Associazione Culturale
Il Frentano d’Oro

Domenico de Aloysio


Collegio dei Ragionieri di Lanciano, “Il Frentano d’Oro”.

Il Prof. Domenico de Aloysio

VIII Edizione 2005, 17 settembre 2005: al Prof. DOMENICO de ALOYSIO, Professore Ordinario e Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica presso la Università di Bologna. Relatori il Prof. Francesco Antonio Manzoli, Professore Ordinario di Anatomia Umana Normale della Università di Bologna e la Prof.ssa Maria Luisa Altieri Biagi, Professore Ordinario di Storia della Lingua Italiana, Accademica effettiva della Crusca e dell’Istituto delle Scienze dell’Università di Bologna.

IL Frentano d’Oro.
È un premio che viene assegnato annualmente ad una persona nata nella Frentania che si è resa benemerita in ambito nazionale ed internazionale nel campo delle scienze, della cultura, dell’arte, dell’economia e della professione,
dando lustro alla sua Terra di origine.
L’intento è quello di conservare con atti tangibili, la memoria delle persone che hanno onorato la nostra terra nei suoi valori più nobili ed elevati dal punto di vista intellettuale, morale, professionale, artistico e filantropico.
L’iniziativa è stata promossa nel gennaio del 1998 dal Collegio dei Ragionieri di Lanciano, nell’ambito delle sue attività culturali.

ALBO D’ORO dei GARANTI.
I Edizione 1998: Maestro MARIO CEROLI, Scultore, conosciuto in tutto il mondo e definito dalla critica internazionale il moderno Leonardo, che trasforma in arte i più umili elementi della natura. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori i critici d’arte Prof. Domenico Policella e lo studioso di Etnia Frentana Padre Gian Maria Polidoro Frate della Porziuncola Madonna degli Angeli di Assisi.

II Edizione 1999: Prof. MARCELLO DE CECCO, insigne Economista, Professore ordinario di Economia Monetaria, Storico ed Editorialista di prestigiose testate di giornalismo economico. Alla cerimonia hanno partecipato in veste di relatori il Prof. Luigi Spaventa, già Ministro del Tesoro ed il giornalista Paolo Gambescia.

III Edizione 2000: Prof. ALESSANDRO PACE, eminente Costituzionalista, Professore ordinario di Diritto Costituzionale. Alla cerimonia sono intervenuti come relatori il Prof. Leopoldo Elia emerito Presidente della Corte Costituzionale ed il Prof. Carlo Mezzanotte, Giudice Costituzionale.

IV Edizione 2001: Ing. GUERRINO DE LUCA, Amministratore Delegato e Direttore Generale della “Logitech International”, leader mondiale dell’alta Tecnologia. Alla cerimonia è intervenuto come relatore dagli Stati Uniti l’Ing. Enzo Torresi “Venture-Capitalist”, fondatore delle più prestigiose aziende americane di informatica.

V Edizione 2002: Maestro DONATO RENZETTI, Direttore d’Orchestra, nome tra i più insigni nel panorama concertistico nazionale ed internazionale. Alla cerimonia sono intervenuti quali relatori: il Prof. Walter Tortoreto Direttore dell’Istituto di Musica della Università degli Studi dell’Aquila ed il Prof. Piero Rattalino, Direttore artistico del Teatro Massimo di Catania.

VI Edizione 2003: Prof. DOMINIK SALVATORE, Economista, Professore Universitario alla Fordham University di New York, Consulente Economico delle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale. Alla cerimonia di consegna del premio sono intervenuti quali relatori il Prof. Carlo Pace, Presidente di Sviluppo Italia ed il Prof. Carlo Secchi, Magnifico Rettore della Università Bocconi di Milano.

VII Edizione 2004: Prof. TAZIO PINELLI, Professore Ordinario di Fisica Nucleare presso l’Università di Pavia, divenuto famoso nel mondo per avere condotto con la collaborazione dei Fisici Nucleari della stessa Università una lunga ricerca dedicata allo sviluppo di una originale terapia per la cancerosi diffusa negli organi umani mediante un innovativo trattamento con neutroni.
Alla cerimonia sono intervenuti come relatori il Prof. Alberto Gigli Berzolari, già Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, emerito Rettore della Università di Pavia ed il Dott. Stefano Graziani, Chirurgo presso l’Ospedale “Renzetti” di Lanciano.

