trasformato in sorpresa e soddisfazione per i risultati conseguiti.
Non dimenticherò mai la prima visita in Cina, nel ’98, dove, sotto un ritratto di Mao e seduti in semicerchio in poltrone lussuose in un salone pieno di fiori ed interpreti incontrai il Capo del Partito della Regione di Suzhou. Uno scambio molto formale di generici convenevoli fu seguito da un banchetto tradizionale cinese, dove lo stesso Segretario del partito, che prima parlava solo cinese, mi chiedeva, in perfetto inglese, dettagli sull’andamento del Nasdaq e sulla “bubble economy”.
La “Logitech” è una vera Azienda globale, dove esiste la possibilità di far brillare le qualità di ciascuna delle culture e mediare le inevitabili differenze.
È un ‘esperienza quotidiana che non smette di incuriosirmi e stimolarmi. Ma questo non mi fa dimenticare né l’Italia, né l’Abruzzo, né Lanciano.

HANNO SCRITTO di GUERRINO DE LUCA.
Non c’è giornale, in Italia e all’Estero che non si sia occupato dell’Ingegner Guerrino De Luca, della sua attività e del suo percorso professionale. Decine e decine di articoli e servizi televisivi hanno messo in risalto l’incidenza che De Luca ha avuto, e continua ad avere, nel settore dell’Informatica e delle nuove tecnologie.
Gli scritti che pubblichiamo costituiscono solo una sintesi dell’attenzione dei mezzi di informazione per Guerrino De Luca.

A CIASCUNO IL SUO MACKINTOSH, da “Applicando” dell’Aprile 1989, di Renato GELFORT.
Coprire tutte le fasce del mercato del personal, indistintamente. Dove c’è un ufficio ci deve essere un Mackintosh. Questi gli obiettivi di Apple. E quali i mezzi? Dopo i recenti annunci ad Hannover, Guerrino De Luca, Direttore marketing Apple, ce li spiega.
L’annuncio e la presentazione europea dell’ultima creatura Apple che chiude un ciclo di introduzioni sul mercato di nuove macchine compatte e potenti basate sul microprocessore Motorola 68030 è toccata a un Italiano.
Con nove ore di anticipo sugli annunci californiani, dovute alla differenza di fuso orario, Guerrino De Luca, Direttore marketing di Apple Italia dopo aver riassunto con equilibrata sintesi i cinque principi di progettazione della linea MacKintosh (consistenza, intuitività, configurabilità, estendibilità e integrazione) ha presentato MacKintosh IIcx, l’ultimo nato di Apple. Il CeBit di Hannover è stata l’occasione ideale per Apple di evidenziare alla stampa europea come, con questa ultima serie di persona computer modulari e compatti, sia sostenibile il successo che da anni corona i prodotti della mela iridata. Un successo che deriva dal mezzo milione di unità vendute sino ad oggi in Europa.

A Guerrino De Luca, 36 anni, laureato in Ingegneria elettronica, Applicando ha posto una serie di domande sugli obiettivi immediati di Apple. Le responsabilità della carica Apple dell’Ing. De Luca comprendono il coordinamento delle strategie e delle attività di marketing sul mercato italiano, il coordinamento dei prodotti delle terze parti, lo sviluppo di nuove aree di mercato e le alleanze strategiche. Applicando: negli ultimi mesi Apple ha introdotto nel mercato in continua successione, una serie evoluta di prodotti.
In sintesi alla fine dell’anno scorso avete lanciato il Mac Ilx, all’inizio di quest’anno SE/30, ad Hannover, il 7 di marzo, avete annunciato un’altra serie di nuovi prodotti, il più importante dei quali è il Macintosh Ilcx. Quali sono i significati di tutti questi nuovi modelli hardware?
Guerrino De Luca: con questi annunci si completa un primo ciclo che sostanzialmente evidenzia l’offerta Apple centrata nel 1989 su due poli, su due linee di prodotto Macintosh: i modulari e i compatti.
Quello che caratterizza sempre di più questi annunci è quindi la presenza di due tipi di scelta offerti all’utente: la macchina compatta, trasportabile completamente plug and play a vari livelli di prestazioni, e la macchina modulare, flessibile nel suo maggiore livello di espandibilità.
E il Mackintosh IIcx a quale linea di prodotto appartiene? La sigla “c” fa pensare a un compatto, ma non si tratta di un trasportabile… È una macchina che si presenta molto compatta, in termini di dimensioni del sistema, sono stati ridotti gli ingombri del power supply e il box può essere montato indifferentemente in orizzontale o in verticale, una cosa molto maneggevole quindi, semplice. Una macchina decisamente silenziosa che diverrà il baricentro della linea modulare, che peraltro continua ad avere nella fascia delle alte prestazioni una configurabilità piena offerta dal Ilx, con i suoi sei slot. Va tenuto conto che gli altri prodotti importanti annunciati ad Hannover, un 21 pollici e un tipo da 15 pollici verticale, arricchiscono la potenzialità totale delle configurazioni modulari.
Queste macchine sono orientate a chi ha bisogno quindi di configurare, a chi ne fa un uso professionale. Chi usa il computer come strumento di lavoro troverà nei modulari il giusto modello di personal computer coerente con le proprie esigenze. Per chi vive invece il computer come ausilio, come supporto, per tempi limitati della propria giornata o per una serie di applicazioni di produttività individuale non particolarmente spinte a tutti i livelli di prestazioni, per questi resta ideale la serie dei compatti: dal Plus al modello SE/30.
Quest’ultimo, Macintosh SE/30, si propone ora con la potenza di un Macintosh IIx. Quale significato racchiude questa scelta di progettazione?
