Associazione Culturale
Il Frentano d’Oro

Dominick Salvatore


VI Edizione de “Il Frentano d’Oro”, Lanciano 23 agosto 2003
COLLEGIO dei RAGIONIERI di LANCIANO “IL FRENTANO d’ORO”.
Il Premio al Prof. Dominick Salvatore.

Il Prof. Dominick Salvatore

Prof. DOMINICK SALVATORE, Economista, Professore Universitario alla Fordham University di New York, Consulente Economico delle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale.
Alla Cerimonia di consegna del premio sono intervenuti quali Relatori il Prof. Carlo Pace, Presidente di Sviluppo Italia ed il Prof. Carlo Secchi, Magnifico Rettore della Università Bocconi di Milano.

IL FRENTANO D’ORO.
È un premio che viene assegnato annualmente ad una persona nata nella Frentania che si è resa benemerita in ambito nazionale ed internaziona­ le nel campo delle scienze, della cultura, del!’arte, dell’economia e della professione, dando lustro alla sua Terra di origine.
L’intento è quello di conservare con atti tangi­bili, la memoria delle persone che hanno onora­ to la nostra terra nei suoi valori più nobili ed ele­ vati dal punto di vista intellettuale, morale, pro­fessionale, artistico e filantropico.
L’iniziativa è stata promossa nel gennaio del 1998 dal Collegio dei Ragionieri di Lanciano, nel­ l’ambito delle sue attività culturali.

ALBO d’ORO dei GARANTI.
I Edizione 1998: Maestro MARIO CEROLI, Scultore, conosciuto in tutto il mondo e definito dalla critica internazionale il moderno Leonardo, che trasforma in arte i più umili elementi della natura. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori i critici d’arte Prof. Domenico Policella e lo studioso di Etnia Frentana Padre Gian Maria Polidoro Frate della Porziuncola Madonna degli Angeli di Assisi.

II Edizione 1999: Prof. MARCELLO DE CECCO, insigne Economista, Professore ordinario di Economia Monetaria, Storico ed Editorialista di prestigiose testate di giornalismo economico. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori il Prof. Luigi Spaventa, già Ministro del Tesoro ed il giornalista Paolo Gambescia.

III Edizione 2000: Prof. ALESSANDRO PACE, eminente Costituzionalista, Professore ordinario di Diritto Costituzionale. Alla cerimonia sono intervenuti come relatori il Prof. Leopoldo Elia emerito Presidente della Corte Costituzionale ed il Prof. Carlo Mezzanotte, Giudice Costituzionale.

IV Edizione 2001: Ing. GUERRINO DE LUCA, Amministratore Delegato e Direttore Generale della “Logitech International”, leader mondiale dell’alta Tecnologia. Alla cerimonia è intervenuto come relatore dagli Stati Uniti l’Ing. Enzo Torresi “Venture-Capitalist”, fondatore delle più prestigiose aziende americane di informatica.

V Edizione 2002: Maestro DONATO RENZETTI, Direttore d’Orchestra, nome tra i più insigni nel panorama concertistico nazionale ed internazionale. Alla cerimonia sono intervenuti quali relatori: il Prof. Walter Tortoreto Direttore dell’Istituto di Musica della Università degli Studi dell’Aquila ed il Prof. Piero Rattalino, Direttore artistico del Teatro Massimo di Catania.

RIFLESSIONI storiche del nostro Giornalista Mario GIANCRISTOFARO.
Lo Storico Domenico Romanelli e le “ricompense pubbliche”.
Compie quest’anno ventitre anni di vita, il Premio “Il Frentano d’Oro”, ma il suo significato autentico affonda nella storia secolare della gente frentana. Ecco, si dirà, il solito campanilismo duro a morire. E invece no: è tutto scritto e codificato, nero su bianco.

PRESENTAZIONE del Giornalista Mario GIANCRISTOFARO.
In genere, i “Premi”, a parte quelli che si pos­sono giovare di una valenza istituzionale fino a rappresentare un po’ lo storia del nostro Paese, non vanno oltre lo spazio di qualche anno. Diffi­coltà economiche e problemi vari, a volte persino forme assurde di gelosie, finiscono con lo scorag­giare anche chi è animato da tanta buona volontà. Per la verità, va anche aggiunto che molti “Premi” nascono male, magari sull’onda di una emotività passeggera, senza avere come insosti­tuibile punto di riferimento una persona che sap­pia coniugare passione e capacità organizzativa, disponibilità e rigore, impegno e perseveranza. Il “Frentano d’Oro” è un Premio che ha avuto, e continua ad avere, la fortuna di essere stato ideato, e poi gestito negli anni, proprio da una persona che tali doti raggruppa: Ennio De Benedictis, presi­dente del Collegio dei Ragionieri di Lanciano. Certo ci sono altri collaboratori, tutti  preziosi, ma, e lo dico a titolo scaramantico, se Ennio De Benedictis dovesse mollare, non scommetterei sulla continuità del Premio.

Il Giornalista Mario Giancristofaro con il Premio “Il Frentano d’Oro”

La “forza” di un premio è sempre racchiusa nella “forza” del Premiato. E anche questo spiega il successo e la continuità del “Frentano d’Oro”, che quest’anno giunge alla sesta edizione. Nelle note precedenti, sono state ricordate le personalità, tutte di chiara fama internazionale, che hanno ricevuto il Premio negli ultimi cinque anni. Per il 2003, la scelta è caduta su un altro personaggio prestigioso, che porta alto il nome della Frentania: il Professor Dominick Salvatore, nativo di Villa S. Maria, economista famoso, docente alla Fordham University di New York, Presidente di Economia dell’Accademia delle Scienze della stessa Città, Consulente economico alle Nazioni Unite, al Fondo monetario internazionale, Autore del più venduto testo di economia internazionale negli Stati Uniti e nel mondo.
Ma il prestigio e gli impegni non hanno fatto dimen­ticare al Professor Salvatore la sua Terra di origine. L’amore che ne porta sempre con sé si può rilevare dalle testimonianze presenti in questa pubblicazione e dalla gioia intensa che ha mostrato nell’apprendere di essere stato designa­to per il “Frentano d’Oro 2003”.
Economisti ed esperti, tra cui il Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, nel dibattito che accompagna il conferimento del “Frentano d’Oro 2003” e in alcune pagine di questa pubbli­cazione, che ho avuto l’onore di curare, si soffer­meranno, con la necessaria competenza, sull’Eco­nomista Dominick Salvatore: in estrema sintesi, chiaramente, perché per parlare in modo esaustivo del nostro Premiato non basterebbe un lungo master post-universitario.
Io voglio solo mettere in risalto come, durante una giornata trascorsa a Villa S. Maria, mi sia stato possibile registrare il profondo legame che unisce il grande Economista alla sua Terra natia, gli affetti mai venuti meno, i ricordi mai cancellati. Come dire che anche quest’anno il Premio “Il Frentano d’Oro” ha tenuto fede agli ideali che sono alla base della sua istituzione.

iL LOGO de “Il Frentano d’Oro” su bozzetto del M° Mario Ceroli, I Garante del 1998.
… e questa la “Sfera dell’Uomo Vitruviano” del M° Caroli.
Orafo il M° Pietro Ferrante”, Castel Frentano

IL FRENTANO D’ORO Edizione 2003,
Assegnato al Professor Dominick SALVATORE.
La motivazione del Presidente Collegio dei Ragionieri di Lanciano, Ennio DE BENEDICTIS.
Aveva quindici anni, Dominick Salvatore, quando ha lasciato Villa Santa Maria, dov’è nato, per emigrare negli Stati Uniti d’America con i geni­tori. E da molti anni ormai studia, lavora e vive a New York, dove è divenuto Professore nell’Univer­sità che l’aveva laureato.
Ma non ha mai smesso di ritornare nella sua città. Ed è a Lanciano ogni anno, anche ora che il suo nome è noto in tutto il mondo.
Tuttavia la sua forza più autentica è soprattut­to nella chiarezza e nella semplicità del linguaggio, in quella capacità espositiva che, oltre a farne uno dei più apprezzati Editorialisti di autorevoli ed importanti giornali, ha incredibilmente trasforma­to alcuni suoi libri scientifici in veri e propri bestseller; tradotti in quattordici lingue e venduti a milioni di copie.
Questa spiccata competenza comunicativa, peraltro, non è casuale.
Nasce dalla saldezza culturale, e anche morale, di chi ha voluto e saputo mantenere fermo l’ancoraggio alle proprie radici, di chi non s’è lasciato travolgere dal rischio di svuotamento interiore che sempre s’accompagna all’arricchimento degli oriz­zonti di vita offerto dall’emigrazione.

Il Fondatore e Presidente della Associazione,
Rag. Ennio De Benedictis

Vorremmo poter dire che la chiave del successo di Dominick Salvatore è in quel suo immancabile periodico ritornare nella sua città, nel legame sempre mantenuto con la sua Terra d’origine.
Ed è soprattutto questo che di Lui si vuol premiare con il Frentano d’Oro.