PRESENTAZIONE del Giornalista Mario Giancristofaro.
“Questo premio mi riempie d’orgoglio e, nello stesso tempo, mi provoca un certo disagio”. Sono le prime parole del professor Domenico de Aloysio, quando l’ho chiamato prima di scrivere questa presentazione. Poi, la conversazione è andata avanti, ma quella frase già mi era stata sufficiente per capire il personaggio, per avere la certezza di come ancora una volta la scelta per l’attribuzione del Premio “Il Frentano d’oro” fosse stata indovinata.
Potrebbe sembrare una contraddizione unire orgoglio e disagio, invece si tratta di una riflessione che risponde pienamente alle caratteristiche che fanno del “Frentano d’oro” un Premio particolare, che si distingue dai tanti che vanno di moda, soprattutto in questi ultimi anni.
C’è l’orgoglio perché la tua Terra ti ha voluto gratificare per averne portato alto il nome nel campo della scienza e della cultura; c’è il disagio dell’umiltà: quell’umiltà che appartiene solo ai grandi, che si acquisisce fin dall’infanzia e si matura giorno per giorno, nella consapevolezza che far bene il proprio lavoro, mettendo a frutto la propria intelligenza e le proprie capacità, sia un dovere a cui non è giusto sottrarsi. Orgoglio e disagio che aumentano quando il Premio si riceve nella propria città, davanti ai “tuoi”, che siano famigliari, amici, compagni di scuola o di giochi.
“Non mi aspettavo questo Premio, sono felice di riceverlo”, aggiunge il professor de Aloysio, e si capisce che parla con sincerità. L’attività giornalistica mi ha portato ad ascoltare tante persone, ad intervistare, a raccoglie umori e sensazioni. Ho imparato così a cogliere le sfumature di un’affermazione. Ascolto Domenico de Aloysio (Mimì per i suoi e per gli amici di Lanciano) e intuisco che nella mente gli scorrono immagini e ricordi che lo toccano nel cuore: i genitori, che non ci sono più, la famiglia, i fratelli, il suo vecchio caro Liceo, gli amici di un tempo e quelli di oggi, l’Università, Bologna, gli studi, i congressi, le pubblicazioni, i riconoscimenti internazionali, la “carriera” piena di luci. Il tutto racchiuso in un Premio come “Il Frentano d’oro”, che di certo non vale tanti altri attestati ottenuti, ma che sintetizza in modo mirabile l’amore per la propria terra di origine con le affermazioni professionali.
Non mi soffermo sul curriculum del professor de Aloysio, cattedratico e ricercatore della prestigiosa Università di Bologna, ginecologo di fama mondiale, perché se ne parla ampiamente in altre pagine di questa pubblicazione.
Voglio solo sottolineare come l’albo d’oro del Premio, ideato e portato avanti con impegno e sagacia dal presidente dell’Ordine dei Ragionieri, Ennio De Benedictis, si arricchisca quest’anno di un altro nome di grande spessore, una di quelle persone di cui tutti noi, figli della stessa Terra frentana, possiamo andare fieri.
Un Premio trae forza e linfa dal valore dei premiati: con il professor de Aloysio, “Il Frentano d’oro” può continuare a guardare lontano.

Una TESTIMONIANZA del PROFESSOR TAZIO PINELLI FRENTANO d’ORO 2004
Carissimo Rag. De Benedictis, dopo il ritorno a Pavia ed al momento di riprendere il mio lavoro desidero esprimerle, insieme a tutti i suoi collaboratori, la mia ammirazione per la impeccabile organizzazione generale del Frentano 2004 e soprattutto per il timbro umano che la manifestazione ha rivelato.
Dopo i primi approcci avuti con Lei ho progressivamente maturato la convinzione che il Vostro Frentano d’Oro è un dono di valore che avete offerto alla Città di Lanciano e all’Abruzzo intero. Mi auguro che possano essere conservate nel tempo le qualità di autonomia e di ricerca di autentici valori.
Tazio Pinelli.