Con SE/30 si è tolta ai compatti la connotazione di avere minori doti rispetto ai Macintosh II. Oggi SE/30 offre altrettante prestazioni in termini di pronta capacità d’esecuzione, anzi in alcuni casi è pure leggermen te più veloce di un Macintosh II che, per owi motivi tecnologici, deve gestire alcuni tempi di scansione del bus. Come si articolano queste due linee di prodotto nell’offerta al mercato che chiede soluzioni applicative?

Ci stiamo muovendo sempre di più dall’identificazione di alcuni temi alla promozione del Mackintosh su aree di utilizzo. Queste aree sono organizzate intorno a delle identificazioni di tipologie applicative.
L’area di basic productivity è un’area entro la quale si raffigurano le esigenze delle Aziende che hanno bisogno di tutti quegli strumenti per fare velocemente le cose semplici, dal piccolo database personale allo spreadsheet, al word processing, ad alcuni prodotti di organizzazione del tempo.
L’area di personal communication, che è l’area del publishing (che resta una delle soluzioni di punta del Mackintosh) l’area del presentation e dell’electronic mail. L’area cioè di tutti gli strumenti che servono a comunicare le proprie idee in forma scritta.
L’area dell’information management, che è l’area del l’utilizzo dei database e di HyperCard per strutturare le informazioni personali, le informazioni dipartimentali, e quelle aziendali, con una fascia di applicazioni che va dal singolo user ai gruppi di lavoro. In quest’area si sfrutterà in pieno anche il ruolo del
CD-ROM. L’area delle applicazioni di progettazione simulazione e modellazione. Per intenderci, l’area del CAD, dove con questa parola vogliamo dire tutti quegli strumenti, quelle applicazioni, quei software, che servono alle persone che progettano e concepiscono idee.
Ultima, ma non per questo meno importante, l’area dell’insegnamento e del training. Mackintosh è utilizzato ed è utilizzabile come strumento di apprendimento. Ricordiamoci che Hypercard, in integrazione con videodischi e memorie ottiche, è il mezzo ideale per recuperare informazione storica.
Queste cinque aree in cui articoleremo la nostra strategia sono le aree che descrivono l’attività in ufficio della persona, del professionista, e sono le aree attorno alle quali concentreremo le nostre azioni promozionali, le nostreraccomandazioni di prodotto, le nostre offerte verso le Aziende.
Non abbiamo diviso i nostri messaggi per piccoli, medi, grandi utenti, perché riteniamo che MacKintosh si presti a un tipo di discorso diversificato, piuttosto che all’applicazione verticale specializzata.
Quelle ci sono e sono disponibili anche su Mackintosh ma vorremmo enfatizzare le aree d’uso, perché la forza del Mackintosh è la sua piattaforma sostanzialmente orizzontale, adatta a fare tante cose.
Per noi tutto ciò é chiaro, ma vediamo che molti continuano a reputare Mackintosh una macchina di nicchia.
Uno dei motivi per cui qualcuno definisce di nicchia il Mackintosh è da addebitare alla confusione fatta sulla sua interfaccia grafica. Ormai hanno capito tutti che l’utente, grazie a delle icone, comunica piacevolmente con un personal computer. L’interfaccia grafica è il must delle applicazioni del futuro, è il mezzo che anche molti altri produttori di software si apprestano a utilizzare.
È il mercato, non il produttore, che, attraverso il suo consenso, propone le giuste scelte. Apple definisce delle linee di strategia, ma queste vanno intese ad ampio spettro, non certo limitate nelle loro interpretazioni a specifici temi.
Per citare l’ultima area, ad esempio: traning e insegnamento, questa non è necessariamente legata alle università o alle scuole. Ci sono applicazioni di insegnamento e di apprendimento nelle aziende quanto, se non di più di quelle che ci sono nell’area universitaria.
Le necessità di traning di tutti i tipi, nelle aziende, sono immense. E Mackintosh si sostituisce idealmente al ruolo del tutor, facilitando notevolmente quelle fasi di apprendimento che presuppongono un rapporto amichevole tra educatore e allievo.
Azioni specfìche in termini di comunicazione?
Ne faremo tante in termini di pubblicità, di presentazioni che saranno tutte focalizzate su questo tipo di messaggio: una certa macchina per aumentare la tua produttività, il tuo lavoro, articolando la parola continuità sui temi che ho prima introdotto. Ovviamente faremo azioni mirate ma il motivo principale sarà questo. Small Business: perché avete chiuso questo dipartimento lo scorso anno?
È stata fatta una modifica organizzativa. Ma ciò non implica quello che è il fatto strutturale. Se lo small business significa un’attenzione mirata alle applicazioni gestionali, evidentemente abbiamo interesse quanto ne abbiamo per tantissime altre applicazioni.
Se small business significa attenzione alla piccola e media azienda, certamente una delle cose che faremo di più nei prossimi mesi è di attuare azioni mirate alle piccole aziende.
Il discorso delle grandi aziende rimane strategicamente essenziale per Apple e sicuramente continueremo a muoverci in questa direzione. È quella la strada che darà ritorni maggiori non tanto all’Azienda Apple, quanto alla penetrazione di Mackintosh, alla sensibilizzazione degli sviluppatori, all’interesse generale per Mackintosh. Comunque non abbiamo preclusioni, ci interessano i professionisti, ci interessano (piccole, medie e grandi) le aziende, le banche. L’obiettivo è quello di mettere in evidenza la forza che non è in nessuna delle singole cose ma è nell’insieme delle potenzialità offerte. Questa non è una caratteristica limitata ai prodotti ma anche alla nostra rete di vendita. Come é risaputo, noi non vogliamo vendere direttamente e non abbiamo nessun piano per farlo.
La nostra convention con i rivenditori a Capri è stata dedicata a una serie di temi; oltre a quelli già esposti evidenzieremo il tema del rafforzamento del rapporto tra rivenditore e Apple poiché rimane confermato che questo è l’unico rapporto commerciale con cui Apple veicola i suoi sistemi hardware.