Lettera del GOVERNATORE della BANCA d’ITALIA, ANTONIO FAZIO, al PRESIDENTE ENNIO DE BENEDICTIS in occasione del conferimento del Premio il “Frentano d’Oro” al Prof. DOMINICK SALVATORE, un riconoscimento ambìto e prestigioso.
IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA, Antonio Fazio, Roma, 5 agosto 2003.
Ill.mo Signor Rag. ENNIO DE BENEDICTIS, Presidente Premio “Il Frentano d’Oro” LANCIANO (Ch).
Esprimo le mie più vive congratulazioni al Professor Dominick Salvatore per il conferimento de “Il Frentano d’Oro”; un premio che, desti­nato a quelle persone nate nella Frentania che hanno particolarmente onorato l’Italia nel campo della cultura, dell’economia e delle professioni, ha acquisito, in questi anni, un crescente rilievo. Il premio ricorda anche la fierezza e il valore dei Frentani, questo Popolo prima nemico e poi alleato dei Romani contro Pirro; ma capace anche, successivamente, di sollevarsi contro Roma per ottenere il diritto di cittadinanza. Il Prof. Salvatore è un benemerito della cultura italiana, statunitense, internazionale, per i suoi scritti, diffusi in tutto il mondo, per l’autorevolez­za della dottrina e della pratica accademica, per l’impegno professionale e civile, in particolare nella consulenza all’ONU e al Fondo monetario internazionale.
Il campo dei suoi interessi culturali, che vanno dall’economia internazionale alla teoria macroeconomica, dalt’econometria all’eco­nomia dello sviluppo, ne fanno una straordinaria personalità del mondo scientifico. Le sue pubbli­cazioni, fondamentali, sono numerosissime.
Egli rappresenta quella schiera, purtroppo non ampia, di Scienziati dell’Economia che met­tono il loro eccezionale sapere e le robuste capa­cità di analisi, impeccabili dal punto di vista teo­rico, al servizio dell’agire della Politica: mai a questa subordinando il proprio patrimonio scientifico, ma nel contempo mai chiudendosi nella “torre eburnea” del sapere astratto. Del resto, l’Economia, nel significato etimologico, non è che “legge, amministrazione della casa”, con ciò escludendo la sufficienza dell’astrattismo dottrinale.
Più in generale, la vicenda professionale e umana del Professor Salvatore – al quale mi lega una lunga consuetudine intellettuale e amicale – è emblematica del livello delle potenzialità anali­tiche e propositive presenti nel nostro Paese, per esprimere compiutamente le quali molti giovani hanno dovuto emigrare in altri Paesi, quivi cogliendo le maggiori opportunità offerte a chi vuole fare avanzare la ricerca di base, nei più svariati campi, e le sue applicazioni.
È un  punto, cruciale, con il quale oggi ci con­frontiamo: l’avvenire del nostro Paese riposa, in particolare, sullo sviluppo della ricerca, sulla diffusa introduzione delle nuove tecnologie con la capacità che esse hanno di stimolare una nuova organizzazione della produzione, sull’accresci­mento del sapere.
Le sfide competitive si affrontano e possono essere vinte non chiudendosi in superati prote­zionismi, ma con la capacità di rispondere alle nuove impostazioni di altri Paesi facendo evolve­re il nostro tessuto produttivo verso la produzione di beni con più elevato valore aggiunto, orien­tando l’economia verso settori tecnologicamente avanzati, facendo sviluppare la piccola impresa – che ha avuto e ha un ruolo fondamentale per il nostro sistema economico – verso la creazione di imprese di maggiori dimensioni nelle quali è più facile sviluppare la Ricerca, come punto di forza nella competizione.
Dobbiamo continuare nell’a­zione per rimuovere i fattori che limitano le dimensioni delle imprese. Occorre aumentare la produttività e recuperare competitività.

Da sin.: Marcello De Cecco, Garante 1999, il Premiato, Dominick Salvatore,
Ennio De Benedictis, Donato Renzetti, Garante 2002

Ciò implica intervenire positivamente anche sugli Enti della Ricerca.
Come di recente ho ricor­dato, gli sforzi per migliorare l’istruzione secon­daria e universitaria devono essere accompagna­ti da un aumento dei fondi destinati alla ricerca e all’innovazione e da un loro più efficiente uti­lizzo. Va promossa, sempre più, una sintesi avan­zata tra sapere umanistico e sapere scientifico.
Dobbiamo far sì che tutti i giovani, direi soprat­tutto quelli che hanno potenzialità per avviarsi lungo la strada così ammirevolmente percorsa da Dominick Salvatore, possano dare il loro contri­buto al nostro Paese, qui in Italia, dove è necessario che si realizzino tutte le condizioni per un ele­vato impegno di studi avanzati e di professionalità.
Prova dell’impegno civile di Dominick è anche la collaborazione con la Stampa italiana sui pro­blemi della nostra economia, di cui dimostra di essere profondo conoscitore insieme con il domi­nio che egli ha delle vicende dell’euro e della Unione economica e monetaria.
Mi piace ricordare un recentissimo articolo sul maggiore quotidiano economico (del 3 agosto) nel quale esprime una sintonia piena con le tesi della Banca d’Italia, con riferimento allo sforzo per ritrovare “lo spirito del 2001” a proposito del Documento di programmazione economica e finanziaria. Il prof. Salvatore ha tratteggiato una impareggiabile sintesi del problema che ci sta davanti: quello delle riforme strutturali.
Dobbiamo essere capaci di pensare ancor più al futuro, alle nuove generazioni, a investire sul­ l’avvenire, sul desiderio di lavorare, “di fare”, che è proprio della nostra società.
Esprimo il mio più sincero apprezzamento agli organizzatori del Premio per la scelta opera­ta e rinnovo a Dominick Salvatore le mie più affettuose felicitazioni insieme con un sincero “ad majora”.

Testo dell’articolo del Professor DOMINICK SALVATORE apparso il 3 agosto 2003 su “IL SOLE 24 ORE” a cui fa riferimento il GOVERNATORE della BANCA d’ITALIA, ANTONIO FAZIO, nella lettera al Presidente DE BENEDICTIS.
Molto è stato scritto sulla perdita di competi­tività internazionale dell’economia italiana. L’Italia sta peggiorando rispetto all’Europa, che a sua volta è distaccata sempre di più dagli Stati Uniti. È importante rendersi conto di quanto grave sia la situazione italiana. Nella classifica di competi­tività internazionale, essa è al diciottesimo posto secondo Merril Lynch; quindicesima su 27 Paesi con più di 20 milioni di abitanti secondo l’Insti­tute for Management Development (Imd) di Losanna, e trentanovesima su 80 nazioni  per il Word Development Forum, distaccata non solo da Germania, Inghilterra e Francia, ma anche dalla Spagna. Alcuni Economisti e Commentatori economici si sono detti perplessi, anzi increduli, che l’Italia possa trovarsi così in basso nelle clas­sifiche internazionali malgrado il suo alto Pil pro capite e tenori di vita. Essi non capiscono che queste classifiche riguardano non i successi economici e crescita dal passato, bensì le prospetti­ve di crescita futura. Infatti, la crescita potenzia­le dell’Italia è stata stimata al di sotto del 2%, rispetto al 2,5% della Ue e al 4% degli Usa.
Dal 1996, la crescita della produttività multi­fattoriale (che misura la prevalenza della new economy) ha registrato una crescita media annua dello 0,4% in Italia, contro l’1 % della Ger­mania, l’1,1% dell’Inghilterra, l’1,7% della Fran­cia e ben il 2,0% degli Stati Uniti. Tra i Paesi G-7, solo il Giappone, in crisi dall’inizio degli anni ’90 e con un indice di 0,6%, è vicino all’Italia.
Non è difficile individuare le ragioni della pericolosa situazione italiana. Rispetto alle 27 Nazioni… (omissis), l’Italia si trova al dodicesimo posto per dotazione infrastrutturale, al quindicesimo posto nella econo­mie performance, al diciassettesimo posto nella business efficiency e al ventunesimo posto per efficienza della Pubblica amministrazione.
Ed è appunto in quest’ultima che l’Italia deve fare il maggiore sforzo per risalire la graduatoria della competitività internazionale. L’indice (da zero a 1O) nell’efficienza del mercato finanziario è 4,9 per l’Italia, 5,6 per la Francia, 6,0 per la Germania e 6,8 per Regno Unito e Stati Uniti; simile è la situazione italiana nella competitività dei prezzi. l’Italia ha 308 computer per ogni 1.000 abitanti, la Francia 369, la Germania 373, il Regno Unito 442 e gli Stati Uniti 581; nell’informatica, su una scala da zero a 10, l’Italia ha un indice di 6,1 Francia e GB 7,4, Germania 8,2 e Usa 9,0 e nella graduatoria dell’e-commerce l’Italia occupa una posizione simile, al fanalino di coda.
Sarebbe oggi molto pericoloso trovare conforto nel fatto che Francia e Germania soffrano di molti problemi economici di cui è afflitta anche l’Italia, perché queste Nazioni potrebbero presto svegliarsi e fare le ristrutturazioni necessarie e ancora una volta lasciare l’Italia indietro, come accadde proprio negli anni ’80, quando l’Italia, giustamente orgogliosa della sua brillante picco­la industria, crebbe più rapidamente dei sui com­petitori d’Oltralpe e non si preoccupò di investire nelle infrastrutture, pagando poi con un tasso di crescita inferiore negli anni ’90.
Tutti sanno quali profonde ristrutturazioni l’I­talia deve fare al più presto per non subire un’ul­teriore riduzione nella sua competitività interna­zionale: nei settori maturi rispetto ai Paesi emer­genti e nell’hi-tech rispetto non solo agli Stati Uniti  ma anche alle Nazioni più avanzate della UE.
Malgrado la recente importante riforma, il mercato del lavoro rimane ancora troppo rigido, il sistema pensionistico è finanziariamente insostenibile, il carico fiscale eccessivo, le infrastrut­ture carenti, la situazione della Pubblica amministrazione scandalosa e il sistema bancario opera troppo nell’ottica del prestito invece che del rischio imprenditoriale. Questa litania di riforme necessarie è stata ripetuta più volte dal governatore della Banca d’Italia, dai Presidenti di Confindustria e dell’Autorità Antitrust, e promes­sa dal governo Berlusconi.
Come indicato dal numero di nuove imprese create ogni anno, non c’è carenza d’imprendito­rialità, ma la stragrande maggioranza delle imprese italiane sono di piccolissima dimensione e non riescono a crescere.