Il Logo dell’Associazione su bozzetto del M° Mario Ceroli.
Opera dello Scultore Mario Ceroli,
realizzata in oro dai Maestri orafi della “Ferrante Gioielliere” di Castel Frentano

Il Presidente del Collegio Ragionieri, Rag. Ennio De Benedictis:
IL FRENTANO D’ORO Edizione 2005 Assegnato al Prof. Domenico de Aloysio.
Domenico de Aloysio, come molti giovani lancianesi, si trasferì a Bologna per§
gli studi universitari. Vi è rimasto; e non solo nella città ma anche nell’Università dove insegna ormai da oltre un trentennio.
Professore Ordinario e Direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia, autore di oltre 650 pubblicazioni di alto livello scientifico a tutto campo, ha raggiunto livelli di eccellenza sia per la sua attività di Chirurgo con oltre tremila interventi maggiori, sia nel campo della Ricerca clinica applicata, tanto da essere considerato, anche a livello internazionale, uno dei maggiori esperti nel trattamento dell’invecchiamento femminile e segnatamente del climaterio e della post-menopausa.
Ritorna oggi a Lanciano per ricevere “Il Frentano d’Oro” conferitogli non solo per premiare l’opera scientifica e umana, ma anche quale segno di riconoscimento per la sua capacità di mantenere sempre vivi i rapporti con la città natale.

“SONO ORGOGLIOSO MA ANCHE COMMOSSO”.
Egregio Rag. De Benedictis, nell’apprendere che mi è stato assegnato il “Frentano d’Oro” per l’anno 2005, ho piacere di trasmettere a Lei ed al Consiglio che presiede le mie sensazioni immediate.

Il Prof. Domenico de Aloysio

Sono orgoglioso di ciò, ma sono anche commosso. Questa testimonianza, la più bella che potessi ricevere, è poetica tra i ricordi della terra amica per me che vivo altrove ma che sento forte il richiamo delle mie origini.
Grazie per aver fatto sorridere con me i miei fratelli che in Lanciano vivono ed i
miei genitori che in Lanciano riposano.
Suo Domenico de Aloysio.

TESTIMONIANZE:
Prof. Francesco Bottiglioni, Direttore di Clinica dal 1974 al 2001
Dott. Alfredo Sabella, Emerito Prefetto della Repubblica
Prof. Giovanni Nativio, Emerito Preside Liceo Scientifico
Dott. Mario Taraborrelli, Direttore Generale ENI S.p.A.
Avv. Sergio Cipolla.

17 settembre 2005. Da sin. Ennio De Benedictis, il Premiato Prof. Domenico de Aloysio,
il Sindaco Avv. Filippo Paolini, Marcello De Cecco, Garante 1999,
il Prof. Alessandro Pace, Garante 2000, il Giornalista Mario Giancristofaro.

Prof. Francesco Bottiglioni.
In Bologna 31 maggio 2001. Carissimo Mimì, mi riesce più facile scrivere che non dire a voce alcune volontà che spero tu rispetterai. Presto andrò irrevocabilmente in pensione, lasciando a te tutti i poteri di un Direttore di Clinica.
Da 50 anni servo l’Università e questo è più che sufficiente.
Mi dispiacerebbero manifestazioni di ogni sorta volte a commemorarmi (congressi, manifestazioni di ogni tipo, comprese le dichiarazioni in Facoltà). Conosco la tua acuta intelligenza e sono quindi certo che mi capirai.
Ciò potrà sembrarti “falsa modestia”; è invece il mio modo di concepire la vita; se sia giusto o sbagliato non so; comunque non me ne curo.
Sono certo che avrai il grande successo che meriti ed è questo il più grande motivo di soddisfazione che ho.
Quando me ne andrò lascio e te tutti i miei libri (alcuni in clinica e parecchi a casa); molto è ciarpame e lo puoi buttar via; alcuni hanno un certo valore e oggi non si trovano più; se li giudichi degni tienili e utilizzali.
A te e a tutti voi sono grato in quanto “allievi” mi avete insegnato molte cose. Cosa farò dopo aver lasciato la clinica non lo so ancora; vedrò come vanno le cose…
Tuo Francesco Bottiglioni
Ps: Ti prego di non venire a parlarmi di questo scritto, tienilo per te come segno di stima e – se mi consenti – di affetto.