Aumenterete quindi il numero dei rivenditori?
Ci sono due scelte da fare per una società come la nostra: moltiplicare oppure aumentare il valore. Noi abbiamo scelto la seconda.
Quali le politiche di supporto agli sviluppatori di software? A Louis Gassée sembra stare molto a cuore chi ha buone idee! Ma come si attua questa politica? in Italia è possibile riferirsi direttamente a APDA (ndr. organismo a cui è demandato il supporto agli sviluppatori nordameri cani} negli USA o verrà istituito un centro interlocutorio in Italia o in Europa?
Quello che dice Gassée è profondamente vero. Negli Stati Uniti gli sviluppatori sono addirittura partner Apple. Negli USA esisteva ed esiste tuttora APDA che fino a qualche tempo fa distribuiva tutto il materiale di supporto agli sviluppatori. Da qualche tempo Apple ha riaccorpato APDA, e quindi l’attività di supporto è stata riportata in Apple. Un analogo tipo di iniziativa sarà ripreso in Europa, questo significa riappropriarsi direttamente degli strumenti di sviluppo per ottenere il massimo di sinergie e il massimo di qualità. Ciò non significa che chi abbia distribuito sino ad ora i materiali di sviluppo Io abbia fatto malamente. Rientra nei nostri obiettivi farlo, non è corretto pensare che sia qualcun altro e non noi a prendersene cura.
Vi state preparando all’Europa del 1992?
Fin da ora, tanto per fare un esempio, il nostro listino prezzi è allineato con quello di tutti gli altri Paesi Europei. Abbiamo un centro di distribuzione localizzato in Irlanda e a Parigi, è attivo un centro di ricerca e sviluppo dedicato all’Europa.
Le barriere diventano sempre più esigue e le sinergie sono già in pista.
Per noi il 1989 è già iniziato oggi.
TIZIANO TONIUTTI:
L’UOMO dei MOUSE…
da “la Repubblica Computer” del 15 ottobre 1998.
La Logitech di Guerrino De Luca domina il mercato del “topolini” da molti anni ed ora si muove alla conquista del mondo dei joystick, con il “force feedback”.

Anni e anni di esperimenti coi topi alla fine portano a dei risultati. Lo sa bene la Logitech, una società che grazie ai “topolini” del computer, i mouse che milioni di utenti utilizzano quotidianamente, ha creato un vero e proprio impero.
E ora Logitech, guidata da un italiano, Guerrino De Luca, responsabile dell’espansione dell’Industria, è seriamente intenzionata a lasciare il segno anche nel mercato dei joystick e dei dispositivi di controllo per i videogiochi.
Un business in vistosa espansione anche grazie ai nuovi sistemi di “Force Feedback”, in grado di trasmettere al giocatore sensazioni tattili, coordinate per intensità e dinamica a quello che succede sullo schermo di gioco.
Logitech circa 300 milioni di dollari all’anno. E l’attacco al mercato dei videogiochi, esigentissimo quando si tratta di sistemi di controllo, potrebbe aumentare il giro d’affari della società di almeno altri cento milioni di dollari.
De Luca ha le idee ben chiare in merito, perché intende associare il nome Logitech anche al mondo delle console come Playstation, Dreamcast e Nintendo 64, oltre che a quello PC. E De Luca, un italiano che ha diretto per anni reparti strategici di Olivetti ed Apple (nove anni di carriera dirigenziale, per poi uscire spontaneamente al rientro di Steve Jobs), sa che il prossimo passo nel settore dei joystick sarà l’affermazione del Force Feedback. Che nonostante la sua introduzione sia in ambito console che computer; è ancora lontano dal diventare uno standard.
Per questo Logitech lancia in questi giorni due dispositivi di controllo dotati di “ritorno di forza”: il primo è un classico joystick multifunzione, il Wingman Force, simile al Sidewinder Force Feedback di Microsoft per forma e controlli, e con il quale il joystick di Logi tech si pone in diretta concorrenza. Si tratta di una periferica dall’impostazione tipicamente PC, a base larga e con nove pulsanti, più dei controlli analogici e un ministick direzionale montato sulla leva. il secondo è un volante, il Wingman Formula Force, particolarmente indicato quindi per le simulazioni automobilistiche. Anche questa periferica dispone del sensore di Ritorno di Forza e nei giochi che lo supporteranno, guidare una macchina simulata offrirà sensazioni tattili differenti a seconda del tipo di veicolo: un fuoritrada su uno sterrato trasmetterà un certo tipo di vibrazioni al volante, differenti da quelle di una monoposto da Formula 1.
Entrambe le periferiche dispongono di un software di controllo, upgradabile via Internet, per personalizzarne le funzioni e adattare i comandi alle necessità dei giocatori. Sia il Wingman Formula Force che il Wingman Force dispongono dei sensori di Force Feedback basati sulla tecnologia I-Force di Immersion, normalente utilizzata per i robot. E tutti e due possono essere collegati al PC tramite Universal Serial Bus (USB) e la classica porta seriale.
Logitech tiene quindi un piede nello standard passato e uno in quello del futuro, per garantire la compatibilità delle sue periferiche con i PC di oggi e di domani.
GIUSEPPE MERONI.
IL TOPO HA PERSO LA CODA.
da “Capital” del Novembre 1999.
Oggi i mouse senza fili e il boom della video-mail. Poi la fine dei pc, inghiottiti dalla rete. Così il Presidente di Logitech vede nel suo futuro.
Ha disseminato sulle scrivanie di tutto il mondo oltre 250 milioni di topi.