Da sin.: il Premiato Dominick Salvatore, il Giudice Aniello Nappi, Ennio De Benedictis,
il M° Donato Renzetti, Garante 2002, l’Economista Marcello De Cecco, Garante 1999.

Con l’eliminazione delle barriere commerciali nei Paesi Ue e la riduzione delle barriere a livello mondiale, come pure nel costo dei trasporti, la scala di produzione si è molto ingrandita durante l’ultima decade, ma la presenza italiana nella grande industria è infe­riore a quella della piccola Olanda e quel po’ che c’è non è molto efficiente. Altrimenti, come si spiegherebbe che la Renault, pur operando in un mercato del lavoro non molto diverso da quello italiano, cresce e fa profitti (ed è riuscita anche a salvare la Nissan) mentre la Fiat fa forti perdite?
La quota in valore delle esportazioni mondiali dell’Italia è scesa dal 4,9% nel 1990 al 3,9% nel 2002 e ancora di più nelle esportazioni hi-tech. Secondo il Governatore Fazio «l’Industria e l’Eco­nomia sono indietro di circa 1O anni».
Il governo Berlusconi ha ricevuto un forte mandato elettorale nel 2001 basato sulla promes­sa di fare le riforme strutturali. Due anni sono trascorsi e la più importante riforma varata ha parzialmente liberalizzato il mercato del lavoro.
Il Governo sembra essersi adesso arenato. Pro­pone di ritardare le riforme a dopo il semestre di presidenza europea e sembra volersi affidare alla Ue per un’eventuale Maastricht delle pensioni o a lunghi rinvii in cerca di consensi politici. Nel testo finale del Dpef non si parla più della ridu­zione della pressione fiscale, della riforma della Pubblica amministrazione, e per le infrastrutture si propone un piano europeo.
Farebbe bene il Governo a ritrovare lo “spirito” del Documento di programmazione economica e finanziaria dell’e­state 2001, come esortato dal Governatore Fazio nelle sue “conclusioni finali”.
Asserire che il Governo Thatcher fece tutto nel suo secondo mandato o che sia necessario trovare consensi politici è illusorio. C’era opposizione anche ai sacrifici necessari per entrare nell’euro, ma sono stati fatti.
Il Governo deve riprendere l’iniziativa e ritrovare la strada delle riforme. Il tempo sta per scadere.

TESTIMONIANZE: Giuseppe Di Lello, Dominick Salvatore, Vito Paolini.

Giuseppe Di Lello.
L’ex giudice del “Pool Antimafia” invita a superare la retorica.
IL “PROFESSORE” È FIGLIO DELLA SUA INTELLIGENZA.
Non essendo un economista ma solo uno dei tanti che, per necessità di mestiere, è costretto a scorrere o orecchiare notizie di Economia, non mi azzardo a esprimere giudizi di merito sul Dome­nico Salvatore, a detta di tutti, insigne professore in questo campo: le lodi o le critiche non valgono nulla quando provengono da un profano.
Domenico – prescindendo dalla fase di una adolescenza trascorsa insieme come compagni di giochi – non l’ho mai perso di vista e, volutamen­te o per caso, mi sono spesso imbattuto in lui in luoghi o occasioni le più diverse tra di loro: dal suo matrimonio a New York, ad una lezione all’Università di Bari, ad una commemorazione di Giovanni Falcone a Palermo, e sempre con lo spirito di due amici che si erano lasciati la sera prima, sebbene tra questi incontri vi fossero anni di distanza.
Qualcuno dirà, con un  po’ di retorica, che il “Professore” è figlio di questa terra. Passi la reto­rica, ma per me Domenico è figlio di se stesso, della sua intelligenza e della fortuna di aver por­tato questa  sua dote naturale in un Paese dove non ti chiedono chi sei, ma cosa sei, quanto vali, cosa sai fare.
Il mio è, ovviamente, anche un rilievo polemi­co nei confronti di questa “nostra terra” che, comunque, ora può consolarsi col dargli premi e riconoscimenti ai quali, immeritatamente, mi associo anche io.

La presentazione di Dominick Salvatore ad un libro su Villa S. Maria.
IL PROFESSORE E LA SUA TERRA.
Per un villese, leggere questo volume e vedere le vecchie foto, significa riportarlo alla sua fan­ciullezza per i luoghi, le espressioni e le figure che gli ricorda personalmente riaffermando i legami con il suo passato.
Inevitabilmente quel Villese prova anche un po’ di malinconia – forse nostalgia –  almeno se ha una certa età, per una Villa molto più povera di beni materiali, ma più semplice, più riflessiva e molto più solidale.
Ricordo, per esempio, che quando facevo il cattivello, mia nonna (mammuccia Angelamaria) mi mandava da casa nostra – in Via Mercato – a d’ Giuvann’ l’scuarpar’ cha abitava di fronte a noi per chiedergli n’ poc’ d’ trattì, sarebbe a dire di intrattenermi un po’ e quindi dare un minimo di tregua sia alla nonna stessa che a mia madre (mio padre, come i padri di molti bambini Ville­si di allora, era a Roma a lavorare).  Ovviamente io non sapevo cosa fosse questo trattì.
Allora Giuvann, con santa pazienza, mi diceva: “nie’, assiet­ t’t a ecc’ v’cin’ a mé e vuard’ com’ ar’sol sht’ sca,p”. Immaginate oggi fare questo in una grande metropoli o anche a Villa?
Questo volume ci ricorda anche di quando Villa, fino alla II guerra mondiale, era un ecosistema quasi autonomo dove quasi tutti i beni necessari alla vita giornaliera venivano pro­dotti da artigiani locali invece che portati impacchettati da fuori. C’erano i panettieri (ricordate Tiberio?), i calzolai, i sarti, lo stagnino, i murato­ri, i macellai e così via: tutti o quasi tutti avevano proseguito il mestiere dei genitori di Vìlla. Chi può dimenticare Ciccill a’ l’ cuafé?
Come gli autori ci ricordano, quella era una Villa difficile, ma anche un po’ più solidale ed umana e della quale ci si sentiva fortemente partecipi.
Questo volume ci dà soprattutto l’orgoglio di far parte di un mondo così ricco di tradizioni – sì di cultura paesana – quella cultura che va sparendo rapidamente sotto i nostri  occhi. In breve ci fa rivivere il nostro passato e quello dei nostri antenati e immortala per i nostri figli e per quel­li che verranno dopo di loro, uno squarcio di vita che in gran parte non c’è più, ma che è ancora oggi “dentro” tutti noi e vivrà anche in loro. Infat­ti (anche se spesso inconsapevoli), essi sono e saranno, complessivamente, il prodotto di quella cultura, mediata dal modo in cui noi avremo saputo tramandarglielo.
Vito Paolini e Antonio Fantini hanno la nostra gratitudine per aver rea­lizzato questo volume e per aver così vividamente rievocato il nostro passato e le nostre tradizioni. Essi hanno permesso che questo patrimonio non andasse perduto, dando alle generazioni mature il piacere di riassaporarlo ed ai posteri il privilegio di ereditarlo.