Alfredo Sabella.
La vita di relazione tra gli esseri umani è affidata ad una tessitura di fili sottili e invisibili, e che, tuttavia, è tanto tenace da creare un ordito che può essere sempre individuato, dimostrando come nessuno di noi sia un’isola (come dice il Poeta Donne); nessuno di noi può prescindere dagli altri, giacché tra persone che non si sono incontrate e conosciute, c’è qualcosa di comune che, emergendo, riesce a far scoprire come esse siano accomunate da fatti lontani magari sepolti nell’oblio del tempo, ma ancora validi ed operanti.
Proviamo a dimostrare la veridicità di quanto ora affermato, narrando una storia di vita quotidiana, al limite della banalità; una storia molto comune che è accaduta una volta, ma che può sempre tornare a ripetersi domani, in un qualsiasi Paese di questo mondo.
Tutti sanno che un adolescente di dieci oppure undici anni non ha e (giustamente) non può avere molta predisposizione ed interesse per fatti di storia, soprattutto di quella antica quando questa è permeata dalla mitologia di dei e dee. La fantasia di un adolescente (almeno quella della generazione di tanti anni or sono, quando non c’era la televisione e nemmeno la radio) poteva essere interessata dalle avventure dei tigrotti di Mompracem, guidati dal mitico Sandokan. Ormai, i libri del buon Salgari si caricano di polvere, nei depositi delle biblioteche.

Tutto ciò è chiaro ed evidente. Ma agli adolescenti degli anni trenta del secolo che abbiamo alle spalle, allorché dalle scuole elementari fossero transitati in un ginnasio (e allora c’era lo sbarramento degli esami di ammissione!) veniva imposto di interessarsi delle vicende della guerra di Troia, e di entrare in dimestichezza con grandi eroi come Achille ed Ettore, Agamennone e Sarpedonte “altero”!! Sebbene gli adolescenti di quel tempo poco o nulla conoscessero dell’amore (nei tempi attuali è d’obbligo ogni riserva), tuttavia dovevano imparare a conoscere Elena dalle “bianche braccia”, sposa di Menelao, re di Sparta, che era scappata di casa per seguire quel gran “tombeur de femmes” che era Paride di Troia, lasciando il marito “becco e sconsolato”… Che poi per il tradimento di una donna fosse scoppiata addirittura una guerra, appariva assurdo anche agli adolescenti di allora; mentre è possibile ritenere che oggi, un tradimento di una donna non verrebbe ritenuto degno di interesse nemmeno dal più sprovveduto giornaletto di provincia.
Perciò, ci voleva una grande capacità didattica da parte dei professori e delle professoresse del ginnasio per aiutare dei ragazzoni imberbi e delle mocciosette con il grembiulino nero, a compiere un salto di qualità per affrontare la poesia e la mitologia dell’antica Grecia.
Gli imberbi e le mocciosette sapevano leggere e scrivere, questo è vero; ma venivano dalla scuola del catechismo, per cui una certa difficoltà a capire chi fossero Giove e Giunone, Minerva e Venere, ce l’avevano.
Nella storia che andiamo raccontando compare, con decise funzioni di protagonista, una giovane professoressa che cerca di entrare in consonanza con l’animo intimidito dei suoi alunni.
La professoressa cammina lentamente lungo la fila che divide in due settori l’aula scolastica. Sui banchi siedono attenti ed intimoriti gli alunni. La professoressa ride piacevolmente e chiede a tutti le generalità, e non é avara nell’elargire sorrisi e carezze sulla testa dei suoi alunni. Poi, invita la scolaresca a tirare fuori dalla borsa il libro che ognuno ha dovuto acquistare. In vero, è il testo prescelto dal Consiglio dei Professori, e s’intitola: “Iliade”. La professoressa spiega, illustra, e cerca di far capire che si tratta di un grande poema che narra le vicende della guerra degli Achei contro la città di Troia. Il silenzio generale viene interrotto dalla domanda di un ragazzo più audace degli altri: “Ma la città di Troia, dove si trova?”. “Ma è qui!” risponde la professoressa ponendo l’indice della mano destra su un punto della carta geografica d’Europa, che è affissa su una parete dell’aula.
La precisazione suscita un senso di soddisfazione. Troia esiste! O per lo meno è esistita! Poi la professoressa invita la scolaresca ad aprire il libro, e a prestare attenzione alla prima pagina, dove c’è la riproduzione grafica di un busto marmoreo, quello di un uomo con una grande barba sul volto.
Questo è Omero – precisa la professoressa – il più grande poeta greco di tutti i tempi! Sappiate che Omero era cieco”. Perplessità, ma non manifestata!
Ma se era cieco, come ha fatto a scrivere un libro con tanti, ma tanti versi?
Un altro ragazzo, uno spilungone magro ed asciutto che s’è sistemato all’ultimo banco, s’alza e chiede: “Signora professoressa, dobbiamo proprio leggere tutto il libro?”. La risposta è rassicurante. “No, leggeremo solo i passi più belli del Poema. Si farà in questo modo: ogni lunedì, alla prima ora, un ragazzo, a turno, leggerà un passo del poema, che sarà commentato e spiegato!”.
Arriva anche una seconda precisazione: l’opera è stata tradotta in lingua italiana da un nostro Poeta, Vincenzo Monti. La signora professoressa s’incarica di farlo conoscere alla scolaresca. Infatti, chiama un ragazzo, quello che sta al primo banco vicino alla cattedra, e gli dice: “Vai alla lavagna e scrivi, sotto mia dettatura, alcuni versi di questo Poeta”.