Per questo si è meritato il soprannome di pifferaio magico, come il protagonista della celebre fiaba di Borwning. L”unica differenza dal mago di Hamelin è che i suoi, però, sono topi elettronici, e che la gente, a qualsiasi latitudine, li chiama mouse.

Guerrino De Luca, 46 anni, abruzzese di nascita e romano per studi (in Ingegneria elettronica), è il Presidente e Direttore generale di Logitech, la multinazionale fondata nel 1981 da tre studenti (due italiani e uno svizzero) riuniti dal destino all’Università di Stanford, e oggi leader mondiale in tutti quei prodotti elettronici che creano un legame tra uomo e computer: dai mouse alle tastiere, dalle microcamere agli amplificatori, alle postazioni di gioco.
Dopo 11 anni all’Olivetti di Ivrea («l”unico sbocco naturale, a metà anni 70, per qualsiasi giovane ingegnere elettronico»), De Luca deve gran parte della sua formazione al periodo trascorso a Parigi presso la Apple.
«Proprio la Apple», dice, «è famosa per l’attenzione posta nella ricerca delle forme più immediate e intuitive per l’uso dei suoi prodotti. E io, passando dal computer a tutto ciò che lo circonda sulla scrivania, ho cercato di traghettare in Logitech la stessa filosofia». Fino a tagliare la coda al topo, e cioè a eliminare i fili che invadono le scrivanie, intralciano il lavoro, legano i movimenti. Per poi passare a nuovi design, all’estensione del sistema cordless alle tastiere e agli amplificatori, all’introduzione di nuove funzioni di servizio (come l’ingresso automatico in Internet).
De Luca è così un ingegnere particolare, con una sensibilità per il marketing assai spesso estranea a chi proviene da studi rigidamente tecnici.
«In realtà», dice, «occorre intendersi sul significato di marketing. Io lo interpreto alla stregua di un ingegnere che vive a San Francisco, la città dove attualmente risiedo. E questo significa viverlo in modo assai differente rispetto a Londra, Milano o Parigi. In Europa, infatti, il marketing è considerato come qualcosa di assai prossimo alla pubblicità. Negli Stati Uniti, invece, è tutt’altro. È il tentativo di capire che cosa c’è nella testa della gente per cercare di intercettare e soddisfare i suoi desideri inespressi, le sue attese anche inconsapevoli. La pubblicità, che è forzatura sul mercato, non c’entra nulla. E se sviluppare il marketing in questa differente dimensione è relativamente scontato per i beni di largo consumo, meno ovvio è invece attivarlo per altri prodotti come, appunto, quelli di Logitech».
Chi usa il computer è, da questo punto di vista, un referente ideale. Non solo infatti ha desideri e aspettative, ma deve anche superare molti disagi e insoddisfazioni. E una recente ricerca europea ha rilevato che oltre due terzi di loro si sente attualmente insoddisfatto di come è organizzato il proprio posto di lavoro al computer, soprattutto dopo lunghi periodi di utilizzo.
«C’è quindi tantissimo da fare», dice De Luca, «e le prospettive per questo settore business sono enormi».
Qualche numero aiuta a comprendere. Nel primo trimestre dell’anno fiscale 2000 (che per Logitech va dall’aprile 1999 al prossimo marzo), il giro d’affari ha superato i 70 milioni di dollari, con un incremento del 63% sull stesso periodo dell’anno prima, una crescita del 215% dell’utile operativo e del 15% dell’utile netto. Anche se può sembrare un paradosso, sostiene De Luca, sarà proprio sulle interfacce e sulla scrivania e non per l’acquisto di nuovi computer, che si giocherà buona parte del futuro dell’industria informatica.
«Se guardo a un domani non immediato ma certamente prossimo», dice ancora De Luca, «penso che la macchina computer è destinata a scomparire. Tutto quanto è oggi memoria, potenza, hardware individuale, sarà interno alla rete. Servirà ancora, naturalmente uno schermo, e sarà uno scherma piatto, di pochi millimetri di spessore. Ma soprattutto sarà necessaria una serie di interfacce per ampliare e completare il rapporto oggi esistente tra l’uomo e il mondo informatico».
Come dire un problema di sensi. “Oggi il computer è ancora soprattutto vista. Ma sempre più tenderà ad ampliare il ventaglio dei sensi coinvolti in un sistema di comunicazione ormai senza tempi e senza confini”.
L’udito e il tatto sono già chiamati in campo. I nuovi mouse e le nuove console di gioco con risposta di forza sono il primo esempio di che cosa accadrà. Anche l’olfatto potrà essere coinvolto. Non ci sono, in linea di principio, limiti invalicabili.
Alcuni fenomeni, del resto, sono già evidenti. La passione per il gioco si sta trasferendo dalle PlayStation, in genere usate da giovani tra gli otto e i 17 anni, ai personal computer. L’età degli appassionati cresce in fretta, fino ai 30 anni e oltre e la richiesta è per prodotti sempre più completi, strutturati, coinvolgenti. Di più, questo fenomeno si accompagna al fatto che Internet è una straordinaria piattaforma di azione, e già oggi consente la partecipazione a un singolo gioco, contemporaneamente, di migliaia di uomini donne in ogni parte del mondo. Come sempre è avvenuto in questo campo, i ritmi di evoluzione e di cambiamento saranno rapidissimi.
«Sempre più persone», dice De Luca, «hanno ormai ben chiaro che piuttosto di investire molto denaro per cambiare un pc e guadagnare qualche frazione di potenza, è assai meglio spendere una cifra inferiore e sfruttare appieno tutte le possibilità di quello che hanno. Così, per esempio, credo che a partire dalle prossime settimane, con l’immissione sul mercato di una gamma di microcamere per la ricetrasmissione di messaggi video, già nascerà un modo nuovo, rivoluzionario e straordinariamente economico di corrispondere e dialogare in rete. E tra sei mesi si andrà oltre».