Intervista di VITO PAOLINI a Nicola Colecchia, coetaneo e amico d’infanzia del Prof. Salvatore.
DOMENICO, IL NOSTRO SIMBOLO.
Nicola Colecchia, Villese purosangue, coeta­neo ed amico d’infanzia di Dominick Salvatore, attualmente vive a Roma, ma la sua giovinezza l’ha trascorsa tra i vicoli del centro storico di Villa S. Maria quasi sempre in compagnia dell’amico del cuore.
A lui vogliamo chiedere di raccontarci il “ragazzo” Domenico e gli episodi salienti di quel felicissimo periodo di gioventù.
Una volta, in occasione di un festeggiamento in suo favore a Villa, ha presentato il nostro perso­naggio in maniera molto felice. Dicevo che in Domenico festeggiamo il nostro orgoglio di villesi, il nostro riscatto dalle ristrettezze del passato ottenuto con duro lavoro. Molti di noi hanno vissuto le fatiche che l’elevazione personale comporta. Di noi, Domenico, è quello che è arrivato più in alto ed è per questo diventa­to il nostro simbolo.
È nostro e ci piace festeggiare tra noi. Accla­rata la statura scientifica, è mia opinione, ma penso anche di tutti quelli che lo conoscono, che l’”Uomo” Domenico sia grande almeno quanto l’”Economista”.
Rivelaci qualcosa del suo carattere giovanile.
Quel Domenico non si faceva passare “la mosca sotto il naso”. Se la fa passare l’illustre professore? Questi se nel bel mezzo di un impor­tante convegno rileva che l’oratore di turno ha detto qualcosa che gli crea ribellione intellettua­le, prende il microfono e gliene dice quattro. Di solito in queste circostanze i convenuti applau­dono: segno che “il nostro” ha impartito un’enne­sima lezione.
Il Domenico bambino scoppiava di vitalità (perché quello adulto?) e aveva bisogno di esprimerla in forma pratica; altroché se poi la esprimerà!
Come era il suo rapporto con lo studio e quindi con la scuola e con i primi impegni lavorativi?
È un imberbe adolescente il Domenico che nel 1956, dopo una brillantissima licenza media e varie puntate negli alberghi di Roccaraso in attesa del completamente delle pratiche di emigra­zione, parte per gli USA.
Lì comincia un black­ out durato un lungo periodo.
Durante tutti questi anni lontano dalla sua terra d’origine cosa è successo e quali furono i rap­porti con il suo paese e con gli amici che aveva lasciato?
Domenico sente fortissima la nostalgia di Villa, ma sta combattendo la battaglia della sua vita: sta scalando una montagna altissima; le dif­ficoltà si chiamano: circa 3 ore di treno al giorno per andare e tornare dal duro lavoro (questo fa durante i giorni di fine settimana e le vacanze scolastiche); studiare sodo. Si chiamano, soprat­tutto, non essere “figlio di papà” e quindi dover rompere gli steccati di un mondo controllato da precise élites. Sapete cosa dicevano di lui all’Uni­versità? “Pensa che è italiano eppure è intelligen­te!”. Capite quanto ripida era quella montagna? Per due volte Domenico interruppe gli studi, per due volte capisce che non ha raggiunto il livello a cui ha diritto di aspirare e riprende. Lo rivedre­mo a Villa nel 1967 quando  ormai già traguarda il dottorato e… che emozione! Quanta voglia di reinserirsi nella comitiva delle cenette! Quanto rimpianto per il tempo forzatamente perduto. Da allora è tutto un crescendo: istruttore al City College nel ’68; assistente alla Fordham nel ’71, dopo il Phlilosophy Degree ottenuto “summa cum laude”; pubblicazione del libro di Economia internazionale nel ’76; full professor nel ’78; Pre­side di Facoltà nell’82; Direttore dei programmi post-laurea nell’88. In Italia gli vengono assegna­ti il Premio Minerva, nel ’94 (insieme al senatore a vita Carlo Bo, Rettore della Università di Urbi­no) e il premio Scanno, riservato a illustri Stu­diosi italiani e stranieri, nel ’96; collabora regolarmente con vari giornali economici, tra cui “Il Sole 24 Ore”, il più importante in Italia e il più venduto in Europa. In USA, la Fordham University lo ha scelto, a vita, come uno dei suoi 3 Professo­ri (di tutte le Facoltà) di chiara fama; nel ’97 l’Università di New York ha nominato Domenico il più illustre tra i suoi laureati in Economia.
E oggi come è cambiato, se è cambiato, il Professor Dominick Salvatore?
Oggi politici e direttori delle Banche centrali di mezzo mondo se ne contendono le consulenze; rettori, presidi e professori delle maggiori Università gli fanno la corte e lui, che si potrebbe installare in una torre d’avorio, cosa fa? Tratta tutti da pari a pari e non lesina aiuto e incorag­giamento a chi gli si propone.
Il grande amore di Domenico per il proprio Paese si estrinseca nel­l’atteggiamento benevolo, direi privilegiato, verso gli amici economisti italiani (alcuni di essi li vediamo spesso in TV).
Ci sono gustosi aneddoti inerenti al rapporto del nostro Personaggio con qualche esponente di quel mondo, ma questa è materia da trattare nel salotto di casa nostra. DI certo si deve dire che Domenico, molto spesso, sa bene di dare molto di più di quanto prende, ma se proprio non gli fanno saltare la mosca davanti al naso, fa finta di niente e va avanti. Questo è l’uomo Domenico.
La sua umiltà la viviamo tutte le volte che ci incontriamo. Via Internet mi dice: “Giorno 8 sarò a Villa; verso le 23 aspettami sulla piazzetta”. Io vado sulla piazzetta; aspetto, aspetto e aspetto. All’una mi muovo in direzione di casa sua. Lo incontro alla “Fonda vecchie”; era uscito alle 22,45, ma ha abbracciato e baciato tutte le persone che ha incontrato fino al quel punto…, e continua.
Si intrattiene con uguale calore con persone colte e con amici come quello che gli chiede: “Domenico, tu fai una cosa importante. Come si chiama?” “Economia” dice Domenico, “Economia”; e quello, rivolto alla figliola adole­scente: “Sì capite, papà, questo signore insegna economia domestica”. A questo punto a Domeni­co non cascano le braccia, anzi sorride divertito. Nei più importanti Convegni, nei quali gli Economisti nostrani lo menzionano come “Dominick” e magari si gloriano dicendo “È mio amico  da anni” essi dovrebbero dire (dati i valori in campo) “Il Professor Dominick Salvatore mi onora da anni con la sua amicizia”. Poi, quando Domenico prende la parola, se menziona quegli stessi economisti, lo fa con tanto di “Professore, Dottore, ecc.”.

Qui, ancora una volta, Domenico dà lezione di umiltà, ma anche e soprattutto, di stile. Questo è l’uomo Domenico.
E l’attaccamento al nostro mondo di villesi? Quando si trova a Roma, tra impegni professionali e cene ufficiali, la sua massima aspirazione è ritagliarsi 1 ora o 2 da trascorrere “tra di noi”: Rocco, l’altro Rocco, Michele, Nicola, l’altro Nicola. Per parlare delle nostre cose, degli aned­doti, dei personaggi di Villa. Il tutto rigorosamente in dialetto.

Sull’Economista DOMINICK SALVATORE sono stati scritti centinaia di articoli.
Ne riportiamo qualcuno, come esempio.

Gianfranco Fabi: Dominick Salvatore.
L’ARTE di SPIEGARE che cos’é un MERCATO.
da “Il Sole 24 Ore” del 12/01/2003
Avete qualcosa sull’Economia?” chiede un tale in libreria. “Laggiù – risponde il  commesso  – oltre la fantascienza”.
E non è solo colpa dei librai il fatto che l’economia sia spesso considerata più che una scienza, un’arte, più che una disciplina, un insieme di teorie utili solo a dimostrare perché si sbagliano regolarmente le previsioni.
Thomas Carlyle definì l’Economia (si era a metà dell’Ottocento) la scienza triste, “dismal science”, per la sua costante incapacità di offrire certezze, di dare spiegazioni mentre invece solle­vava unicamente problemi. Può far riflettere il fatto che Carlyle era un moralista, un convinto assertore della centralità dell’individuo rispetto al valore delle istituzioni e in un certo senso, delle regole. Così come un moralista era Adam Smith che proprio partendo dalla dimensione personale teorizzò come il fondamento della crescita della società si potesse ritrovare nel fatto che ogni per­sona perseguisse il proprio interesse individuale.
Ma da Adam Smith in poi l’Economia è diven­tata più complessa e nello stesso tempo più incer­ta. Questo perché l’economia è figlia di un padre e di una madre profondamente diversi: il padre è la matematica, il regno dell’astrattezza, ma insie­me della certezza, mentre la madre sono le scienze umane, dalla psicologia alla sociologia, dalla filosofia alla politica, tutte dimensioni in cui spic­ca se non l’irrazionalità almeno la fantasia.
È così che l’Economia ha acquisito una com­plessità che è cresciuta con il restringersi del tempo e l’amplificazione del tempo e dello spazio: il sistema economico è ormai, di fatto, globale con uno scambio di informazioni in tempo reale che pone in relazione diretta e immediata milioni di singole decisioni libere e spontanee e quindi solo in piccola parte prevedibili.
Per questo l’Economia corre due pericoli entrambi fatali: da una parte la banalità, dall’al­tra l’aridità. Si può ricordare la storiella della mongolfiera. “Due astronauti si perdono nelle nuvole in un pallone. Avvicinandosi finalmente alla Terra scorgono un uomo e gli chiedono: può dirci dove siamo? Su un pallone, risponde quello. Dev’essere un Economista, dice sconsolato un astronauta all’altro, la risposta è esatta, ma non ci serve”.
Allo stesso modo i libri di Economia rischiano spesso di scivolare verso i due estremi: o sono tremendamente teorici da aiutare a capire poco del passato e nulla del futuro o sono pericolosa­mente pratici dal piegare la realtà alle tentazioni ideologiche della politica.
Qualche eccezione ovviamente c’è. Per esem­pio i due volumi recentemente tradotti in italiano che Dominick Salvatore ha dedicato all’Econo­mia monetaria internazionale. Salvatore, che collabora da anni al “Sole 24 Ore”, è Docente alla Fordham University di New York e Consulente delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del Fondo monetario internazionale e dell’Economic policy Institute. Questi manuali, giunti alla settima edizione, adottati da oltre 500 Università e College di lingua inglese, sono dei veri e propri bestseller sul mer­cato americano. Per molte particolarità: unisco­no divulgazione ed approfondimento, capacità di semplificare a completezza di analisi con un confronto continuo tra la teoria e la dimensione reale. Con in più il fatto che ognuno può trovare un percorso di lettura o di studio che lo conduce quasi per mano nel labirinto dell’Economia. Sommari, riassunti, schemi, casi ed esempi, parole chiave, rimandi a siti Internet, bibliogra­fia, grafici ed appendici, domande di controllo e problemi, costituiscono un percorso didattico che appare lontano anni-luce dalla “Scienza tri­ste“.
Ed è anche per questo che i testi di Domi­nick Salvatore sono tra i più adottati nelle Uni­versità di tutto il mondo. Forse perché non hanno la pretesa di cambiare il mondo: ma comunque, aiutano a conoscerlo.