2006: il Prof. Domenico de Aloysio premia il Garante 2006, il M° Orefice Nicola Cerrone.

L’alunno obbedisce, e scrive: “Bell’Italia, amate sponde pur ti torno a riveder
trema in petto e si confonde l’alma oppressa dal piacer”.

I versi sono scorrevoli, e mandarli a memoria non è difficile. E così, ogni lunedì, si leggono i versi di Omero, e si fa conoscenza con i protagonisti. Achille è bravo, è forte, non c’è che dire; ma l’ammirazione è per Ettore. Quando si arriva a leggere il canto sesto, dove c’è il colloquio di Ettore con la moglie Andromaca, la signora professoressa invita a considerare l’alta umanità di Ettore che, carezzando la testa del figlio pronuncia quelle parole famose:
“Non fu sì forte il padre, ed il cor materno nell’udirlo esulti”.
La professoressa ha accenti di vibrata commozione che suscitano nella
scolaresca sentimenti mai percepiti prima, o forse appena intuiti allorché ci si ricorda che i genitori, con insistenza, esortano a studiare, perché un giorno loro avrebbero potuto essere orgogliosi di noi figli quando ci fossimo bene affermati nella vita.
Ma una mattina d’aprile, in una primavera incipiente che assecondava la nascita dei fiori, un ragazzo della scolaresca, contro ogni buon proposito di restare attento alla lezione, sente un senso di piacevole languore che lo induce a chiudere le palpebre, a cedere alle seduzioni di M orfeo, dio dei sogni.
La voce cantilenante del ragazzo incaricato di leggere il poema, esercita una funzione soporifera. Il ragazzo pianta i gomiti sul banco, porta le mani serrate a pugno alle tempie, sicché poteva apparire che fosse attento alla lettura, e si
abbandona ad un sonno dolce e gradevole. Viene svegliato di soprassalto, allorché sente che viene fatto il suo nome, con l’ingiunzione di proseguire nella lettura del poema. Impacciato, il poverino prova a giustificarsi, farfugliando parole monche, a fior di labbra. Ed ecco che arriva l’inevitabile punizione! “Per lunedì prossimo, dovrai imparare a memoria i primi venticinque versi del primo libro dell’Iliade!”. Per il ragazzo non è una fatica di Ercole! Alla sua età, la mente è come la cera vergine, e la memoria è fertile. E così, come disposto dalla signora professoressa, quel ragazzo, stando in piedi davanti alla cattedra recita:
“Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco generose travolse alme d’eroi”.
E quel che segue, perché è inutile riportarlo in questa sede.
Così passarono tre anni, quelli del corso inferiore del ginnasio, ma quel ragazzo avrà motivo e fortuna di recepire un insegnamento che poi arricchirà la sua vita di uomo maturo.
Nel mondo, non vi sono mai stati dei e dee che, come quelli cantati da Omero, aiutano oppure avversano le vicende umane. Oggi la diffusione tecnologica dei mezzi di comunicazione, azzera il tempo e lo spazio e provoca il disincanto del mondo. Ma, nonostante questo, anche l’uomo di oggi è mosso dal dubbio suggerito dal grande poeta lusitano, F. Pessoa, che:
“Al di sopra della verità, stanno gli dei! La nostra scienza è una fallita copia della certezza con cui essi sanno che c’è l’universo”. Il dubbio che il poeta Pessoa insinua nell’animo, non riuscirebbe a far presa sull’uomo maturo di oggi, se il ragazzo di tanti anni addietro non avesse ricevuto l’insegnamento umanistico da parte di quella professoressa!! Sebbene sia arduo sostenerlo, si può pensare che, anche oggi, attraverso la poesia, sia possibile cogliere l’Universo.
Questo è un modesto omaggio che un ex alunno ottantatreenne dell’allora giovane professoressa di quel tempo, che si chiamava Donna Teresita Masciangelo D’Aloysio, offre al figlio giustamente premiato, per i suoi meriti professionali, con il “Frentano d’Oro”.
Ma è, soprattutto, una manifestazione della gratitudine che l’uomo maturo di oggi nutre verso la giovane professoressa di allora che, all’adolescente “addormentato” di ieri, impartì un’adeguata educazione umanistica.
Lo scrivente ed il premiato non hanno mai avuto occasione di conoscersi o di incontrarsi. Però, come si diceva in precedenza, ci sono fili sottili che legano gli esseri umani uno all’altro. Basta cercarli, per ritrovarsi.