Resta solo da chiedersi che fine faranno vecchi elettrodomestici come la televisione. Ma al riguardo De Luca, a sorpresa, inverte la rotta. «È vero», dice, «che è in atto una convergenza tra i diversi sistemi informativi. Ma l’Industria è troppo ghiotta e ha troppo interesse a mantenere in vita una certa varietà di strumenti. Eppoi, a ben pensare, l’uomo ha soprattutto due modi per stare seduto: quello da lavoro; volto in avanti, verso la scrivania; e quello rilassato, del riposo e del tempo libero, da divano. Non è quindi così ovvio per la gente accettare, nel momento del relax, un strumento come il computer, che evoca la giornata di lavoro. Soprattutto quando queste due situazioni, lavoro e riposo, sono percepite in alternativa tra loro».
E forse anche per questo la scrivania tenderà ad essere, nei prossimi anni, sempre più semplice, colorata, allegra.
MARCO DE MARTINO.
Un ITALIANO nel REGNO dei MOUSE.
(da “Panorama Next” del 16 marzo 2000)

Il Capo della più grande Azienda di accessori per pc, la Logitech, si chiama Guerrino De Luca, lavora nella Silicon Valley e si considera “tecnologico con giudizio”. E dagli americani ha preso la scarsa passione per i cellulari.
Guerrino De Luca è l’uomo dei mouse. IL’Azienda da lui guidata, la Logitech, ne produce di ogni forma e colore: trasparenti e rotondi per l’iMac o grigi e bom bati per la Compaq. Solo l’anno passato circa 50 milioni di computer di varie marche sono stati venduti con un mouse fabbricato dalla Logitech. Che nello stesso periodo ha fatturato circa 1000 miliardi di lire grazie anche ad altri 25 milioni di gadget: mouse senza fili o tridimensionali ma anche webcam, tastiere ergonomiche e casse che non sfigurano accanto al computer.
«Siamo nelle mani di milioni di persone ma ancora non tutti ci conoscono» dice De Luca, uno dei pochi italiani che contano nella Silicon Valley, dove da due anni dirige la Logitech a Fremont.
Per arrivare in ufficio De Luca passa ogni giorno due ore chiuso in macchina sulla I 101, l’autostrada del nuovo sogno americano, che collega i sobborghi tecnologici a San Francisco, la città dove ha scelto di vivere:
«Non me la sentivo di abitare in una zona dove tutti lavorano nell’Elettronica o nella Finanza, e dove non c’è diversità culturale». Unica arma della sua vita da pendolare un vecchio car phone della Motorola che non si può neanche staccare dalla macchina: «Mi rendo conto di essere poco italiano, dato l’entusiasmo dei miei connazionali per i cellulari, ma la tecnologia secondo me va usata con giudizio».
De Luca, 47 anni, ha iniziato la sua carriera come Ingegnere all’Olivetti di Ivrea per poi passare alla Apple nel 1987. Prima Capo europeo del marketing con sede di lavoro a Parigi, si trasferì poi nella Silicon Valley per dirigere la Claris che era allora la software house interna dell’Azienda di Cupertino. Dove rimase fino a che non fece il suo trionfale ritorno Steve Jobs:
«Steve mi chiese di rimanere come Capo internazionale del marketing: io accettai e rimasi per alcuni mesi solo per scoprire che in realtà il capo del marketing della Apple era lui, che dirige anche ogni altro reparto dell’Azienda con la genialità che lo contraddistingue».
Fu così che De Luca decise di cambiare. Alla Logitech passa la metà del suo tempo lavorativo viaggiando. Verso Taiwan e Losanna, dove vengono progettati i mouse e le altre periferiche della Logitech, e verso Shanghai in Cina dove vengono prodotte. Fedele al suo credo di homo technologicus sì, ma con giudizio, il suo è un bagaglio leggero: «Ho un cellulare Nokia solo in Italia, dove è impossibile farne a meno, ma altrove non ho bisogno di niente: mi basta usare intensamente la mia segreteria telefonica in California».
L’agenda è su un Palm Pilot V che non può accedere a Internet:
«per ora penso che il Web sia usato al meglio solo sullo schermo di un computer».
Il suo è un Toshiba Portégé 7020. Perché non un Apple?
«Perché il sistema di comunicazione della nostra Azienda, il Notes della Lotus, non è ancora disponibile su Mac».
Paradossalmente lui, il più grande produttore di accessori di computer del mondo, è costretto a viaggiare con una borsa carica delle prese telefoniche che servono a collegare il computer a Internet:
«È la mia frustrazione più grande: perché non si usa la piccola presa telefonica americana in tutto il mondo? Perché in Italia molte prese del telefono somigliano ancora a quelle dei cavi per l’alta tensione?»
UMBERTO TORELLI.
FILA DI MOUSE…
da “CorrieEconomia” del 30 ottobre 2000.
Sono i 300 milioni di pezzi prodotti da Logitech, che oggi punta su web senza fili, webcam ed e-commerce.
Trecento milioni di pezzi. Tanti sono i mouse prodotti da Logitech, dalla Terra alla Luna!

Un numero da Guinness dei primati. Mettendoli tutti in fila si forma una cordata che andrebbe dalla Terra alla Luna. Mai come in questo momento, l’Azienda svizzera che nel 2001 compirà 20 anni marcia a gonfie vele. Leader di mercato dei dispositivi periferici per pc, conta oggi 3.500 dipendenti con un fatturato di 615 milioni di dollari. Da maggio ’99 le sue azioni sul mercato di Zurigo sono salite del 430%, garantendo agli investitori un utile netto di 13,7 dollari per azione.