M. V.:
RISCHIATE di DIVENTARE COLONIA.
Intervista al settimanale L’Espresso” del 17-6-1999.
Non sarà facile, soprattutto per l’Italia. Domi­nick Salvatore, Preside della Facoltà di Economia della Fordham University di New York (Autore di “International Economics” il più venduto libro di economia al mondo), non si fa illusioni. La debolezza dell’euro è il segnale di quanto sarà fatico­so rimettere l’Europa in marcia.
Quanto è grave lo stato di salute del vecchio continente?
Come Economista e mezzo americano ho qualche imbarazzo a rispondere. La mia catego­ria non ha mai capito bene quanto succedeva in Europa. Colleghi autorevoli come Krugman e Samuelson hanno passato tutto il 1998 a dire che l’euro non sarebbe mai nato. Poi, quando è nato, hanno detto che si sarebbe indebolito nei giro di qualche anno. Richard Partes, Economista ingle­se, invece ha sostenuto che l’euro era un pericolo perché sarebbe diventato troppo forte…”.
Un po’ di sana autocritica non fa mai male…
Io per fortuna sull’argomento non ho mai stro­logato. Oggi credo che l’euro esprima bene la debolezza europea. Almeno rispetto agli Stati Uniti”.
Sono davvero così forti?
“Questa Economia ha raggiunto un grado di efficienza e produttività mai sperimentata. Negli ultimi cinque anni il PIL è cresciuto in media del 3 per cento, i profitti del 10 e la Borsa del 16. La disoccupazione è al 4 per cento e non ci sono par­ticolari tendenze inflazionistiche”.

Ma questo non dipende dalla deflazione mon­diale?
“No, dipende dal fatto che in America, durante tutti gli anni ’80, sono stati fatti massicci investi­menti in nuove tecnologie, che questa economia è la più avanzata sul piano dell’information Tech­nology, che sono state fatte dolorose e importanti ristrutturazioni industriali e tagli al welfare. I benefici non si sono visti subito. Gli Stati Uniti sono come un elefante: fatica ad alzarsi, ma quan­do comincia a correre è difficile fermarlo”.
L’Europa deve seguire questo esempio?
“Senz’altro. Soprattutto per quanto riguarda gli investimenti: è urgente creare le condizioni a essi più favorevoli. Finora l’Europa ha vissuto grazie alla rete di protezione creata dai cambi nazionali. Ora l’euro e la globalizzazione la espongono alla concorrenza. Tutti devono diven­tare più competitivi. Per voi europei non sarà facile: in America i tagli agli organici e alla spesa pubblica sono stati fatti mentre l’economia cre­sceva. In Europa dovrete farli con l’economia in frenata. E c’è una bella differenza tra licenziare qualcuno che magari la settimana dopo trova un altro posto di lavoro, e licenziare chi rimarrà senza stipendio per il resto della vita”.
Non è una follia aumentare i senza lavoro in questa Europa della disoccupazione?
La disoccupazione non dipende dai licenzia­menti. Gli Stati Uniti hanno creato 40 milioni di posti di lavoro in 40 anni investendo il 21% del PIL. In Europa ne sono stati creati 5 milioni investendo il 19 per cento del PIL.
Evi­dentemente questa differenza di posti non dipen­de dalla quantità degli investimenti ma dalle regole.
In Europa gli investimenti si fanno per sostituire lavoro con capitale. Negli Usa no e que­sto dipende proprio dal fatto che in Europa assu­mere una persona significa tenersela per tutta la vita.
Questa riflessione dovreste farla soprattutto in Italia: l’unificazione europea senza modifiche al sistema Italiano significherà la sconfitta delle vostre imprese, troppo piccole e troppo cariche di personale.
Rischiate di diventare una colonia straniera”.

GENEROSO D’AGNESE.
SALVATORE, un FUTURO da NOBEL?
Economista, docente universitario, divulgato­re, consulente internazionale, il Professor Domi­nick Salvatore racconta la sua esperienza di Ita­liano negli Stati Uniti e invita a non dimenticare la realtà dell’emigrazione.
Per molti studiosi di economia, Dominick Sal­vatore è il “grande luminare” della materia.
Apprezzato Professore, Salvatore, però, è sempre e soltanto il figlio di Nicola, uno dei tanti cuochi italiani che hanno fatto la fortuna dei grandi ristoranti internazionali; un cuoco originario di Villa S. Maria, in provincia di Chieti, uno dei luo­ghi simbolo della ristorazione mondiale. Parlare di questo illustre Professore è come raccontare due storie in una, due successi professionali frut­to della grande passione per il lavoro.
Dominick Salvatore, Professore di economia internazionale alla Fordham University di New York, ha nel suo curriculum una ricca collezione di successi, ma questo non ha cambiato il suo carattere, contraddistinto da un’affabile umiltà.
In lui è possibile riconoscere il sogno americano degli Italiani migranti; quel sogno che vede pri­meggiare con successo i nostri connazionali in tanti settori lavorativi. Ma la forza di Salvatore sta anche e soprattutto nell’amore per le proprie radici, arricchito dalla fama professionale eredi­tata dal padre.
Il sogno americano.
“La mia storia di emigrato inzia nel 1954, appena finite le scuole medie, e grazie a un con­tratto di lavoro per mio padre – racconta Salvatore -.
Sono nato il 23 maggio 1940 da madre napoletana e padre abruzzese, e ho passato la mia infanzia in Italia. Il primo impatto con l’America è avvenuto a New York: praticamente mi sentivo un nano in confronto a tutta la grandezza che mi si parava davanti. Tutto era enorme: le strade, i palazzi, le automobili… Questa sensazione di meraviglia confinò in secondo piano la malinconia per il distacco dall’Italia. All’epoca tutta l’Ita­lia era in movimento e molti dei miei amici parti­rono per altri Paesi del mondo; amici con i quali ho sempre mantenuto un contatto epistolare”.
Per il giovane di Villa S. Maria, gli Stati Uniti significavano anche un approccio nuovo con il mondo della scuola. E come spesso accade, il dover superare degli ostacoli produce risultati insperati.
“Devo molto all’importanza che la nostra tradizione culturale dà allo studio – ammette Salvatore -. Mi è servita moltissimo lungo il mio itinerario formativo e professionale”.
Una carriera importante, quella del Professor Dominick Salvatore. Dopo essersi laureato in Economia all’Università di New York, ha ottenu­to un Dottorato di ricerca, e non ha avuto alcuna difficoltà a trovare un proprio ruolo all’interno della stessa istituzione universitaria.
“La mia professione si è svolta quasi sempre nell’ambito accademico – precisa Salvatore-. Da assistente all’Università di New York, sono diventato Professore associato alla Fordham di New York, divenendo, in seguito, il più giovane Pro­fessore ordinario. Dal 1986 al 1992 ho diretto questa stessa Università, pubblicando, nel frat­tempo, diversi libri di Economia”.
Con l’espressione “diversi libri”, Salvatore intende i trentadue volumi editi in più di due milioni di copie. Uno di essi, dal titolo Economia internazionale, giunto alla quinta edizione – pubblicato anche in Italia dalla Nuova Italia Scientifica – è uno dei testi universitari più venduti al mondo. Ai meriti professionali di Salvatore, si aggiunge così anche la sua notevole capacità come divulgatore.
Il palmarès di Salvatore.
Salvatore è attualmente Presidente dell’Associazione nazionale degli economisti di Economia internazionale, Vice presidente dell’Accademia delle Scienze di New York (un’Istituzione presie­duta dal professor Lawrence Klein, Premio Nobel per l’Economia nel 1980) e Consulente delle Nazioni Unite, della Banca mondiale e del Fondo monetario mondiale.
“I risultati professio­nali testimoniano la mia completa integrazione nella professione e soprattutto nella cultura ame­ricana – dice Salvatore -. Questa integrazione, però, conserva gli aspetti più importanti della cultura italiana e non vi trovo contraddizioni in questo. Ho sposato una donna nata negli Stati Uniti ma di origine italiana, la quale ha conser­vato la lingua e la cultura italiana. Mia moglie è laureata in Lingue straniere e insegna francese e latino a New York. Abbiamo una figlia di ven­t’anni che frequenta la Fordham University e che parla benissimo l’italiano”.
Ma cosa rappresenta ]’emigrazione per un uomo arrivato al successo? “Personalmente l’e­migrazione mi ha dato molte opportunità – con­fessa Salvatore, non togliendo nulla ai miei sogni. Penso che per un uomo l’emigrazione possa rappresentare una grande opportunità; non dimenticando, però, che per lo stesso uomo esiste anche il pericolo di perdersi. Infatti se l’e­migrato cercasse di inserirsi nella nuova Terra negando o nascondendo il suo bagaglio origina­rio, avrebbe davanti a sé un futuro molto più povero culturalmente, e conseguentemente scarse probabilità di successo. Imparare bene la lingua e la cultura della nuova Terra è in realtà il mezzo migliore per cogliere in pieno tutte le opportuni­tà che esse offrono. E, in definitiva, la strada per coniugare il meglio dei due mondi”.
Identità di un emigrato.
Ma l’emigrante non è, in qualche modo, un personaggio potenzialmente “più ricco” di altri soggetti sociali?
“Penso che un emigrante – risponde Salvatore – abbia un orizzonte più vario nei suoi scambi interpersonali rispetto a chi è restato fermo; ritengo, però, che egli si trovi di fronte a molti pericoli. Uno di questi è quello di cancellare la sua origine e la sua cultura con la speranza di un inserimento veloce nella nuova società. La mia personale esperienza può dimo­strare il contrario. Ci si può benissimo inserire nella nuova Terra senza perdere le radici, traendo invece da esse l’energia per avere un appagamen­to professionale e umano”.
Per un uomo che nel 1995 è tornato ben 23 volte in Italia e che gira il mondo tenendo confe­renze, vivere all’estero ha ormai un significato del tutto particolare. Ma Salvatore non può nascondere la soddisfazione di aver conseguito il premio “Abruzzesi nel mondo“, nell’ambito del Premio Scanno – Provincia de L’Aquila; un tribu­to prestigioso conferitogli qualche mese fa dai suoi corregionali che lo hanno  riconosciuto come un simbolo del lavoro abruzzese nel mondo.
“La vittoria accresce l’orgoglio per le mie origini e per essermi affermato come emigrato nella Terra d’adozione – dice Salvatore -.  Del resto l’emigrazione italiana, nel dopoguerra, ha dei connotati professionali più qualificati. Ed è anche questa qualificazione professionale che mi fa guardare con amarezza ai tanti italiani affer­matisi in passato in America latina e attualmente in gravi difficoltà economiche per via delle rispettive crisi nazionali. L’Italia che oggi, non dimentichiamolo, ha un tenore di vita superiore a quello inglese, e otto volte superiore a quello argentino e messicano, ha una grande responsa­bilità nei confronti di questi italiani che vorreb­bero rientrare in patria”. Ed è giusto che uno dei sette paesi più industrializzati del pianeta non se ne scordi, con il rischio di dimenticare la sua stessa storia, contraddistinta da innumerevoli migrazioni.
Il monito, questa volta, viene da un uomo che raggiunto traguardi invidiabili nel Gotha mon­diale degli Economisti.
E, di lui, si dice che potrebbe essere uno dei prossimi premi Nobel. Glielo auguriamo davvero!