Giovanni Nativio.
È stata una idea veramente felice di Ennio De Benedictis quella di assegnare annualmente un premio ad una personalità della Frentania che si è distinta in ambito nazionale e internazionale, onorando la terra natale.

I confini della Frentania dal 1.100 a.C. circa

Ennio De Benedictis conferma così una tipica consuetudine degli antichi Frentani, i quali (come si legge in un famoso testo dello storico Domenico Romanelli, citato da Mario Giancristofaro) dispensavano “premi ed onori ad uomini meritevoli, per accendere il genio ed animare alle nobili imprese”.
L’edizione 2005 porta il nome di Domenico de Aloysio, Cattedratico dell’Università di Bologna e Direttore della Clinica Sant’Orsola. È Autore di quasi settecento pubblicazioni di alto livello scientifico, che sono il frutto della sua attività di Chirurgo e della sua genialità di infaticabile ricercatore. Per la sua innata modestia egli sopporta con qualche disagio la pioggia di elogi che gli vengono da ogni parte. Chi lo ha conosciuto sin dai tempi dei suoi anni verdi non può fare a meno di ricordare l’eccezionalità dell’intelligenza, la straordinaria capacità di sintesi, la mitezza del carattere e la schiettezza nei rapporti con gli altri.
Domenico de Aloysio appartiene ad una delle famiglie di Lanciano, che nel corso dei secoli ha dato molto alla città in campi diversi del sapere e dell’operare.
È motivo di orgoglio e di gioia per la comunità frentana constatare come un gruppo famigliare, con tanti successi conseguiti in aree lontane continui a tenere sempre stretti i legami di ricordi, simpatia, solidarietà con la piccola patria di origine.
Domenico de Aloysio si colloca, assai onorevolmente, nel lungo elenco di quelle splendide personalità che hanno dato fama alla nostra città nell’arte della Medicina e Chirurgia. Uno dei primi nomi importanti che s’incontrano (come ha rilevato Urbano Fanci in una sua accurata ricerca) è quello di Guillelmo, chirurgo nel 1300 presso la corte di Carlo d’Angiò e poi di Roberto, suo figlio. Verso la fine del 1500 si distinse Iacopo Fella, medico e letterato. Nel 1800 Luigi De Crecchio, oltre che cattedratico di Medicina Legale, fu anche Rettore.
Il “Frentano d’Oro” con l’attribuzione a Domenico de Aloysio, è, a nostro parere, anche un omaggio a quanti nell’area di Lanciano si sono dedicati all’arte di Ippocrate con impegno e ingegno.
Che cosa può dire, in conclusione, un anziano ad un suo valoroso e ancor giovane amico? Può manifestargli di nuovo la sua ammirazione e augurargli che per molti anni ancora voglia continuare a favorire, con la perizia della sua alta professionalità medica, il nascere di sempre splendidi fiori nel giardino della vita.