Ora le nuove strategie di mercato, in atto da due anni, la stanno portando verso il mondo Internet. Artefice del passaggio è Guerrino de Luca. Un italiano di successo nel panorama hi-tech internazionale. Abruzzese, 47 anni, una prima esperienza alla fine degli anni ’70 nell’incubatore dell’Olivetti ad Ivrea. Poi una permanenza in Apple Italia, a Parigi, per sviluppare il marketing europeo. Infine in California con Claris, la software house della “mela”.
Nel 1998 approda in Logitech come Presidente e Ceo. Ha nuove idee. Con l’aiuto di un team internazionale inizia a traghettare l’Azienda dei mouse verso la New Economy. Dice: “Logitech è nota nel mondo per i ‘topolini’ con e senza coda. Negli scorsi anni abbiamo creato joystick e tastiere definiti come il ‘sensware’ del computer. Oggi lavoriamo sui dispositivi che diventeranno le interfacce umane dei prossimi comunicatori di Rete”.
Ecco perché Guerrino guarda con interesse al settore del “mobile” ed ha siglato un importante accordo con Motorola. L’obiettivo? Introdurre sul mercato una nuova generazione di periferiche cordless basate sulla tecnologia Bluetooth. Lo standard emergente a radio frequenza (vi aderiscono oltre 1.800 Aziende tra cui 3Com, Ericsson, Ibm, Intel, Lucent…) che permette di collegare computer portatili con telefoni cellulari e dispositivi palmari. La sua operatività garantisce semplicità di connessione, per fruire “on the road” di servizi Internet.
Oltre ai cordless, bene accetti dagli utenti perché l’assenza di fili libera spazio sulla scrivania, il nuovo boom delle vendite di casa Logitech spetta alle webcam. Le fotocamere digitali da posizionare vicino al pc come “occhi elettronici”. Lo scorso anno ne sono stati venduti oltre due milioni di pezzi, con una crescita prevista per quest’anno di ben sei volte. Una recente ricerca Forrester le posiziona come prodotti di punta, prevedendo che nei prossimi 5 anni il 90% delle famiglie americane ne possiederà una. “La maggiore applicazione delle webcam non riguarda però l’utilizzo di apparecchi per videoconferenza – dice ancora Guerrino De Luca – bensì la trasmissione di immagini da inviarecome file di posta elettronica, che diventano così messaggi multimediali completi di video e suoni”. Non per nulla Logitech ha creato un nuovo servzio per incentivare la crescita di queste “comunità virtuali”. Si chiama Spotlife. È un’Azienda spin-off nata con l’aiuto del venture capital di Atlas Venture, uno tra i maggiori investitori Usa della New Economy. In pratica ogni cybernavigante realizza un video con la webcam, inviandolo poi ad uno dei canali del sito. A questo punto l’utente/regista decide a chi comunicare la password per catturare il filmato via Internet. Per guardarlo basta disporre di un software di lettura, scaricato gratuitamente on line. Una tecnologia di “personal broadcasting” per trasmettere presentazioni di lavoro, cataloghi virtuali, corsi on line. Ma anche per rendere pubblici avvenimenti familiari come matrimoni e compleanni.
Un felice esempio di business a due binari, da “vecchia economia”, trasportato in Rete. Da una parte Logitech è presente nell’infrastruttura Internet, dall’altra nelle vendite di webcam. L’ultimo interesse dell’Azienda svizzera riguarda la frontiera dell’homebanking e dell’e-commerce. “Ecco perché abbiamo acquisito il 40% delle quote di Covadis – dice Carlo Altichieri Direttore di Logitech Italia – una società di Ginevra attiva nelle soluzioni per il commercio sicuro su Internet che integra il suo software con i nostri dispostivi hardware”.
I progettisti Logitech stanno già sperimentando tastiere con sensori per il riconoscimento delle impronte digitali, ma si parla anche di sofisticate tecnologie su smart-card: Un chip sarà in grado non solo di riconoscere l’identità dell’utente, ma funzionerà anche da portafoglio elettronico per titoli ed operazioni di Borsa.
MARCO MAGRINI.
IL PIFFERAIO MAGICO …
da “Il Sole 24 Ore” dell’S luglio 2001.
L’eroe della fiaba li scacciava dalle case. Il Manager Guerrino De Luca invece, vende milioni di “mouse” in tutto il mondo. Con profitti da favola.

Come il pifferaio di Hamelin, anche Guerrino De Luca ha molto a che fare con i topi. Ma è come se fosse un pifferaio magico alla rovescia. Il personaggio della fiaba dei fratelli Grimm usava la sua arte per ammaliare un’orda di ratti, portarli fuori dalle case e infine spingerli inebetiti dentro le acque del fiume ad annegare. De Luca invece, ai suoi topi – che preferisce chiamare mouse – fa il maquillage e li rende addirittura intelligenti, con il preciso obiettivo di portarli a fiumi in direzione delle case.
De Luca non viene da un paesino tedesco. Nato vicino a Chieti 48 anni fa, ora lavora a Fremont, poco più di un villaggio industriale sul lato orientale della Baia di San Francisco. È il pifferaio magico – ma lui preferisce dire Ceo, chief executive officer – della Logitech, l’Azienda mezza europea e mezza americana che è numero uno al mondo nella produzione di mouse, videocamere, tastiere e altre periferiche per persona! computer.
Che sia un po’ magico, lo dice il tabellino di marcia della Logitech, che negli ultimi dieci trimestri ha inanellato dieci record delle vendite (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente). E lo conferma la capitalizzazione di Borsa della Logitech, quotata in Svizzera e a New York: volata da un minimo di 5 a un massimo di 39 dollari per azione ai tempi della tecnoeuforia, oggi quotata intorno ai 30, con solo un modesto ritocco rispetto al record. Tutto questo, mentre i produttori di persona! computer e, a cascata, quelli di microprocessori, sono fermi in mezzo al mare per la bonaccia di un mercato che ha smesso di crescere.