ALCUNI dei TANTI ATTESTATI e RICONOSCIMENTI OTTENUTI dal Prof. DOMINICK SALVATORE
PREMIO CAPALBIO ECONOMIA 1999 a Dominick Salvatore.
Per il libro “La finanza internazionale sul finire del secolo” – pubblicato dalla Collana di Studi e Ricerche della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.
Il premio al lavoro di Dominick Salvatore è stato attribuito per aver offerto al lettore, in lin­guaggio accessibile ma senza perdita di rigore scientifico, un’analisi delle esperienze internazio­nali in materia monetaria – dall’introduzione del­l’oro come regolatore del sistema all’accettazione del dollaro come moneta mondiale, ponendo particolare attenzione alla centralità dei rapporti finanziari che si svolgono nel mercato globale e al loro ruolo sempre più importante nello sviluppo del reddito e dell’occupazione.
Una parte significativa del lavoro di Salvatore è dedicata all’esame delle ragioni che hanno ingi­gantito i flussi internazionali di capitale specula­tivo, alla ricerca dei motivi dell’instabilità dei sistemi bancari e dei rapporti di cambio.
In questo ambito risulta molto incisivo e d’at­tualità il riesame critico delle decisioni che hanno portato alla nascita dell’euro. La ricchezza delle fonti bibliografiche completa l’ottima trat­tazione del tema.

Università degli Studi «G. D’Annunzio»:
Inaugurazione Anno Accademico 1990/1991,
Chieti, 19 gennaio 1991.

CURRICULUM ACCADEMICO-SCIENTIFICO del PROF. DOMINICK SALVATORE.
Al gennaio 2003
AREE: Economia Internazionale, Teoria Microeconomica, Economica Direzionale, Econometrica.
ISTRUZIONE.
B.A., The City College of New York, 1964 M.A., The City College of New York, 1966 Ph.D., The City University of New York, 1971
INSEGNAMENTO e POSIZIONI AMMINISTRATIVE.
Assistente, al The City College of New York, 1968-1971 Professore Assistente, Fordharn University, 1971-1974 Professor Associato, Fordharn University, 1974-1977 Professore, Fordham University, dal 1978
Presidente di Dipartimento, 1982-1988 e dal settembre 1994 Direttore del Graduate Program, 1988-1994
Professore illustre dell’università, dal 1997
Professore Ospite, Università di Roma, primavera 1991 e 1992
Professore ospite, Università di Trieste, primavera 1994-2001
Professore ospite, Università di Economia aziendale di Vien­na, estate 1995, 1997-2000
BORSE DI STUDIO ONORIFICENZE FELLOWSHIP
Phi Beta Kappa, Sigma Xi, Dean’s List, Summa cum laude National Defense Education Act Fellowship (NDEA) 1966-1969
University Dissertation Fellowship 1969-1970
Borsa di studio senior Fulbright per la ricerca, 1975-6 Anno accademico
Senior Fulbright, borsa di studio Insegnamento/ricerca, pri­mavera 1981
Consiglio di Amministrazione, Society for Policy Modeling dal 1986
Accademia Nazionale di Insegnamento delle Scienze, Pro­gramma in Cina, estate 1988
Co-presidente della Sezione di Economia della New York Academy of Sciences, 1988-1997
Elected American Association per il Progresso delle Scienze nel 1992
Consiglio di Amministrazione, New York Academy of Scien­ces dal 1993-1996 Commissione di Scelta, Presidente della American Econo­ mie Association, 1994-1995
Presidente dell’Associazione Finanza e Commercio Interna­ zionale nel 1994-1996
CURRICULUM ACCADEMICO-SCIENTIFICO del PROF. DOMINICK SALVATORE.
Al gennaio 2003
AREE: Economia Internazionale, Teoria Microeconomica, Economica Direzionale, Econometrica.
ISTRUZIONE.
B.A., The City College of New York, 1964 M.A., The City College of New York, 1966 Ph.D., The City University of New York, 1971
INSEGNAMENTO e POSIZIONI AMMINISTRATIVE.
Assistente, al The City College of New York, 1968-1971 Professore Assistente, Fordharn University, 1971-1974 Professor Associato, Fordharn University, 1974-1977 Professore, Fordham University, dal 1978
Presidente di Dipartimento, 1982-1988 e dal settembre 1994 Direttore del Graduate Program, 1988-1994
Professore illustre dell’università, dal 1997
Professore Ospite, Università di Roma, primavera 1991 e 1992
Professore ospite, Università di Trieste, primavera 1994-2001
Professore ospite, Università di Economia aziendale di Vien­na, estate 1995, 1997-2000
BORSE DI STUDIO ONORIFICENZE FELLOWSHIP
Phi Beta Kappa, Sigma Xi, Dean’s List, Summa cum laude National Defense Education Act Fellowship (NDEA) 1966-1969
University Dissertation Fellowship 1969-1970
Borsa di studio senior Fulbright per la ricerca, 1975-6 Anno accademico
Senior Fulbright, borsa di studio Insegnamento/ricerca, pri­mavera 1981
Consiglio di Amministrazione, Society for Policy Modeling dal 1986
Accademia Nazionale di Insegnamento delle Scienze, Pro­gramma in Cina, estate 1988
Copresidente della Sezione di Economia della New York Academy of Sciences, 1988-1997
Elected American Association per il Progresso delle Scienze nel 1992
Consiglio di Amministrazione, New York Academy of Scien­ces dal 1993-1996 Commissione di Scelta, Presidente della American Econo­ mie Association, 1994-1995
Presidente dell’Associazione Finanza e Commercio Interna­ zionale nel 1994-1996 Consiglio di Amministrazione della Eastern Economie Association, 1997-1999 Laurea all’Alumni Achievement Award di CUNY, 1997 Insegnante Graduate dell’Year Award, Fordham University, 1997
Cavaliere eletto di Malta, 1997
Accademico eletto della New York Academy of Sciences, 1997
Professore illustre nominato di Economia, Fordham Uni­versity, 1997
Presidente, Sezione di Economia, New York Academy of Sciences dal 1998
ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
American Economie Association, American Econometrie Society
American Association for the Advancement of Science, Royal Economie Society Regional Science Association, Southern Economie Association
Eastern Economie Association, Society for Policy Modeling
New York State Economie Association
Membro Fondatore dell’Associazione Internazionale di Commercio e Finanza NOMINE per la RICERCA BORSE di STUDIO e ATTI­VITA’ di CONSULENZA
Consulente: Nazioni Unite (New York); Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Redattore dell’Istituto di Politica Economica, InternationaI Handbook Series, North-Holland e la Greenwood Press.
Co-redattore: Open Economies Review, Journal of Policy Modeling, The American Economist
Comitato Esecutivo: Associazione Internazionale Commercio e Finanza; Comitato Consultivo, Enciclopedia Italiana; Comitato del Journal of Economics and Finance, Global Economy Quarterly, e Mondo Bancario.
National Academy of Sciences and National Science Foun­dation: revisore di progetto.