Mario Taraborrelli.
Caro Mimì, probabilmente anche tu ricordi che le nostre strade si sono divise nel luglio 1966, precisamente nel giorno in cui, di fronte ai “quadri” con i risultati e gli esami di maturità, abbiamo cominciato a sognare e a costruire quel futuro che oggi è il nostro presente.
La vita ci ha portato poi su strade diverse e lontane che, come spesso accade, non si sono più incontrate: città diverse, studi diversi, professioni diverse.
Sebbene sia passato molto tempo, sebbene non ci siamo più visti, nemmeno in occasione della “rimpatriata” della nostra classe tre anni fa quando un impegno in sala operatoria ti ha sottratto alla nostra amicizia e alla nostra voglia di ritrovarci, non è facile dimenticarti, semplicemente perché le personalità forti come la tua non si dimenticano e rimangono profondamente impresse nella memoria; per questo ho conservato di te un ricordo netto e preciso. Non spenderò parole per ricordare episodi, personaggi ed atmosfere degli anni passati assieme al liceo, perché credo non basterebbero a rendere il senso del ricordo che ho di te, un ricordo vivo, saldamente legato al passato, ma filtrato dalla maturità dell’età di oggi.
Già negli anni del liceo avevi fatto intendere le tue notevoli capacità e, come usa dire un linguaggio più consono alla mia professione di oggi, il tuo “alto potenziale”: avevamo intuito che saresti diventato qualcuno, e non tanto perché eri il primo della classe, ma, piuttosto, perché riuscivi a esprimere di fronte ai tuoi compagni una grande autorevolezza e una “leadership” forte e non comune e mostravi modi determinati e assenza di timidezze: era questa la “classe” inconfondibile con cui riuscivi a porti anche di fronte ai Professori.
Un carattere, il tuo, proprio del “leader” che venne fuori con tutta la sua forza quando desti vita al club “La Fogna” – oggi lo si definerebbe un club un po’ “underground” – nel quale si riunivano i compagni di scuola e che creò grande allarme e scompiglio nella comunità!
Avevi idee molto chiare sul tuo futuro; alla domanda
che ne sarà di noi?”,
che ogni liceale si pone in modo più o meno consapevole e che recentemente ha dato il titolo ad un film di successo, tu desti una risposta tempestiva e precisa, senza esitazioni, senza dubbi; ricordo bene la tua risposta –
“sarò ginecologo”
una risposta che non ammetteva discussione alcuna. Quella tua fermezza mi colpì soprattutto per la “violenza” del contrasto con la pericolosa genericità dei miei progetti universitari che prevedevano l’iscrizione a qualsiasi Facoltà tranne Giurisprudenza (ovviamente mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e per mia fortuna non è andata poi tanto male!).
Per tutti questi motivi il riconoscimento che ti viene conferito è ampiamente meritato e la tua città è giustamente orgogliosa di te: io ne sono doppiamente felice perché è un riconoscimento che noi, tuoi compagni di scuola, sentiamo di condividere con te e perché è un’occasione preziosa, e spero non unica, per ritrovarci: è superfluo dirlo, ma il 17 settembre, quando riceverai il premio, io ci sarò!
Un caro saluto e “ad maiora”!
Mario Taraborrelli

Sergio Cipolla.
Caro Mimì, quando sento il tuo nome o comunque mi capita di pensarti, il mio cuore gioisce al ricordo dei tredici anni trascorsi assieme nelle elementari, ginnasio e liceo. Hai sempre avuto una marcia in più e lo dimostravi non solo a scuola quanto nella vita. Eri tu ad organizzare i nostri giochi tra le “macerie” di Corso Roma, nella sagrestia di S. Lucia ove vestivamo i panni dei chierichetti, nei treni danneggiati dalla guerra che giacevano sui binari morti della stazione ferroviaria e che furono da noi trasformati, all’occorrenza, in bisca notturna alla luce delle candele. Ricordo le “battaglie” che organizzavi alle elementari contro le bambine capeggiate dalla combattiva Flora De Giorgio mentre tu eri alla guida dei maschi.
Vedo nella mia mente quelle immagini come se ora si stessero svolgendo: alle “medie” eri intelligentemente pronto e preparato nelle interrogazioni, generoso nel suggerire agli amici in difficoltà, sempre allegro e vivace.
La cosa che a me appariva incredibile nei giorni in cui facevamo “filone” a scuola era che trascorrevamo la mattinata “in casa della Sig.ra Preside” a vedere le corse di biciclette o leggendo giornalini o discorrendo di sport e di mille altre cose, sorseggiando il tuo caffè e fumando le nostre prime sigarette.
Quindi iniziammo ad organizzare i primi balli con le ragazze e fu tua l’idea, al ginnasio, di creare un nostro Club riadattando allo scopo una vecchia e grande cantina presa in affitto in Via Fieramosca e che tu chiamasti: “LA FOGNA”.
Ricordo i manifesti d’inaugurazione che stampasti nella tipografia di tuo padre ed i commenti che don Antonio Ammirati fece in classe. Si! La tua tipografia fu per un certo tempo il luogo d’incontro di noi ragazzi e lì organizzasti non solo le partite a carte quanto, mi è vivo il ricordo, gli indimenticabili scherzi al nostro carissimo Alberto come la passeggiata sul viale del cimitero con i fuochi fatui e la falsa prima esperienza amorosa, che gestisti magistralmente.
Al liceo, appena varcasti per la prima volta l’ingresso che conduceva alle aule al primo piano, dopo la stanza della Presidenza, fosti pronto a rispondere alla battuta del professore di chimica e mi lasciasti sbalordito per la tua disinibizione ed incisività “gli uomini non si misurano a metri, e nemmeno a centimetri” replicasti a chi faceva finta di meravigliarsi che un ragazzino aspirasse a frequentare il liceo.
Sei sempre stato un leader nella scuola, tra noi compagni e nella vita e
QUESTO PREMIO LO RIBADISCE.
Affettuosamente.
Sergio Cipolla.