“La verità – si schernisce De Luca – è che la clientela vede i nostri prodotti un modo poco costoso di ampliare le possibilità del computer che già hanno, e che non vogliono sostituire.
L’avventura parte da Ivrea, a metà degli anni ’70, quando il neoingegnere De Luca arriva alla Olivetti poco prima che Carlo de Benedetti mettese piede nel capitale dell’Azienda. Erano gli anni ruggenti della Silicon Valley alla piemontese.
“Nel dipartimento ricerca e sviluppo della Olivetti affluivano talenti da tutta Italia. Si respirava un’atmosfera entusiasmante. E siccome non ero abbastanza bravo, mi misero a capo di una squadra di ingegneri”, racconta tra il serio e il faceto.
Fatto sta che dopo otto anni De Luca passa a guidare il marketing della Apple, prima in Italia e poi al quartier generale europeo di Parigi. Un altro periodo d’oro. “A quel tempo Windows praticamente non esisteva, la Apple era ricchissima e cresceva a ritmi esponenziali”, dice. Fin quando non accetta l’invito a trasferirsi a Cupertino, in California, come Capo del marketing e della divisione software. Una divisione che poi diventerà una società, la Claris, piccola isola felice quando la Apple, nel buio periodo della gestione di Mike Spindler prima e di Gil Amelio dopo, rischia seriamente di scomparire. A salvarla, ci penserà più tardi Steve Jobs, il fondatore cacciato dalla porta di servizio e rientrato col tappeto rosso da quella principale.

Fatto sta che dopo otto anni De Luca passa a guidare il marketing della Apple, prima in Italia e poi al quar tier generale europeo di Parigi. Un altro periodo d’oro. “A quel tempo Windows praticamente non esisteva, la Appie era ricchissima e cresceva a ritmi esponenziali”, dice. Fin quando non accetta l’invito a trasferirsi a Cupertino, in California, come capo del marketing e della divisione software. Una divisione che poi divente rà una società, la Claris, piccola isola felice quando la Appie – nel buio periodo della gestione di Mike Spindler prima e di Gil Amelio dopo – rischia seriamente di scomparire. A salvarla, ci penserà più tardi Steve Jobs, il fondatore cacciato dalla porta di servizio e rientrato col tappeto rosso da quella principale.
Fu più o meno a quel punto – tre anni fa – che de Luca riceve una telefonata da un conterraneo della provincia di Chieti, peraltro mai incontrato prima: Pierluigi Zappacosta, cofondatore della Logitech, l’Azienda svizzera naturalizzata americana e cittadina del mondo. “Vuol venire a fare l’Amministratore delegato?”, gli chiede. Risposta affermativa. “Non potevo fare il capo del marketing con Jobs – spiega De Luca – perché il capo del marketing sarebbe sempre stato lui”.
A Cupertino non c’era spazio per i pifferai magici. A Fremont, sull’altra sponda della Baia, sì.
Al suo arrivo, nel febbraio del ’98, la situazione non è delle migliori. La Logitech aveva appena venduto le attività di produzione degli scanner, in pesante perdita. “Ma la nuova strategia – dice De Luca – era già disegnata: produrre meno in conto terzi e affermare il marchio Logitech agli occhi dei clienti finali”.
Così il Manager italiano conduce in porto due acquisizioni: Quick cam (videocamere per Pc) e Labtec (periferiche audio). Poi mette in cantiere una media di trenta nuovi prodotti all’anno iniettando innovazione a getto continuo anche in una commodity apparentemente banale come i topi, o mouse che dir si voglia.
La Logitech ad esempio, è stata la prima ad affermare mouse e tastiere senza fili con una tecnologia di proprietà battezzata Palomar – fino a diventare leader in questo segmento. Adesso si prepara a integrare Palomar con Bluetooth, il nuovo standard di comunicazione radio fra computer periferiche e device portatili.
Il tutto, operando in un mercato dove, oltre a una pletora di piccoli concorrenti che l’Azienda svizzera di Romanel-sur-Morges ha battuto da tempo, compete il colosso Microsoft e nel quale è entrata di recente anche lntel, decisa – proprio come aveva fatto Logitech – a sfruttare la forza del proprio marchio per avere una presenza nel settore consumer (sin qui con modesti risultati, per la verità). Nell’esercizio fiscale chiuso al 31 marzo, Logitech ha fatturato 761 milioni di dollari, il 24% in più sul precedente. L’utile netto, se si escludono i 3,3 milioni di costi associati all’acquisizione Labtec, è stato di 48,8 mln (+61%).
“Uno dei nostri punti di forza – osserva De Luca – è quello di essere veramente internazionali, più di ogni altro concorrente”. Tanto la produzione che la ricerca sono divisi fra Fremont, Romanel e Taiwan, terzo pilastro del mappamondo sulla scrivania di De Luca. I mercati Usa e Ue rappresentano circa il 40% del volume d’affari e il 20% viene dall’Asia.
“Il che – aggiunge l’Amministratore delegato- ci rende neutri rispetto alle periodiche oscillazioni delle singole aree geografiche”.
In ogni caso nessuno può dubitare che la scelta giusta sia stata quella di scommettere sul mercato consumer: nell’ultimo esercizio, l’83% del fatturato è venuto da lì. Se la Logitech fosse rimasta agganciata al grande carro dell’industria dei personal computer – come faceva fino a qualche anno fa – oggi sarebbe inevitabilmente in crisi.
Guardandosi indietro, né la Logitech, né il suo Amministratore delegato hanno dei rimpianti.
“Immagino che un giorno tornerò a vivere in Europa – confessa De Luca – ma certo non per lavorare: qui in California, l’ambiente lavorativo è semplicemente esaltante”.