Foreign Direct Investments and Growth: Uniteci Nations Project 1992-93
Income Distribution and Economic Development:  1992- 1997 Progetto Nazioni Unite con il Prof. Lawrence Klein
Accademico Associato per la Ricerca, Istituto per gli Affari Europei, Business and Eco. Università di Vienna dal 1999.
REFERENZE: Economic Journal, Southern Economic Journal. Journal of Development Economics, Journal of Developing Areas, World Development. Scandinavian Journal of Economics, Regional Science and Urban Eco­nomics, Economica, Scottish Journal of Economics, Contemporary Economic Policy, Population and Deve­lopment Review, Joumal of Business and Economics, Journal of Economic and Finance.
CONSULENZA: Cambridge University Press, Oxford Uni­versity Press, Princeton University Press, Elsevier (North-Holland), e Editori Kluwer. Varie Multinazionali e Banche.
INSEGNAMENTO CORSI di LAUREA.
Commercio Internazionale, Finanza Internazionale, Econo­mia Internazionale dello Sviluppo, Teoria Microeconomica, Economia Direzionale, Econometrica.
PUBBLICAZIONI – LIBRI:
Economics. New York: Simon & Schuster, 1972. Coau­ thor. Second Edition, 1976
Statistics. New York: Simon & Schuster, 1973. Coauthor.
Microeconomie Theory and Problems. New York: McGraw-Hill, 1974. Paperback. Tradotto in: Arabo, Cinese, Francese, Greco, Indonesiano, Italiano, Giapponese, Coreano, Portoghese, Spagnolo, Thai. Ristampa in: India, Taiwan. Vendute più di 700.000 copie. Recensioni: Kyklos, 29 (1976), 178-9. Seconda Edizione. 1983. Terza Edizione. 1992.
International Economics – Theory and Problems. New York. McGraw-Hill, 1976. Tradotto in: Arabo, Francese, Indonesiano, Giapponese, Portoghese, Spagnolo, e Thai. Ristampato a Taiwan. Recensito in Kyklos. 30 (1977), 167-8. Second Edition, 1984. Third Edition, 1990. Fourth Ed., 1996.
Development Economics. New York: McGraw-Hill, 1977. Coauthor: Tradotto in spagnolo e Indonesiano.
Principles of Economics. New York: McGraw-Hill, 1980. Coauthor. Tradotto: Arabo, Francese, Indonesiano, Por­toghese e Spagnolo. Second Edition, 1997.
Internal Migration and Economic Development. Was­hington, D.C.: University Press of America, 1981. Hard Cover and Paper Editions. Recensito su: Joumal of Regional Science, 22 (1982), 408-9 and Rivista di Politi­ca Economica, 73(1983), 590-1.
Statistics and Econometrics. New York: McGraw-Hill, 1982. Second Edition, 2002 (with co-author). Tradotto in: Arabo, francese, italiano, portoghese e spagnolo. Recensito in American Economist, 26 (1982), 87; Kyklos, 36 (1983), 347-9.
International Economics. New York: Macmillan, 1983. The Leading Undergraduate and Graduate text. Ristampato nelle Filippine. Tradotto: Cinese, Indonesiano, Italiano, polacco, portoghese, Russo, spagnolo. Recensito: Journal of Intemational Economics (Marzo, 1984), The American Economist (primavera 1984), The Intemational Trade Journal (estate 1987), e The American Economist (autun­no 1987). Seconda Edizione, 1987. Terza Edizione. 1990. Quarta Edizione, 1993. Quinta Edizione. Prentice-Hall, 1995. Sesta Edizione. Prentice-Hall, 1998. Settima Edizio­ne, Editori Wiley, 2001. Ottava edizione, Wiley 2003.
Protectionism. Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Primavera 1985.
Microeconomics. New York: Macmillan, 1986. Tradotto in italiano. Harper Collins, nuova Edizione, 1991 e Seconda edizione, 1994. Addison-Wesly, terza Edition, 1997. Quarta edizione, Oxford University Press, 2003.
The New Protectionist Threat to World Welfare. Editore. New York: North-Holland, 1987. Tra i Collaboratori ci sono: Balassa, Baldwin, Bhagwati, Branson, Corden, Cooper, Deardorff, Helleiner, Klein (Nobel 1978), Kreinin, Krugman, McKinnon, Michaely, Mussa, Stem. Recensito in: Intemational Trade Journal, estate 1987, 421-424; Southern Eco. Journal, gennaio. 1988, 410; American Economist, primavera 1988.
Modeling Demographic and Economics Dynamics. Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Primavera 1988.
World Population Trends and Their Impact on Econo­mic Development. Editore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1988.
Managerial Economics in a Global Economy. New York: McGraw-Hill, 1989. Tradotto in: Croato, Indonesiano, Malaysiano, e spagno­lo. Seconda edizione, 1993. Terza edizione, 1996. Quarta edizione, Harcourt Publishers, 2001. Quinta edzione, South-Western (Intemational Thompson), 2003
Managerial Economics – Theory and Problems. New York: McGraw-Hill, 1989. Tradotto in spagnolo.
African Development Prospects: A Policy Modeling; Approach. Editore e collaboratore. New York: Francis & Taylor for the United Nations, 1989.
The Japanese Trade and Competitiveness Challange and the U.S. Response. Washington, D.C.: Economie Policy Institute, 1990.
National Economie Policies. Editore e collaboratore. Amsterdam and Westport, Conn.: North-Holland and Greenwood Press, 1991.
National Trade Policies. Editore e collaboratore. Amster­dam and Westport Conn.: North-Holland and Green­ wood Press, 1992.
Monetary Policies in Develqped Economies. Co-editore e collaboratore. Amsterdam and Westport, Conn.: North­ Holland Greenwood Press, 1993.
Foreign Exchange Issues, Capitai Markets, and Interna­ tional Banking in the l 990s. Co-editore e collaboratore. New York: Francis & Taylor, 1993.
Protectionism and World Welfare. Editor. Cambridge: Cambridge University Press, 1993. Tra I Collaboratori ci sono: Baldwin, Bhagwati, Corden, Cooper, Dombusch, Helleiner, Klein, Krugman, McK.innon, Mundell, Mussa, Tanzi.
The North American Free Trade Agreement. Co-Editor. New York: Pergamon Press, 1994.
Economic Development. Co-Editore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1994.
The Intemational Monetary System: Are Present Arrangements Optimal? Special Issue of the Jqurnal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Autunno 1995.