La Stampa locale dà rilievo alla notizia dell’assegnazione del “Frentano d’Oro”al Prof. de Aloysio

CURRICULUM VITAE.
Il Prof. Domenico de Aloysio è nato a Lanciano il 29 maggio 1948. Ha conseguito in Bologna la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1972 con la pubblicazione della Tesi di Laurea ed il Diploma di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia nel 1976 ugualmente con pubblicazione della relativa tesi.
Dal 1972 al 1985 ha svolto come Ricercatore Universitario attività di ricerca e di assistenza presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Bologna.
Dal 1985 al 2000 è stato Professore Associato, dal 2000 ad oggi è Professore Ordinario di Ostetricia e Ginecologia.
E’ Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica della Terza Età dell’Università di Bologna, Azienda Ospedaliera Sant’Orsola-Malpighi.
E’ Presidente del Corso di Laurea in Ostetricia ed è Direttore dell’Unità Complessa di Istituti di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Bologna.
Dal 1974 sino ad oggi ha svolto attività didattica al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia al Corso di Laurea in Ostetricia e presso numerose Scuole di Specializzazione Mediche e Chirurgiche.
Ha svolto, nelle funzioni di ostetrico-ginecologo attività di assistenza e cura medico-chirurgica dal novembre 1972 ad oggi con oltre 3mila interventi chirrurgici maggiori.
Dal 1973 ad oggi ha partecipato a numerosi Congressi nazionali ed internazionali concernenti le Discipline specifiche con proprie relazioni originali su temi di Andrologia, Endocrinologia, Ginecologia, Ostetricia, Sessuologia e Fisiopatologia del climaterio e della post-menopausa.
E’ Autore di circa 650 pubblicazioni, di cui diverse con Impact Factor Internazionale e di circa 30 Monografie. Ehli ha poi curato l’Edizione Italiana di 12 volumi attinenti la propria Disciplina.
E’ membro di numerose Società medico-scientifiche nazionali ed internazionali, è stato il Coordinatore italiano del Progetto Icarus ed il Presidente del GOERM (Gruppo Operativo Emiliano Romagnolo per la Menopausa).
Dal primo gennaio 2004 è Direttore della Rivista Itakliana di Ginecologia e Ostetricia.
E’ Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Scienze Ostetriche e Ginecologiche dell’Università di Parma.
Ha curato oltre 50 Corsi di Aggiornamento sul management clinico assistenziale della donna in età climaterica con Primari e Dirigenti di I livello di Unità Operative italiane di Ginecologia ed Ostetricia.
Il Prof. de Aloysio è stato indicato come Presidente del Congresso Nazionale della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia che si terrà in Bologna nel settembre 2005.

Si ringrazia per il fondamentale generoso sostegno
alla manifestazione de “Il Frentano d’Oro”:

La “Gioiellieri Ferrante” di Castel Frentano
La Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
La Regione Abruzzo

Il Comune di Lanciano

Il Professor Domenico de Aloysio é scomparso il 19 maggio 2008 in Bologna.