Certo, abitare a San Francisco con moglie e due figlie, e poi andare ogni giorno a Fremont ha i suoi svantaggi.
“Il traffico verso sudest e verso la Silicon Valley è peggiorato negli ultimi anni: se la mattina non esco di casa alle 6, rischio di metterci due ore”.
Ma non è questo il punto.
“Ogni tanto, qualche Collega europeo dice di non invidiarmi, per l’importanza e le attese che gravano sui bilanci trimestrali delle Società quotate a Wall Street. Io la penso al contrario: non c’è sistema più efficiente di questo, per imporre una disciplina operativa ai Manager di un’Azienda. Io sento di dover lavorare nell’interesse del board e anche di tutti gli azionisti, piccoli o grandi che siano. Qualunque strategia tu intraprenda, l’obiettivo è solo quello di creare valore. Nessun altro possibile doppio fine. Se non lo fai, il mercato ti punisce un secondo dopo”.
Al momento, il Nasdaq e la borsa svizzera (dove l’Azienda ha varato uno stock split di 1 a 1O, sulla scia della nuova legge elvetica sui titoli mobiliari) sono lì che applaudono: per l’esercizio fiscale 2002, cominciato ad aprile (di quest’anno, ndSG), la Logitech prevede un aumento dei ricavi nell’ordine del 25 per cento. E il trimestre in corso portebbe riservare l’undicesima crescita consecutiva.
Guerrino De Luca assicura di conoscere già le strade da imboccare nell’immediato futuro: allargarsi ad altri mercati contigui (come ha fatto di recente, producendo uno strumento di controllo per la Playstation) e sviluppare nuovi prodotti adatti alla banda larga (ad esempio videocamere con una più alta risoluzione dell’immagine).
E i topi? Beh, fatturati e utili netti non dipendono più solo da loro. Ma sono pur sempre topi innovativi. Sono colorati, pensano, hanno le antenne. E anche quando per i pc non c’è mercato, i topi della Logitech ballano.

CURRICULUM VITAE.
- nato a Lanciano il 30 Settembre 1952
- sposato con Daniela dal 1978; due figlie: Chiara (22 anni) e Ottavia (15)
- vive a San Francisco (California) dal 1994
- Laureato in Ingegneria nel dicembre del 1974 con 110 e lode
- parla inglese, francese e tedesco
- Da studente è sempre stato appassionato di matematica e latino; della tecnologia ha sempre privilegiato gli aspet ti logici, l’innovazione e gli stimoli intellettuali.
- Dopo la laurea ha fatto il borsista universitario e la scuola di specializzazione in Teoria dei Sistemi e Controlli Automatici.
- Dal 1977 ha lavorato alla Olivetti di Ivrea, allora in pieno sviluppo nella trasformazione da meccanica ad elettronica e poi ad informatica. È rimasto ad Ivrea per 11 anni fino al 1988. Prima Ingegnere, poi manager di ingegneri.
- Ha progettato minicomputer, reti di comunicazione dati, centraline telefoniche voce/dati, reti locali.
I primi incarichi di management nel 1981 (progetto siste mi), nel 1984 (progetto di architetture di comunicazione) e poi il passaggio a funzioni integrate, di sviluppo prodotti e di marketing, sempre nei sistemi, nei minicomputer e nelle reti di comunicazione. - Nel 1989 approdò alla Apple Computer, prima in Italia per un anno e poi in Francia nella sede europea di Parigi ove rimane per cinque anni come Vicepresidente marketing Apple Europa con la responsabilità delle politiche di prodotto e distribuzione in Europa dell’Azienda californiana.
- Dopo diversi incontri con Bill Gates riuscì a convincere Microsoft a sviluppare più programmi per il Macintosh in Europa che consentì di lanciare in Europa il primo computer a meno di 1.000 dollari; venne creata la prima piattaforma multimediale e i primi CD ROM. In cinque anni in Europa, il fatturato e i profitti di Apple si moltiplicarono per tre.
Nel 1994 si è trasferito in California nominato Presidente della Claris Corporation, la filiale software di Apple. Con Claris ha fatto la sua prima esperienza di General Management, occupandosi di ricerca e sviluppo, vendita, marketing, finanza, operazioni e amministrazione.
Negli anni dal 1995 al 1997, Claris è cresciuta diventando un elemento importante dei profitti di Apple Computer. Dall’inizio del 1998 ad oggi è Amministratore Delegato e Direttore Generale (in inglese President and CEO) della Logitech International, leader mondiale delle interfacce uomo-computer: mouse, tastiere, videocamere per PC, speaker multimediali, periferiche di gioco, cuffie, microfoni insomma tutto quello che connette i sensi (la vista, il tatto, l’udito) con l’informazione digitale e l’internet. - Logitech è una Azienda svizzera, quotata in borsa a Zurigo (SWX) e New York (Nasdaq) con sede centrale operativa in California e centri di ricerca e sviluppo in Svizzera, Taiwan e California. Impiega 3.500 persone e il suo centro di produzione è nella Repubblica Popolare Cinese e management americano, francese, tedesco, svizzero, cinese, italiano e indiano.
- Dal 1998 Logitech si è sviluppata costantemente con una crescita del volume di affari del 30% anno dopo anno, attraverso una serie di importanti trasformazioni, un forte impulso di marketing ed un significativo ampliamento della linea dei prodotti.
- La capitalizzazione di borsa da circa 400 miliardi del 1998 ha superato i 3000 miliardi oggi; 80 milioni di prodotti costruiti e venduti all’anno, una presenza internazionale e un’importante notorietà del marchio, fanno di Logitech un esempio di Azienda europea che ha saputo diventare un leader internazionale nell’alta tecnologia.
- La rivista di business della Svizzera francese “BILAN” lo ha nominato Manager dell’anno nel 2000.