Il ns futuro Garante 2008, M° Lucio Trojano interpreta Dominick Salvatore


INSEGNAMENTO CORSI di LAUREA.
Commercio Internazionale, Finanza Internazionale, Econo­mia Internazionale dello Sviluppo, Teoria Microeconomica, Economia Direzionale, Econometrica.
PUBBLICAZIONI – LIBRI:
Economics. New York: Simon & Schuster, 1972. Coau­ thor. Second Edition, 1976
Statistics. New York: Simon & Schuster, 1973. Coauthor.
Microeconomie Theory and Problems. New York: McGraw-Hill, 1974. Paperback. Tradotto in: Arabo, Cinese, Francese, Greco, Indonesiano, Italiano, Giapponese, Coreano, Portoghese, Spagnolo, Thai. Ristampa in: India, Taiwan. Vendute più di 700.000 copie. Recensioni: Kyklos, 29 (1976), 178-9. Seconda Edizione. 1983. Terza Edizione. 1992.
International Economics – Theory and Problems. New York. McGraw-Hill, 1976. Tradotto in: Arabo, Francese, Indonesiano, Giapponese, Portoghese, Spagnolo, e Thai. Ristampato a Taiwan. Recensito in Kyklos. 30 (1977), 167-8. Second Edition, 1984. Third Edition, 1990. Fourth Ed., 1996.
Development Economics. New York: McGraw-Hill, 1977. Coauthor: Tradotto in spagnolo e Indonesiano.
Principles of Economics. New York: McGraw-Hill, 1980. Coauthor. Tradotto: Arabo, Francese, Indonesiano, Por­toghese e Spagnolo. Second Edition, 1997.
Internal Migration and Economic Development. Was­hington, D.C.: University Press of America, 1981. Hard Cover and Paper Editions. Recensito su: Joumal of Regional Science, 22 (1982), 408-9 and Rivista di Politi­ca Economica, 73(1983), 590-1.
Statistics and Econometrics. New York: McGraw-Hill, 1982. Second Edition, 2002 (with co-author). Tradotto in: Arabo, francese, italiano, portoghese e spagnolo. Recensito in American Economist, 26 (1982), 87; Kyklos, 36 (1983), 347-9.
International Economics. New York: Macmillan, 1983. The Leading Undergraduate and Graduate text. Ristampato nelle Filippine. Tradotto: Cinese, Indonesiano, Italiano, polacco, portoghese, Russo, spagnolo. Recensito: Journal of Intemational Economics (Marzo, 1984), The American Economist (primavera 1984), The Intemational Trade Journal (estate 1987), e The American Economist (autun­no 1987). Seconda Edizione, 1987. Terza Edizione. 1990. Quarta Edizione, 1993. Quinta Edizione. Prentice-Hall, 1995. Sesta Edizione. Prentice-Hall, 1998. Settima Edizio­ne, Editori Wiley, 2001. Ottava edizione, Wiley 2003.
Protectionism. Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Primavera 1985.
Microeconomics. New York: Macmillan, 1986. Tradotto in italiano. Harper Collins, nuova Edizione, 1991 e Seconda edizione, 1994. Addison-Wesly, terza Edition, 1997. Quarta edizione, Oxford University Press, 2003.
The New Protectionist Threat to World Welfare. Editore. New York: North-Holland, 1987. Tra i Collaboratori ci sono: Balassa, Baldwin, Bhagwati, Branson, Corden, Cooper, Deardorff, Helleiner, Klein (Nobel 1978), Kreinin, Krugman, McKinnon, Michaely, Mussa, Stem. Recensito in: Intemational Trade Journal, estate 1987, 421-424; Southern Eco. Journal, gennaio. 1988, 410; American Economist, primavera 1988.
Modeling Demographic and Economics Dynamics. Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Primavera 1988.
World Population Trends and Their Impact on Econo­mic Development. Editore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1988.
Managerial Economics in a Global Economy. New York: McGraw-Hill, 1989. Tradotto in: Croato, Indonesiano, Malaysiano, e spagno­lo. Seconda edizione, 1993. Terza edizione, 1996. Quarta edizione, Harcourt Publishers, 2001. Quinta edzione, South-Western (Intemational Thompson), 2003
Managerial Economics – Theory and Problems. New York: McGraw-Hill, 1989. Tradotto in spagnolo.
African Development Prospects: A Policy Modeling; Approach. Editore e collaboratore. New York: Francis & Taylor for the United Nations, 1989.
The Japanese Trade and Competitiveness Challange and the U.S. Response. Washington, D.C.: Economic Policy Institute, 1990.
National Economic Policies. Editore e collaboratore. Amsterdam and Westport, Conn.: North-Holland and Greenwood Press, 1991.
National Trade Policies. Editore e collaboratore. Amster­dam and Westport Conn.: North-Holland and Green­ wood Press, 1992.
Monetary Policies in Developed Economies. Co-editore e collaboratore. Amsterdam and Westport, Conn.: North­ Holland Greenwood Press, 1993.
Foreign Exchange Issues, Capitai Markets, and Interna­ tional Banking in the l 990s. Co-editore e collaboratore. New York: Francis & Taylor, 1993.
Protectionism and World Welfare. Editor. Cambridge: Cambridge University Press, 1993. Tra i Collaboratori ci sono: Baldwin, Bhagwati, Corden, Cooper, Dombusch, Helleiner, Klein, Krugman, McK.innon, Mundell, Mussa, Tanzi.
The North American Free Trade Agreement. Co-Editor. New York: Pergamon Press, 1994.
Economic Development. Co-Editore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1994.
The International Monetary System: Are Present Arrangements Optimal? Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Autunno 1995.
The International System Between New Integration and Neo-Protectionism. Coeditore e collaboratore. London: Macmillan, 1996.
Macroeconomic Policy in Open Eçonomies. Co-Editore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1997.
Trade and Payments in Centrai and Eastem Europe’s Transforming Economies. Coeditore e collaboratore. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1997.
Intemational Finance. Arezzo: Banca Etruria, 1998.
The Operation of the International Monetary System. Co-Editor. Norwell, Mass.: K.luwer, 1999
Symposium on Lessons from the Asian Financial Crisis. Special lssue of the  Journal of Po1icy Modeling. Editore e collaboratore. Maggio 1999
Symposium on the Euro, the Dollar and the Internatio­nal Monetary System. Special Issue of the Joumal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Maggio 2000.
Eastern Enlargement: The Sooner the Better? Vienna, Ministry of Economics and Labor, 2000. Co-Editor.
Small States: New Challenges and Opportunities. Co­-Editor. London, Macmillan, 2001.
Symposium on “Dollarization for North America? For All of the Americas?”. Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Maggio 2001.
Symposium – Part A: “The Dollar vs. the Euro: Will There Be A struggle for Dominance? And Part B: “Taxation and Growth in the U.S. Economy.” Special Issue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Luglio 2002.
The dollarization Debate. Co-Editoe e Collaboratore. New York, Oxford University Press, 2003.
Symposium on “New Economy and Growth in the Uni­ted States”. Special lssue of the Journal of Policy Modeling. Editore e collaboratore. Maggio 2003.

(Questo l’aggiornamento al 2010).
Nato a Villa S. Maria (Ch) il 23 maggio 1940. Emigrato negli U.S. nel 1956 con la famiglia. Residente a New York. Laureato in Economia.
Professore universitario di chiara fama – Dipartimento di Economia alla Fordham Uriiver­sity di New York – Commercio internazionale, Finanza Internazionale dello sviluppo, Teoria Microeconomica, Economia Direzionale, Econo­metrica.
Professore di Economia dell’Accademia delle Scienze di New York.
Consulente economico alle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondia­le ed Economie Policy Istitute.
Autore di 38 libri tra cui: Il Dibattito sulla Dollarizzazione – Oxford University Press; Protezionismo e Benessere Mondiale – Cambridge Uni­versity Press; Economia Internazionale (8° Ediz., il più venduto testo di Economia Internazionale negli Stati Uniti e nel mondo); Managerial Eco­nomics in a Global Economy (V ediz. Internatio­nal Thompson); Microeconomia: Teoria e Appli­cazioni – Mc Graw-Hill (tradotto in 14 lingue, 700 mila copie vendute).
E’ stato Presidente di Economia dell’Accademia delle Scienze di New York, dell’Associazione Nord Americana di Economia e Finanza e della Associazione Internazionale del Commercio Internazionale.
Nominato nel 2010 per la Medaglia Nazionale della Scienza conferita dal President degli Stati Uniti.
Ha ricevuto vari riconoscimenti, in Italia: Cavaliere di Malta; Premio Scanno; Premio Capalbio Economia; Premio Pio Manzu’; Premio Dorso; Premio “I Due Mondi” di SMS (Sviluppo, Mercato e Solidarieta’); Eletto Membro, Istituto Lombardo, Accademia di Scienze e Lettere.
Ha pubblicato 51 volumi, tra cui: Growth or Stagnation after Recession? (Elsevier, forthcoming, January 2010); Is It Time to Change U.S. Trade Policies? (Elsevier, 2009); Productivity, Growth and Wages in the U.S. Economy, Elsevier (2008); Income Distribution, Oxford University Press (2006); The New Economy and Growth, Elsevier (2003); The Dollarization Debate, Oxford University Press (2003); The International Economic System, Macmillan (1996); Protectionism and World Welfare, Cambridge University Press (1993).
Tra i testi: Economia Internazionale, 10 ed. (2010), Microeconomia: Teoria e Applicazioni, 5ed. (2009), e Managerial Economics in a Global Economy 7 ed. (forthcoming, 2010); tra i più adottati negli Stati Uniti e nel mondo e tradotti in molte lingue.
Ha contribuito più di 100 articoli nelle più prestigiose riviste internazionali di Economia come American Economic Review, Journal of International Economics, European Journal of Management, Journal of Development Economics, e Journal of Regional Science.
Scrive su varie riviste e giornali. In Italia e’ stato Editorialista de “Il Sole-24 Ore”dal 1998 al 2006 ed ha partecipato a “Porta a Porta”, “Ballaro’”, e TG1.
Ha insegnato in varie Università negli Stati Uniti, Europa, Africa, America Latina e Asia, e ha tenuto più di 450 seminari in molte Nazioni.

Il Premio de “IL Frentano d’Oro”